Ad appena 48 ore dall’attracco della Open Arms nel porto di Crinavis, in Spagna, altre due Ong, la Sea Watch e la Sea Eye di nazionalità tedesca, hanno lanciato la richiesta di soccorso per avere un “porto sicuro” dove far sbarcare rispettivamente 32 e 17 migranti, salvati nei giorni scorsi al largo delle coste della Libia. La Sea Watch, in particolare, è da nove giorni in mare aperto, in attesa di comunicazioni, nelle acque tra Malta e Lampedusa. Dei 32 migranti a bordo, sull’imbarcazione si trovano quattro donne, tre adolescenti e tre bambini.
“Diciassette persone soccorse – è l’appello lanciato via Twitter dalla Sea Eye – provenienti da sette diverse nazioni africane. Per loro chiediamo un porto sicuro dove poter sbarcare”. In un comunicato la Ong spiega che i propri volontari si sono “opposti alla consegna delle persone soccorse alla Guardia costiera libica” perché avrebbe rappresentato una “violazione delle leggi internazionali“. “Speriamo – conclude la nota – di ricevere supporto dal ministero degli Esteri tedesco nella ricerca di un porto”.
“Siamo delusi – comunica Jan Ribbeck, capo della Missione di Sea Eye – dal comportamento del centro di coordinamento del soccorso marittimo di Brema: non hanno dichiarato né verbalmente né per iscritto di condividere la nostra visione, ma si sono limitati a dirci di seguire gli ordini dei libici”. Secondo il Mrcc Roma (Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto), citato dalla Sea Eye, “mancano all’appello 72 persone che sono partite a est di Tripoli quattro giorni fa. Non ci sono notizie neanche delle persone che si trovavano a bordo di due imbarcazioni e che sembrerebbero partite dalla stessa zona nella giornata di sabato”.
Sophie berichtet über die Rettung am Samstagmorgen. Unser Schiff ist nun auf der Suche nach einem sicheren Hafen. Das Auswärtiges Amt der Bundesregierung wurde eindringlich um Unterstützung gebeten, da sich das Wetter schnell… https://t.co/Z9MbHF0cpg
— sea-eye (@seaeyeorg) 30 dicembre 2018