di Sandy Fiabane
L’indignazione ormai passata contro i testi di uno Sfera Ebbasta qualunque mi è parsa abbastanza incomprensibile. Non li ho letti, non mi interessa né tantomeno mi sento offesa. Basta ignorarli. Non criticate le nuove generazioni perché pagano un biglietto per quella che noi non definiamo neanche musica: siamo stati tutti criticati per quello che ascoltavamo. Considerando poi i commenti sotto il video di un gruppo di giovani studenti di un’Accademia che interpretavano Bohemian Rapshody a bordo di un pullman, del tipo “sì bravi, ma mediocri, ci sono canzoni che è meglio non fare se non si è all’altezza”, caspita: decidetevi.
La tragedia accaduta nella discoteca non giustifica titoli e accuse contro l’ospite invitato né tantomeno le sue canzoni. L’indignazione da social è una cosa meravigliosa: fa capire quanto poco ci importi di un argomento. E vedere donne che postano tutta la loro incazzatura contro i testi, mentre il selfie della foto profilo punta tutto sulle tette è un’altra cosa meravigliosa. Capiamoci: potete postare tutto quello che volete e potete uscire vestite come vi pare, il vostro comportamento non da diritto mai, a nessuno, di giudicarvi. Ma è proprio questa libertà che ci permette di lasciare a un ragazzino cantare ciò che vuole: che fastidio vi può dare? Se temete che possa trasmettere valori sbagliati ai vostri figli, allora qualche domanda me la porrei piuttosto sul vostro rapporto con loro.
Le donne che gridano alla giustizia femminista sono pronte a mobilitarsi per le pari opportunità (quelle reali) che restano lontane anni luce dalla società attuale? No perché, se vi fosse sfuggito, viviamo ancora in un Paese dove ai colloqui di lavoro ti chiedono se hai intenzione di fare figli. E se il lavoro ce l’hai e poi fai i figli, lo perdi. E se ti stuprano, rischi di passare dalla parte del torto perché all’inizio ci sei stata e magari indossavi pure la minigonna quindi è meno grave. E poi, quando denunci, lo fai solo per soldi. E se vuoi abortire, non lo puoi fare perché nelle strutture pubbliche ci sono solo medici obiettori a cui la legge non impone di rispettare il diritto di una donna.
Tutti gli indignati, le mamme in guerra, le donne che si riscoprono suffragette: siete gli stessi che manifestano contro l’aborto? (E magari poi approvano la pena di morte e la legittima difesa a ogni costo, perché la vita noi la difendiamo, ma quella che ci pare). No perché da giovane che non vede grandi prospettive in questo Paese e da donna che quelle domande ai colloqui le ha sentite e le mani nel culo pure e da una che nei bar ci lavora da una vita e i testi di una canzone non sono molto diversi dai commenti che i vostri mariti ci rivolgono mentre voi siete a casa, credetemi, è tutto piuttosto patetico. Tutto il problema sta nei testi di uno, ripeto, qualunque?
Uscite dai social e insegnate alle vostre figlie il rispetto per se stesse, l’autoironia, aiutatele a costruirsi un carattere forte, vero, in modo che non credano di avere bisogno di un uomo per qualsiasi cosa. Così, quando ne cercheranno uno, lo faranno perché sono sufficientemente indipendenti da permettere a qualcun altro di condividere la loro vita. Insegnate loro che possono dire di no, se non vogliono andare fino in fondo e che dovranno lottare sempre un po’ di più per ottenere le stesse cose dei colleghi, ma che ne varrà la pena. E se vogliono ascoltare Sfera Ebbasta, possono farlo. Ma che sappiano poi distinguere i testi dalla realtà, insegnate loro la consapevolezza necessaria per farlo (e magari come comportarsi in luoghi sovraffollati e rischiosi). E se li avete maschi, i figli, insegnate loro le stesse identiche cose, perché le pari opportunità non stanno nell’uomo che “fa le pulizie anche lui perché è giusto così”. Vanno oltre. Credo che crescere figli oggi sia particolarmente difficile, ma se volete che certi atteggiamenti cambino dovete mettervi in testa che parte tutto da loro, non da uno smartphone.
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