È stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Lucca sulla morte, all’interno della sua cella nel carcere di San Giorgio, di Massimo Zamagnini, operaio di 55 anni, avvenuta lo scorso 26 dicembre. L’uomo, che doveva scontare una pena di 1 anno e 10 mesi per reati contro il patrimonio, è stato trovato senza vita dagli agenti della polizia penitenziaria, probabilmente a causa di un malore. Il detenuto, malato cronico, si era visto rifiutare, tramite il suo avvocato, gli arresti domiciliari per tre volte dall’inizio del 2018.
Come riporta la cronaca lucchese della Nazione, il pubblico ministero Antonio Mariotti ha aperto un fascicolo contro ignoti e ha disposto l’autopsia sul corpo dell’uomo, grazie alla quale si capiranno le cause reali del decesso e se siano presenti responsabilità da parte del personale del penitenziario. Una notizia che ha generato una protesta violenta degli altri detenuti. Ad alzare la voce sono stati sopratutto quelli della terza sezione, la più problematica del carcere, che hanno cominciato a sbattere pentole sulle inferriate. La tensione è arrivata a un punto tale che si sono verificate risse fra gli stessi carcerati: quattro di loro sono stati ricoverati in infermeria.
“Ho presentato una interpellanza al ministro della Giustizia Bonafede sulla morte nel carcere di Lucca del detenuto Massimo Tamagnini, che reputo assai inquietante e meritevole di approfondimento” afferma in una nota Pierantonio Zanettin, deputato di Forza Italia. In attesa del verdetto dell’autopsia – che arriverà tra 90 giorni – i familiari del detenuto morto hanno nominato un perito di parte. Quella del San Giorgio di Lucca è la seconda morte in cella dal 2016. Come fa sapere Franco Corleone, garante per i diritti dei detenuti della Toscana, dal 2017 sono almeno 60 i detenuti in tutti Italia a essersi tolti la vita.