Parlamentari e consiglieri regionali. Per lo più di centrodestra. Ma pure un assessore comunale di centrosinistra. Il deputato di Forza Italia Antonio Pentangelo, i parlamentari azzurri Luigi Cesaro e Carlo Sarro, l’ex deputato di Scelta Civica Antimo Cesaro, l’ex senatore Antonio Milo, il consigliere regionale Udc Pasquale Sommese, l’ex assessore comunale Pd Nicola Corrado. Ecco la rete delle relazioni politiche di Adolfo Greco, l’imprenditore stabiese della distribuzione del latte, in carcere dai primi di dicembre con accuse di estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver fatto da mediatore di trattative tra i clan camorristici di Castellammare di Stabia (Napoli) e dei Monti Lattari e altri imprenditori, costretti a pagare il pizzo anche grazie ai suoi ‘suggerimenti’ di “amico degli amici”.
I nomi sbucano da una pagina di una informativa di reato della Questura di Napoli che mette in apprensione i politici orbitanti intorno a Castellammare. È la numero 11 di un librone di più di 800 pagine che ha in Greco l’attore protagonista di una sorta di ‘Le mani sulla città’ in salsa stabiese. È la parte dedicata alla campagna elettorale del figlio, Luigi Greco, candidato ed eletto al consiglio comunale nel 2013 nella coalizione di Forza Italia e del centrodestra, fondatore in città del movimento Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo (vedi foto) e poi capogruppo comunale di Scelta Civica, il partito messo in piedi da Mario Monti.
Il foglio della comunicazione di notizia di reato, firmata dal dirigente della Mobile Luigi Rinella e dal dirigente del commissariato di Castellammare Paolo Esposito, accenna ai risultati di indagini svolte, forse ancora in corso, e tuttora coperte da segreto investigativo. Sono le indagini su Greco e la politica. E su un affare di Greco, l’housing sociale nell’ex area Cirio, che aveva bisogno dell’ok della politica. È un mondo che ancora non si è disvelato del tutto ed è oggetto di altre informative non depositate. La pagina agli atti dell’arresto accenna ad alcune delle relazioni di un uomo ricchissimo – gli hanno ritrovato 2 milioni e 700mila euro in contanti nascosti dietro a un muro scorrevole – e potente.
Con un passato da prestanome del boss della Nco Raffaele Cutolo nell’acquisto del Castello Mediceo di Ottaviano, nonché uno dei protagonisti della trattativa Dc-camorra-Brigate Rosse per la liberazione dell’assessore campano Ciro Cirillo, Greco ha messo sul piatto della politica trent’anni di successi imprenditoriali e una sterminata fortuna economica. Tutti sapevano dei suoi trascorsi, ma tutti hanno cercato lo stesso la sua amicizia e il suo sostegno. Lui a sua volta ha aiutato il figlio – il 22esimo dei 39 nomi denunciati nell’informativa – a salire gli scranni di Palazzo Farnese. Avvocato, giornalista pubblicista, amante delle auto di lusso, spesso vicino al padre in alcune delle intercettazioni ambientali e quindi consapevole degli affari del genitore, Luigi Greco nel 2013 si è candidato al consiglio comunale di Castellammare di Stabia ed è risultato uno dei più votati con 677 preferenze.
Le intercettazioni delle telefonate di quella campagna elettorale non sono ancora note. Ma secondo i poliziotti, seppur prive di rilevanza penale, “permettevano di comprendere e decifrare comportamenti e relazioni sociali, politiche e delinquenziali che rivestiranno, in seguito, particolare interesse investigativo ai fini della ricostruzione delle molteplici, e per certi versi oscure, attività poste in essere da Adolfo Greco”. Secondo la lettura degli investigatori, la candidatura di Greco jr nella coalizione di centrodestra del candidato sindaco Antonio Pentangelo – sconfitto dal dem Nicola Cuomo – avrebbe prodotto degli effetti. “Quest’ultimo (Pentangelo, ndr), come le indagini dimostreranno, difatti, avrebbe poi assunto un ruolo strategico fondamentale nello scacchiere di Adolfo Greco per la realizzazione dei suoi intenti criminosi riguardo alle vicende concernenti la riqualificazione dell’area ex industriale Cirio (di proprietà di Greco, ndr) ed alle vicende legate all’Area Sviluppo Industriale di Castellammare di Stabia. Pentangelo costituiva infatti l’anello di congiunzione tra l’imprenditore indagato e il deputato Luigi Cesaro, detto Giggino a Purpetta”.
“Cesaro, da presidente della Provincia di Napoli – si legge nel prosieguo dell’informativa trasmessa al pm della Dda di Napoli, Giuseppe Cimmarotta – assunto il seggio di parlamentare, avrebbe poi nominato con proprio decreto, il suo “delfino” stabiese (sempre Pentangelo, ndr), alla poltrona di facente funzioni di Presidente della Provincia, carica che lo stesso avrebbe poi ricoperto fino all’avvicendamento della neonata realtà Città Metropolitana di Napoli. Tale nomina sarebbe poi stata utilizzata proprio da Greco relativamente alla vicenda ‘Cirio'”.
Ed infine: “Dalle risultanze delle intercettazioni si è avuto, altresì, modo di prendere coscienza dei vari riferimenti politici su cui Adolfo Greco poteva contare sia a carattere locale, come Nicola Corrado, o regionale, quali Pasquale Sommese e Antimo Cesaro, sia di rilievo nazionale, quali i senatori della Repubblica Antonio Milo e Carlo Sarro”. Cosa si dicevano al telefono un indagato di associazione camorristica e i politici? Perché questi nomi sono nell’informativa? In che modo Greco avrebbe utilizzato le carriere dei politici citati nell’informativa per i suoi scopi? Dove conducono le indagini ancora segrete? Domande al momento senza risposta che ora si faranno in tanti. Compresi il sindaco azzurro Gaetano Cimmino – candidato nel 2018 da Pentangelo, nel frattempo diventato coordinatore provinciale di Forza Italia – e i suoi assessori, tra cui Gianpaolo Scafarto, l’investigatore del caso Consip. Tutti estranei alle indagini, ma scossi dalla pessima pubblicità ottenuta da Castellammare dopo il falò della notte dell’Immacolata con la scritta ‘così devono morire i pentiti, abbruciati’. Greco è stato arrestato anche grazie ai verbali di due collaboratori di giustizia.