“Il Consiglio dei Ministri ha impugnato la legge della Regione Lazio sulla semplificazione che prevedeva, come da noi Verdi denunciato, norme illegittime sui parchi del Lazio prevedendo il silenzio assenso nell’approvazione dei piani di assetto e aprendo anche ad una grave deregulation nell’edificazione all’interno delle aree naturali protette”. Così in una nota Angelo Bonelli dei Verdi, che con altri cinque firmatari dello stesso movimento esulta per un primo importante segnale contro la norma definita “pro-cementificazione” passata nei mesi scorsi in Regione Lazio. Ilfattoquotidiano.it aveva dedicato un’inchiesta di Vincenzo Bisbiglia proprio a questa norma e alle sue possibili conseguenze, raccontando il caso del parco dell’Acquafredda con un progetto di lottizzazione sui terreni del Vaticano.
Cosa prevede la norma – Per costruire nelle aree protette basta il silenzio-assenso della Regione. Queste prevede l’emendamento al bilancio approvato l’8 agosto nella Commissione guidata dal consigliere Pd Marco Vincenzi e recepito a inizio ottobre a maggioranza dall’Assise della Pisana, come raccontato dal Fatto.it. Il provvedimento infatti va a modificare l’articolo 26, comma 4, della legge regionale 29/1997 sul piano di assetto delle aree naturali protette, dettando i tempi a Giunta, commissione e consiglio, che hanno rispettivamente, tre, tre e quattro mesi “decorsi i quali il piano si intende approvato”. Tradotto: ad assegnare il progetto alla commissione consiliare è la giunta regionale, che precedentemente aveva avuto 90 giorni di tempo per raccogliere i pareri esterni e formularne uno proprio. Questi passaggi prevedono tutti il meccanismo del silenzio-assenso: in 7 mesi (commissione più consiglio) il piano potrebbe non venire mai discusso ed essere comunque approvato.
Il ricorso dei Verdi – Dopo i due articoli del Fatto.it, il 26 ottobre i Verdi avevano inviato un ricorso al ministro dell’Ambiente per chiedere di impugnare la legge ai sensi dell’art.127 della Costituzione. Infatti, come spiegavano nella lettera inviata al ministro Sergio Costa, la disciplina delle aree protette rientra nella competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente. Quindi la legislazione regionale è chiamata ad adeguarsi alla legge n. 394 del 1991, la quale al comma 2 dell’art.25 sancisce chiaramente che “il piano per il parco è adottato dall’organismo di gestione del parco ed è approvato dalla regione“. Per questo motivi i Verdi chiedevano al Governo di promuovere la questione di legittimità costituzionale.
Bonelli esulta – “Ringraziamo il ministro Costa di aver valutato positivamente la nostra richiesta e di aver impugnato la legge presso la Corte Costituzionale”, scrive ora il leader dei Verdi Bonelli insieme agli altri 5 firmatari del ricorso, sottolineando che “con questo stop, che ora dovrà essere confermato dalla corte costituzionale, si indebolisce il progetto di lottizzazione e cementificazione del parco dell’Acquafredda sui terreni del Vaticano che, grazie al silenzio assenso, avrebbe avuto un veloce via libera”.
Il caso della Tenuta di Acquafredda – Un’ampia opera di edificazione all’interno della Riserva naturale della Tenuta di Acquafredda, polmone verde nel cuore di Roma da decenni nelle mire dei costruttori. Intervento giustificato come “progetto ambientale di area per l’accessibilità e la fruizione della riserva”, in realtà pensato (anche) per venire incontro al certificato “interesse alla valorizzazione dei terreni” perseguito da oltre 30 anni dal Vaticano. Il Capitolo di San Pietro, infatti, detiene la proprietà di 60 dei 140 ettari, gestiti dall’Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica, su cui si estende il parco. Questo il piano per la riserva naturale che ha trovato una specie di autostrada verso il via libera proprio grazie al provvedimento “pro-cementificazione” approvato dal Consiglio regionale del Lazio. Grazie alla norma, raccontava Vincenzo Bisbiglia sul Fatto.it, basterà il cosiddetto “silenzio-assenso” per far partire il piano messo in piedi da RomaNatura, l’ente della Regione Lazio che gestisce le grandi riserve naturali della città.
“La riserva naturale della Tenuta di Acquafredda – ricordando anche gli ecologisti – è uno splendido polmone verde nel cuore di Roma, da decenni nelle mire dei costruttori e parte dei terreni sono di proprietà del Capitolo di San Pietro: l’ente ecclesiastico, infatti, detiene la proprietà di 60 dei 140 ettari su cui si estende il parco dove ben 180.000 mc di cemento sono previsti dal piano di assetto voluto dall’ente Roma Natura. Ma com’è possibile deliberare la ‘cementificazione di terreni’ all’interno di un’area dichiarata ‘riserva naturale’ per legge? Questo quesito lo abbiamo rivolto al ministro al quale abbiamo chiesto di annullare la delibera dell’Ente Roma Natura perché in contrasto con le norme generali nazionali sui parchi. Ci spiace che il presidente Zingaretti non abbia ritenuto di doverci rispondere su un tema importante come la tutela di un bene importante come un parco regionale”, conclude la lettera dei Verdi.