Circa un'ora prima dell'inizio della partita un gruppo di ultras interisti ha bloccato con mazze, martelli e catene i van su cui viaggiano i napoletani. Negli scontri il 35enne è stato travolto da un suv. Il questore Cardona: "Azione squadristica ignobile". Tre ultras arrestati per i tafferugli. Giorgetti: "Chiudere gli stadi per razzismo e violenza". Ma nel fine settimana la Serie A regolarmente in campo. L'Inter: "Chi non accetta la nostra storia di integrazione non è con noi"
La morte di un tifoso di 35 anni, investito da un suv durante gli scontri avvenuti prima di Inter-Napoli a San Siro, scuote il mondo del calcio. A quattro anni dall’omicidio di Ciro Esposito, un match di Serie A diventa di nuovo il palcoscenico per la battaglia tra opposte fazioni di ultras violenti. La vittima è Daniele Belardinelli, ultras di Varese e Inter, membro e leader dei Blood&Honour – gruppo vicino a posizioni di estrema destra – e già colpito da due Daspo in passato. Al momento risultano indagate sei persone per il suo decesso, avvenuto in seguito agli scontri a un paio di chilometri dallo stadio circa un’ora prima del fischio d’inizio. Secondo quanto apprende l’Adnkronos da ambienti investigativi, sono anche state effettuate dieci perquisizioni e la polizia sta visionando centinaia di filmati delle telecamere per individuare i responsabili dell’uccisione di Belardinelli. Al momento non vi è alcuna certezza che al volante della macchina che ha investito l’ultrà ci fosse un tifoso napoletano. Intanto, 3 persone sono state arrestate per l’agguato di circa 100 ultras nerazzurri, di Varese e Nizza contro i pullman che ospiti alcuni tifosi partenopei.
Due gare senza pubblico. Curva chiusa per 3 turni
Intanto il giudice sportivo ha sanzionato l’Inter con due gare a porte chiuse e un’ulteriore partita con la curva Nord senza spettatori dopo i cori razzisti nei confronti di Kalidou Koulibaly del Napoli da parte dei tifosi nerazzurri. Una decisione che arriva dopo che il questore di Milano, Marcello Cardona, ha annunciato anche che chiederà il divieto alle trasferte dell’Inter per tutto il campionato e la chiusura della Curva Nord fino a fine marzo, cioè per cinque giornate, come effetto delle violenze fuori dallo stadio. Il sottosegretario con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti, predica un’inversione di rotta: “Chiudere gli stadi per violenza e razzismo”. Ma contestualmente il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha annunciato che la Serie A scenderà regolarmente in campo nel fine settimana: “Ho avuto modo di sentire anche il sottosegretario Giorgetti e ci siamo confrontati. All’unanimità – ha evidenziato Gravina – abbiamo condiviso che si va avanti”.
Il club: “Chi non accetta la nostra storia non è uno di noi”
Dopo quasi ventiquattr’ore di silenzio, ha preso posizione anche l’Inter: “Inter vuol dire integrazione, accoglienza e futuro. La storia di Milano è fatta di questo, di inclusione e di rispetto. Chi non comprende la nostra storia, questa storia, non è con noi”. Una netta condanna da parte del club che in una nota sottolinea: “Assieme alla nostra città noi lottiamo da sempre per un futuro senza discriminazioni. Ci impegniamo nel territorio facendoci portavoce di questi valori che sono da sempre un vanto per il nostro club. L’Inter è presente in 29 paesi del mondo, dalla Cambogia alla Colombia, dove oltre diecimila bambini sono coinvolti nel progetto Inter Campus, che ha l’obiettivo di restituire loro il diritto al gioco in contesti delicati, attività la cui importanza è stata riconosciuta anche dall’Onu“. Da quando “una notte di 110 anni fa i nostri fondatori hanno messo la firma su quello che sarebbe stato il nostro percorso, noi abbiamo detto no ad ogni forma di discriminazione. Per questo – conclude il comunicato – ci sentiamo in dovere oggi, una volta di più, di affermare che chi non dovesse comprendere e accettare la nostra storia, questa storia, non è uno di noi“.
La dinamica degli incidenti
Circa un’ora prima dell’inizio della partita, intorno alle 19.30, un gruppo di tifosi nerazzurri ha aggredito i rivali partenopei in via Novara. Coperti da passamontagna e armati di mazze da baseball, coltelli, bastoni e asce, hanno circondato un convoglio di pulmini e macchine con a bordo tifosi napoletani. Un van su cui viaggiano è stato bloccato dagli ultras di casa con mazze e catene: così è cominciato l’assalto, coperto dai fumogeni. Il pulmino “è stato attaccato da un centinaio di supporter dell’Inter, del Varese e del Nizza“, ha ricostruito il questore Cardona. I tifosi francesi erano a San Siro per ‘vendetta’ contro i napoletani dopo i disordini avvenuti circa tre anni fa durante un’amichevole tra le due squadre, spiegano da fonti investigative. “I tifosi nerazzurri hanno colpito con spranghe e bastoni il mezzo dei napoletani, la colonna si è bloccata e immediatamente c’è stato un fuggi fuggi di persone. Negli stessi istanti nella corsia opposta un suv ha investito il 35enne”. La persona alla guida non è ancora stata rintracciata e, ha spiegato il questore, “potrebbe non essersi accorto dell’incidente. I primi ad attirare l’attenzione sul 35enne sono stati i tifosi del Napoli, poi quelli dell’Inter lo hanno portato in macchina in ospedale“, al San Carlo, dove è morto in sala operatoria.
Tre arresti e coltellate: “Azione squadristica”
Due ultras dell’Inter sono stati arrestati nella notte dalla polizia: sono accusati di rissa, lesioni e violenza da stadio. Un terzo ultras nerazzurro ricercato dalla polizia è stato arrestato a seguito dell’indagine della Digos: deve rispondere degli stessi reati. “Potrebbero essercene altri“, ha aggiunto Cardona. La questura sta inoltre valutando nove Daspo, “una sanzione marginale per un’azione squadristica avvenuta in modo ignobile e assolutamente non preventivabile”. Durante gli scontri in via Novara quattro napoletani sono stati accoltellati.
Il questore: “Chiederò curva chiusa fino a marzo”
Lo stesso questore ha annunciato che chiederà “al dipartimento pubblica sicurezza in via d’urgenza di vietare le trasferte dell’Inter fino a fine campionato e la chiusura della curva dell’Inter fino a marzo 2019, cioè per cinque partite”. “Il fatto è gravissimo. Mi sono sentito con il capo della polizia Franco Gabrielli e il procuratore capo di Milano, dottor Francesco Greco“, ha detto Cardona. “È una situazione tragica e inaccettabile“, ha ribadito il questore. L’intero San Siro resterà intanto chiuso per due giornate di campionato (tre per la sola curva) per via degli ululati razzisti indirizzati a Koulibaly nel corso della partita. Il difensore del Napoli, espulso nel corso della gara, è stato anche sanzionato con due turni di squalifica, così come il suo compagno Lorenzo Insigne, anche lui cacciato dall’arbitro Mazzoleni. Il capitano dell’Inter Mauro Icardi ha solidarizzato con il suo avversario: “Sono deluso da quello che è successo ieri a San Siro. Diciamo basta al razzismo e alla discriminazione“.
Sabato Serie A in campo
“Ci saranno regolarmente le partite. Il campionato non si ferma”, ha annunciato il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ai microfoni di Sky. Poi ha sottolineato che la decisione di non fermare il campionato è stata presa dopo avere ascoltato anche il parere dei rappresentanti del governo. “Ho sentito un po’ tutti, i due vicepresidenti federali e soprattutto Gaetano Micciché che è il presidente della lega interessata. Ho avuto modo di sentire anche Giorgetti e ci siamo confrontati”. Il sottosegretario con delega allo Sport nel frattempo dice che “i morti, le aggressioni, il razzismo dovrebbero indurre la federazione alla chiusura al pubblico dei medesimi stadi”. “Serve un segnale chiaro anche da parte del mondo sportivo: oltre a punizioni esemplari è necessaria un’inversione di rotta“, continua Giorgetti, elogiando come “utile e urgente” la proposta lanciata in un tweet da Matteo Salvini: “A inizio anno convocherò al Viminale i responsabili di tifoserie e società di serie A e B, affinché gli stadi e i dintorni tornino a essere un luogo di divertimento e non di violenza”.
Chi era Belardinelli
Daniele Belardinelli era uno dei capi della curva Nord di Varese da sempre gemellata con quella dell’Inter. Punto di riferimento dei Blood&Honour, gruppo di estrema destra nato nel 1998, era già stato protagonista di due episodi che gli erano costati il Daspo. Nel 2007 diede uno schiaffo a Sean Sogliano, all’epoca direttore sportivo del Varese, perché voleva non far disputare l’incontro tra Varese e Lumezzane dopo la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri. Ricevette un Daspo di 5 anni e proprio nel 2012 fu nuovamente coinvolto in una guerriglia urbana al termine di una amichevole Como-Inter che gli costò altri 5 anni di Daspo. Belardinelli era sposato e padre di due figli. Era anche conosciuto per i successi nella “scherma corta” con la Fight Accademy di Morazzone.