“Una persona sta parlando, gli altri non lo so”. È il legale di uno degli ultras identificati per gli scontri vicino a San Siro prima di Inter-Napoli a rivelare che il suo assistito sta parlando. Anzi, ex assistito: perché l’uomo arrestato ha fatto il nome di un’altra persona difesa dall’avvocato, che ha quindi rinunciato al mandato. E l’ultras che ha deciso di rispondere alle domande del gip Guido Salvini ha indicato l’organizzatore dell’agguato contro i tifosi del Napoli, durante il quale – la sera di Santo Stefano – è rimasto ferito Daniele Belardinelli, poi deceduto poco dopo in ospedale.
“Durante l’interrogatorio, il giudice, ovviamente, l’ha incalzato con delle domande – ha raccontato l’avvocato Mirko Perlino – gli ha chiesto il nominativo di colui che stava organizzando, perché lui ha detto che c’era una persona che stava dirigendo il tutto. Alla fine, lui ha fatto il nome di questa persona che avrebbe organizzato, un ragazzo dei Boys San“. Il ragazzo si è poi presentato spontaneamente in questura dove è rimasto per circa un’ora assieme all’avvocato Perlino.
“Ha fatto delle dichiarazioni – ha detto il legale all’uscita – e ha semplicemente ammesso di aver partecipato agli scontri. Punto. Non è l’organizzatore né tutto quello che è stato detto”. A chi gli chiedeva se ha smentito la versione di chi ha fatto il suo nome, l’avvocato si è limitato a dire: “Sì, esatto”. Ma verranno prese misure nei confronti del leader della curva? “Molto probabile, molto probabile. Stiamo aspettando le decisioni del giudice. Se ha fatto altri nomi? Assolutamente no. È stato interrogato come persona informato sui fatti e adesso vediamo che cosa succederà”. Alla domanda se il leader della curva interista era presente al momento dell’incidente che ha coinvolto Belardinelli, il legale ha replicato: “Sì, qualcosina l’ha vista, qualche descrizione l’ha data”.
Il legale di Luca Da Ros, uno degli altri ultras dell’Inter arrestati, ha invece spiegato che il suo assistito “ha ricostruito gli eventi” spiegando che “dopo un primo incontro al bar“, quello sotto la Curva Nord, base del tifo nerazzurro, “si sono recati in gruppo in un parco”. E qui, al passaggio dei tifosi napoletani, “sono iniziati gli scontri”. La ricostruzione di Da Ros, che si dice “pentito”, è proseguito: “Uno dei tifosi, nell’attraversare la strada, è stato investito da un van che si trovava in colonna. Il ferito è stato consegnato al gruppo degli interisti”. Una versione coincidente con quanto ricostruito finora dalla Digos e anche con l’audio Whatsapp che circola da venerdì, attribuito a un ultrà napoletano, che avrebbe partecipato agli scontri, nel quale spiega di una “tregua” perché gli ultras nerazzurri potessero aiutare Belardinelli dopo l’investimento.
Intanto, dopo gli striscioni comparsi venerdì ad Angri e Piacenza, anche gli Irriducibili della Lazio hanno provato a “salutare” l’ultras morto. Ma lo striscione (‘Un ultras non muore mai Daniele con noi’) per ricordare il 35enne tifoso del Varese è stato bloccato all’ingresso dell’Olimpico e quindi gli ultras biancocelesti hanno deciso di protestare abbandonando lo stadio. “La nostra protesta nasce dal divieto di esporre uno striscione, che era stato comunicato in precedenza alla Lazio, in cui si ricordava la morte di un ragazzo. Non è la prima volta che gli striscioni vengono prima autorizzati e poi sequestrati. Noi ritenevamo opportuno ricordare un tifoso che conoscevamo personalmente e che ha perso la vita allo stadio”, spiega il capo ultras biancoceleste Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, all’Adnkronos. “Questo striscione doveva e poteva entrare”, dice Diabolik, secondo il quale “evidentemente c’è chi lavora per rendere questo clima sempre più brutto”.
Mentre, dopo due giorni, ha rotto il silenzio la madre di Belardinelli: “Leggo che era un delinquente – scrive – i telegiornali lo dicono. I social lo dicono. Ma io sono sua madre. Sono quella che l’ha tenuto tra le braccia con amore e visto crescere, sono quella che lo sgridava per ogni sbaglio ma anche quella che ha avuto i suoi abbracci e i suoi buongiorno al cell”. Poi prosegue: “Non lo giustifico ma vi chiedo da madre di lasciarlo in pace da adesso in poi. Che riposi in pace e che sia ricordato come io lo ricordo fuori dal mondo del calcio: uomo, figlio, padre, marito, fratello dolcissimo. Vi prego basta”.