L'accusa è di frode nelle pubbliche forniture. Oltre alla donna a capo del consorzio Astir, Loretta Giuntoli, coinvolti nell'inchiesta anche i due legali rappresentanti della cooperativa Humanitas, Roberto Baldini e Alberto Pintus
Costringevano gli ospiti a recuperare nella spazzatura le lenzuola per coprirsi, non pulivano le strutture e davano ai richiedenti asilo un pasto al giorno al posto dei tre previsti. Queste e altre irregolarità hanno fatto scattare gli arresti domiciliari per la presidente del consorzio Astir di Prato, Loretta Giuntoli, e l’interdizione dalla professione per 9 mesi per i due legali rappresentanti di una delle cooperative del complesso (la Humanitas), Roberto Baldini e Alberto Pintus. L’inchiesta condotta dalla Digos di Prato coinvolge tutti gli 8 centri di accoglienza straordinaria (Cas) facenti capo al consorzio, distribuiti tra la stessa città toscana, Carmignano e Poggio a Caiano. Il reato contestato è di frode nelle pubbliche forniture.
Le indagini sono scattate la scorsa estate dopo le segnalazioni di alcuni cittadini di Poggio a Caiano. Secondo quanto riferito dal procuratore della Repubblica Giuseppe Nicolosi, che sovraintende le indagini coordinate dai pm Laura Canovai e Egidio Celano, alcuni dei migranti ospiti delle strutture sarebbero stati costretti ad “accendere fuochi in giardino per poter cucinare” oltre che frugare tra i cassonetti in cerca di biancheria. Secondo l’accusa, inoltre, la Giuntoli avrebbe anche minacciato tre dipendenti del consorzio. La polizia ha documentato quanto accadeva con immagini fotografiche e video. Già lo scorso luglio era scattato il sequestro probatorio per violazione urbanistiche di cinque appartamenti adibiti all’accoglienza per migranti gestiti dallo stesso Astir.