di Linda Maisto e Francesco Pastore
Il nostro augurio per il 2019 è che sia l’anno del lavoro, delle nuove assunzioni, dei giovani che acquisiscono un reddito o un’occupazione e portino avanti le loro famiglie e il paese. All’argomento abbiamo dedicato un editoriale qualche settimana fa concludendo con un auspicio: speriamo che il governo sia di parola e che proceda davvero alle 500mila assunzioni promesse dal ministro della Pubblica Amministrazione (PA da ora), Giulia Bongiorno, e previste già dal governo di Matteo Renzi, ma mai realizzate. Il crollo delle assunzioni nel settore pubblico negli ultimi 10 anni è, a nostro avviso, uno dei motivi del forte rallentamento dell’economia italiana degli ultimi anni e anche della sconfitta elettorale del centro-sinistra lo scorso 4 marzo.
Tuttavia, nonostante le promesse di alcuni mesi fa da parte del ministro della PA, Giulia Buongiorno, di rimuovere il blocco del turnover previsto dalla Legge Madia, purtroppo, la legge di bilancio appena approvata dal governo gialloverde introduce un blocco ancora più severo: non si possono fare prese di servizio fino a novembre 2019, anche se nel frattempo si sono fatti i concorsi. In altri termini, i vincitori di concorso non potranno prendere servizio fino a novembre 2019. Un’eccezione è prevista per alcune assunzioni nell’università, in particolare per i lavoratori temporanei, che non hanno ancora un salario. Speriamo che quanto prima si trovino le risorse per rimuovere questo blocco.
Siamo alle solite. Altro che assunzioni raddoppiate e triplicate per sostituire i lavoratori che andranno in pensione con quota 100 nella PA. Il rischio anzi è, come ha già notato il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, che le nuove assunzioni, anche quelle già previste avvengano quando gli anziani saranno già andati in pensione, con il rischio che non si potrà procedere all’affiancamento dei giovani da parte degli anziani per spiegare ai giovani come funziona il lavoro che dovranno svolgere. Ciò potrà tradursi in una ulteriore perdita di efficienza e in uno spreco per il settore pubblico.
Non dovrebbe essere toccato dal provvedimento governativo, invece, il Piano del lavoro della Regione Campania, che dovrebbe portare per il primo anno, quello interessato dal blocco, solo alla assunzione con contratti temporanei di formazione di 10mila giovani, come ha annunciato lo stesso governatore Vincenzo De Luca, in questi giorni. Naturalmente, il piano sarebbe toccato se il blocco continuasse anche in seguito, nel 2020.
I lettori di questo blog in occasione della pubblicazione di quell’editoriale si divisero nei loro commenti, come spesso accade in Italia, fra liberisti e interventisti. I primi accusavano il settore pubblico di ogni male possibile e ne auspicavano la riduzione ai minimi termini. I secondi, invece, esaltavano il settore pubblico e lo presentavano come perfetto ed immodificabile.
La via giusta è nel mezzo. L’economia attuale non è più un’economia solo privata, ma mista in cui il settore pubblico è ormai ineluttabilmente un attore fondamentale. Non bisogna più discutere su settore pubblico sì o no, ma su quale e quanto settore pubblico, su come lo vogliamo, su come renderlo più efficiente.
Certo vanno ridotti gli sprechi del settore pubblico e va accresciuta la sua efficienza, ma questo non si fa con i tagli lineari, come il blocco del turnover previsto dalla legge Madia, e men che meno con il blocco delle assunzioni in un anno previsto dalla attuale legge di bilancio, un altro taglio lineare. Bisogna avere il coraggio di riformare e modellare la pubblica amministrazione secondo i bisogni dell’utenza. Bisogna trovare il modo di ridurre il personale dove non c’è bisogno e aumentarlo dove è più necessario. Bisogna avere il coraggio di investire anche molti soldi nella innovazione della PA a breve per ridurre poi la spesa pubblica nel lungo periodo.
Qualche giorno fa, l’ottima inchiesta di Report su sanità 4.0 ha indicato la strada giusta per il settore sanitario. Si possono realizzare importanti risparmi di spesa e riduzione degli sprechi del settore sanitario sfruttando le nuove tecnologie, mettendo in rete la sanità pubblica e privata. Creando la cartella clinica elettronica di ogni paziente, ad esempio, si evita di rifare le stesse analisi cento volte e si può conoscere la storia del paziente in pochi secondi, con importanti risparmi sulla terapia, oltre che sulla diagnosi. Con alcuni strumenti tecnologici di facile acquisizione si possono aumentare le visite da casa fatte per via telematica e ridurre quelle in ospedale al minimo indispensabile, con riduzione delle fantomatiche code in ospedale.
La lotta agli sprechi si fa con l’innovazione tecnologica non con i tagli lineari e i blocchi indiscriminati delle assunzioni.