Le automobili più recenti con sistema di accesso keyless (letteralmente, senza chiavi) sono indubbiamente comode, ci consentono di aprire e chiudere l’auto anche da lontano e ci fanno sentire parte di un futuro tecnologico molto gratificante. Una pubblicità di qualche anno fa mostrava una donna in carriera e sicura di sé aprire l’auto e metterla in moto senza problemi mentre un’altra, confusionaria e impacciata, perdeva inutilmente tempo a cercare le chiavi dell’auto in mezzo alle mille chincaglierie della sua borsa. La verità delle statistiche però è un’altra: la seconda donna forse ha ancora la sua automobile, la prima magari no. Gliel’hanno rubata, e con molta facilità.
Questi sistemi in realtà esistono da più di vent’anni. Solo recentemente si sono diffusi sul mercato di massa dispositivi che funzionano sulla base di un semplice ponte radio che viene stabilito tra il trasmettitore integrato nel telecomando e il ricevitore presente nell’auto. Questo segnale in molti casi è di discreta potenza, e consente di aprire l’auto anche da molto lontano, fino a circa 20 metri di distanza. Se in questo spazio è presente un malintenzionato con un semplice amplificatore di segnale da poche decine di euro, il gioco è fatto.
Per aprire l’automobile, infatti, è sufficiente ripetere il segnale intercettato. A nulla servono eventuali sistemi di cifratura, che alcune case di produzione hanno iniziato a implementare. Il problema infatti è che l’amplificatore non ha bisogno di decodificare il segnale, lo deve solo ripetere. Per capirci, è come se sentissimo una parola d’ordine in una lingua straniera: per sfruttarla non è necessario capire cosa dice, ma solo ripetere quel suono.
I casi di furto di auto keyless con questa modalità sono in aumento, come dimostrano ad esempio le statistiche riguardanti la Gran Bretagna, soprattutto perché spesso molte chiavi restano costantemente in trasmissione. Questo significa che, potenzialmente, è possibile intercettare il segnale anche a una distanza maggiore rispetto a quella in cui è efficace. Basta amplificarlo e ripeterlo fino ad arrivare nei pressi di un’automobile. Si può anche sfruttare una catena di due o tre operatori, il primo dei quali è vicino al proprietario, e l’ultimo all’autoveicolo.
Il problema in realtà è noto da anni, ma i produttori fanno orecchie da mercante perché sanno che i consumatori sono soliti preferire la comodità alla sicurezza. Già nel 2016, ad esempio, diversi studi avevano stigmatizzato la scarsa sicurezza dei sistemi keyless di alcuni grandi produttori. Da allora però nulla sembra essere stato fatto in concreto, tanto che a essere esposti sono tantissimi modelli di tutte le marche, come emerge dai risultati di un test svolto recentemente in Germania.
In realtà però, trattandosi di un ponte radio, c’è poco che si possa fare. Certo, si potrebbero adottare alcuni accorgimenti semplici per limitare al massimo il rischio di essere intercettati. Ad esempio basterebbe non lasciare la chiave in trasmissione costante, spegnendola automaticamente o mettendo un pulsante (alcune auto ce l’hanno). Un altro accorgimento sarebbe quello di limitare la potenza del segnale, in modo da renderlo efficace a una distanza molto minore dal veicolo. Questo tuttavia limiterebbe anche la sua comodità d’uso.
Tra tutti i produttori fa eccezione solo Tesla, che recentemente ha aggiunto un sistema di sicurezza che prevede l’inserimento di un PIN per far materialmente avviare l’automobile, anche se questa è già stata sbloccata da un sistema keyless.
In attesa di vedere cosa vogliono fare i produttori, gli utenti meno distratti possono adottare delle semplici soluzioni fai da te assai economiche, ad esempio acquistando una gabbia di faraday da infilare sulla propria chiave per bloccarne il segnale. O ancora più semplicemente avvolgendo la chiave stessa in alcuni giri di carta stagnola per ottenere lo stesso risultato.