Nelle curve c’è uno “zoccolo duro” che “con il calcio ha poco a che fare” e “non sono pochi”. Il questore di Napoli, Antonio De Iesu, traccia il profilo delle tifoserie organizzate e ne viene fuori un ritratto distante da quei “pochi” che neanche due settimane fa aveva ‘pesato’ il ministro dell’Interno Matteo Salvini, durante la festa per i 50 anni della Curva Sud del Milan. Poi è arrivata la cronaca, con la morte di Daniele Belardinelli durante gli scontri prima di Inter-Napoli e la sassaiola degli ultras bolognesi contro un pullman di tifosi torinisti.

Un rigurgito di violenza curvaiola dopo anni di calma più o meno apparente seguiti all’omicidio di Ciro Esposito nel 2014. “Io ho grande rispetto per la stragrande maggioranza delle tifoserie delle curve”, è la premessa di De Iesu durante la conferenza stampa di fine anno, ma – sottolinea il questore di Napoli, “c’è uno zoccolo duro che con il calcio ha poco a che fare, e non sono pochi”.

Una geografia frastagliata che risponde a logiche di aggregazione diverse da regione a regione, ha ricordato il questore di Napoli: “C’è anche una differenza ideologica tra gli ultras, al Nord in particolare c’è una caratterizzazione con ideologie estremiste. A Napoli questo non c’è, ma abbiamo una connotazione criminale“. Un aspetto evidenziato dalla commissione Antimafia nella relazione finale della scorsa legislatura, con un focus dedicato anche ad alcuni episodi accaduti al San Paolo. “L’evento calcistico è l’unico che coagula personaggi criminali da ogni area della città – spiega De Iesu – l’unico che favorisce il concentramento e l’aggregazione di soggetti di criminalità predatoria e organizzata”.

Quello della pubblica sicurezza, aggiunge, “non è un tema facile, soprattutto quando si parla di gestione delle folle e delle masse”. A Napoli “abbiamo una cultura consolidata di pianificazione dei servizi, cerchiamo di valutare ogni elemento di criticità ma non sempre è possibile pianificare tutto”. C’è, dice ancora, “un Osservatorio sulle manifestazioni sportive, è quello il laboratorio che dovrà sostenere le valutazioni del ministro. Compete all’autorità governativa analizzare i fatti e adeguare la normativa“.

Con Salvini, almeno su un aspetto, il questore è d’accordo: “Alcune partite a rischio sarebbe meglio farle giocare di giorno, anche per avere una visione complessiva del territorio con l’elicottero dall’alto”. Una precauzione che negli anni passati, dopo i problemi registrati in alcuni derby, era stato adottato in maniera sistematica per le partite Roma-Lazio, mai disputate più tardi delle ore 18.

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