Dalle pieghe del maxiemendamento arriva un sostanzio aiuto economico per Venezia. La legge di bilancio autorizza, infatti, il Comune di Venezia a istituire una tassa di sbarco, ovvero un obolo che ogni turista che arriva in città deve pagare. Era stato il sindaco Luigi Brugnaro a parlarne alcuni giorni fa, anticipando quello che si è puntualmente verificato.
Nella giungla della finanziaria bisogna arrivare all’articolo che contiene il comma 653 quaterdecies in cui è previsto che il Comune possa applicare la tassa per l’accesso con qualsiasi vettore al centro storico e alle isole della Laguna. Il contributo di 2,50 euro pro capite (che in certi giorni può arrivare a 5 euro) è comunque alternativo alla tassa di soggiorno (che in via ipotetica può raggiungere anche i 10 euro al giorno). Chi si occuperà della riscossione? La somma verrà pagata assieme al prezzo del biglietto e saranno le compagnie di trasporto o di navigazione ad applicare la maggiorazione. In realtà si tratta di una imposta, per cui spetta sempre alle compagnie effettuare la dichiarazione e gli adempi previsti dalla legge e dal regolamento comunale.
Si tratta di un provvedimento che non riguarda i residenti nel Comune, chi raggiunge Venezia per lavoro o per studio. La richiesta era partita dal sindaco Brugnaro il quale ritiene di utilizzare gli introiti a sostegno del turismo e dei servizi pubblici locali, nonché al recupero di beni culturali e ambientali. La norma punta a ridurre i disagi che la città sta sopportando a causa del turismo di massa mordi e fuggi, costituito da quelle persone che raggiungono Venezia senza però pernottarvi. E non si tratta di cifre irrisorie, se si calcola che circa i due terzi dei turisti che raggiungono Venezia costituiscono l’esercito di chi arriva e riparte in giornata.
In attesa che la Camera dei deputati confermi ciò che è stato votato in Senato, sarà interessante verificare, in fase applicativa, come la tassa si estenderà anche a chi arriva in treno o con altri mezzi di trasporto e, quindi, non solo con un mezzo acqueo. In questo caso, più che di tassa di sbarco, si tratta di una vera e propria tassa di accesso alla città. Nel territorio comunale di Venezia, nel 2017, si sono registrati 5.034.882 arrivi e 11.685.819 presenze. A segnare la performance migliore è il centro storico, che ha registrato una crescita del 9% in fatto di arrivi e dell’11,6% in fatto di presenze (in termini assoluti sono stati rispettivamente 3.155.548 e 7.862.292).
Brugnaro è soddisfatto. Qualche perplessità dagli albergatori. Marco Michielli, veneziano e vicepresidente nazionale di Federlaberghi, commenta: “La tassa di ingresso ha un senso, perché penalizza chi non lascia un centesimo in città. Invece una tassa di soggiorno troppo alta penalizza solo i clienti che spendono negli alberghi, e quindi anche nei ristoranti e nei negozi. Le statistiche dimostra che chi soggiorna in una città d’arte spende meno per l’albergo rispetto alle spese accessori per vitto e shopping”.