Ci sono momenti nella vita sociale del Paese che non sarebbe giusto sprecare senza dedicare loro riflessioni e prese di posizione. Le onorificenze conferite dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a 33 cittadini di origine italiana e straniera costituiscono una di queste occasioni. Questi cittadini sono tra loro molto diversi e hanno compiuto gesti diversi, immediati e improvvisi o continuativi nel tempo per molti anni. Non li ricorderò tutti in questo articolo, e me ne scuso: citerò soltanto due esempi, più adatti a una riflessione di carattere generale.

Diciamo subito che gli eroi ci stanno antipatici, e per avvicinarci a loro dobbiamo vincere una ritrosia istintiva: l’eroe ci mostra l’Uomo che ciascuno di noi potrebbe essere e non è, e la sua stessa esistenza è una critica alla nostra egoistica indifferenza quotidiana e alla cultura sociale che ne deriva. Se riusciamo a superare quest’ostacolo, l’eroe ci indica una strada e ci insegna qualcosa, che sta a noi apprendere. Questo è accaduto nel caso di Maria Rosaria Coppola, che sulla circumvesuviana ha difeso un passeggero di origine straniera da un attacco razzista: la sua reazione è stata filmata con un telefonino da un altro passeggero che ha poi postato il video sui social network, facendolo diventare virale.

Maria Rosaria Coppola non ha soltanto reagito a un’odiosa ingiustizia, ma ha fatto Cultura, nel senso più alto del termine. E il Presidente Mattarella, premiandola, fa Cultura a sua volta e dice dal più alto livello istituzionale dove sta il diritto e dove il sopruso. A chi pensa che il Presidente della Repubblica sia stato banale e abbia fatto una scelta obbligata dobbiamo ricordare con il Galileo di Bertolt Brecht che è “sventurato il Paese che ha bisogno di eroi”: perché è un Paese nel quale le cose non vanno, e il razzismo serpeggia.

Antonio La Cava, maestro in pensione, è stato premiato da Mattarella per aver portato per 18 anni con un motocarro una biblioteca ambulante nelle scuole dei paesi più piccoli della Basilicata, dove spesso non c’era biblioteca. Anche altri hanno realizzato iniziative simili, sebbene raramente con pari dedizione, e di nuovo dobbiamo dire con Brecht “sventurato il paese nelle cui scuole non c’è una biblioteca”. L’onorificenza conferita da Mattarella è un gesto di cultura politica e di ammaestramento sociale, ma è anche inesorabilmente una critica implicita alla politica del degrado: non è possibile scindere i due aspetti critico e generoso del gesto eroico, e non ha importanza se Antonio La Cava, che io non conosco personalmente, intendesse o meno essere critico nei confronti dell’istituzione per la quale ha lavorato prima di andare in pensione. L’azione parla anche quando non parla l’autore.

Gli eroi sono troppo pochi per risolvere i problemi sociali di un Paese: troppe volte sarà accaduto che uno straniero è stato insultato e fatto oggetto di violenza e non si è trovato accanto una donna come Maria Rosaria Coppola, troppe scuole non hanno né una biblioteca degna né un Antonio La Cava a supplire. Per questo, l’aspetto più importante delle azioni di queste persone e del riconoscimento offerto dal Presidente della Repubblica è quello culturale, soprattutto in un momento come l’attuale, in cui la cultura politica del Paese vacilla anche su temi importanti come i diritti umani. Grazie Presidente Mattarella, e fortunato il Paese che impara dai suoi eroi e cresce fino a non averne più bisogno.

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