Marian Bratu aveva appena compiuto 44 anni. Dal giorno del cedimento strutturale era rimasto ricoverato in rianimazione a Padova con ustioni su oltre il 90% del corpo. Il collega Sergiu Todita era deceduto 24 giorni dopo essere stato investito dalla colata di acciaio fuso. Sette le persone indagate con l'accusa di omicidio colposo e lesioni colpose. I sindacati: "Anno tragico, oltre 60 vittime solo in Veneto"
Era rimasto coinvolto nell’incidente delle Acciaierie Venete di Padova, avvenuto nel maggio scorso, riportando ustioni in tutto il corpo. Marian Bratu, uno dei due feriti gravi, investiti dalla colata di acciaio liquido, non ce l’ha fatta. L’operaio romeno è morto dopo sette mesi di agonia nel reparto rianimazione dell’ospedale cittadino. Prima di lui anche il compagno di reparto Sergiu Todita era deceduto, 24 giorni dopo la tragedia, al centro grandi ustionati di Cesena. I due si trovavano nel reparto fonderia quando la rottura del gancio di una siviera aveva causato la caduta della “cesta” contenente 90 tonnellate di acciaio fuso, provocando una devastante ‘bomba di calore’ che aveva travolto i lavoratori. Bratu aveva da poco compiuto 44 anni.
I due dipendenti delle Acciaierie di Riviera Francia erano stati presi in pieno dalla lingua di fuoco, mentre altri tre operai erano rimasti feriti in maniera meno grave. Marian e Sergiu, quest’ultimo di origini moldave, avevano riportato ustioni profonde su oltre il 90% del corpo, dovute ai 1600 gradi dell’acciaio caduto al suolo, come un’onda incandescente. Per l’incidente risultano indagate per reati di omicidio colposo e lesioni colpose sette persone, tra vertici della fabbrica di Padova, dirigenti della Danieli di Udine, costruttrice del perno che sorreggeva la siviera al carroponte, e della ditta Hyama Tech, subappaltatrice di Acciaierie, di cui erano dipendenti gli altri operai feriti. Dopo un primo periodo, in cui l’impianto era stato sequestrato portando all’ipotesi di cassa integrazione per 350 operai, lo stabilimento, dopo le perizie della Procura di Padova, è stato dissequestrato il 6 giugno scorso.
Il cedimento strutturale alle Acciaierie Venete aveva agitato il sindacato con scioperi e incontri con le istituzioni, tra cui la Regione Veneto, ha chiesto misure immediate e concrete per aumentare la sicurezza nei luoghi di lavoro. “Questo è un colpo per tutti i lavoratori, non solo per quelli di Acciaierie Venete. È una notizia che lascia tutti atterriti e che chiude un anno tragico dal punto di vista delle morti sul lavoro nella nostra regione e sul territorio nazionale”, hanno scritto in una nota congiunta Fim, Fiom e Uilm di Padova. “Un triste primato quello del Veneto – hanno ricordato – con oltre 60 vittime, che non può non essere affrontato con la dovuta attenzione e serietà”.