Sono deluso dai comportamenti assunti da alcuni miei colleghi al Senato. Una percentuale molto bassa è fisiologica in un gruppo così numeroso e coeso. A chi li difende (sovente strumentalizzandoli e invogliandoli) sostenendo che il diritto al dissenso è legittimo, dico che quest’ultimo, nella fattispecie, non c’entra nulla. Più di 10 anni fa ho dato vita a una casa editrice indipendente che si chiama Dissensi Edizioni, questo perché reputo il dissenso fondamentale: non ci può essere democrazia senza dissenso. In effetti, il vero dramma dei nostri tempi è il pensiero unico che sta avanzando come una pandemia, annullando ogni diversità, ogni sussulto e spazio alternativo. Ma in questi anni di lavoro editoriale ho potuto constatare che sovente si fa confusione tra il dissenso utile e quello distruttivo.
Purtroppo, diversi presunti dissenzienti sono in realtà solo professionisti del dissenso, vale a dire lo usano per poter far emergere il proprio ego. Il dissenziente di professione sa declinare la realtà solo con la prima persona singolare (Io) e non con la prima plurale (Noi), chi si comporta così non merita di stare in quel progetto comunitario che è il M5s. E lo affermo a malincuore, ma per fare politica con il M5s serve avere l’umiltà di colui che vuole fare squadra, di chi vuole aiutare chi è in difficoltà e non l’egoismo di chi abbandona la nave che sta affondando.
Tempo fa un mio amico prete mi spiegò che il termine compagno deriva dal latino cum panis, vale a dire la persona con cui si condivide lo stesso pane. Mi disse che il significato profondo del termine compagno significa colui che spezzando il pane con te divide anche le sofferenze, le battaglie e le gioie della vita. I cosiddetti dissidenti questo non l’hanno fatto. Loro hanno “spezzato il pane” con quei giornalisti avidi e bramosi di seminare zizzania per dividere e ripristinare lo status quo.
I “compagni che dissentono” avrebbero dovuto sapere che abbiamo tutti contro. Tutti i poteri forti: mafie, massonerie, finanza internazionale, mass media mainstream. Tutte forze che si sono coalizzate per scalzare questo governo. L’intento è palese: pompare mediaticamente e nei sondaggi la Lega per tentare di dividere noi del M5s “succube” di Salvini. Chi vuole dividerci tra ortodossi ed eterodossi, di sinistra o di destra, fichiani o dimaiani io dico che il M5s è uno. Il M5s è uno strumento che serve a dar seguito alle attese degli 11 milioni di anime che il 4 marzo ci hanno chiesto cambiamento.
In Senato vedo negli occhi dei miei colleghi sacrificio e passione, persone meravigliose che hanno lasciato la loro vita per dedicarsi a tempo pieno a un bene più alto: quello dell’Italia. Anche io ho dovuto vivere e continuo a vivere le difficoltà nell’aver dovuto rinunciare al mio bel lavoro ma soprattutto assistere allo strazio dei pianti dei miei bimbi che vedono il papà sempre in partenza per Roma o per una missione all’estero.
A causa della legge elettorale imposta da coloro che volevano il Renzusconi, il contratto con la Lega è l’unica possibilità di garantire governabilità e cambiamento a questo Paese. Certo ci sono criticità, difficoltà ad accettare certi compromessi tra forze politiche alternative ma che stanno lavorando molto bene. Chi oggi ostacola (e alcuni lo fanno in buona fede) questo governo deve sempre ricordarsi che l’alternativa è Renzusconi. E con Renzusconi non ci sarà e non ci sarebbe mai stata la fine dei vitalizi e il taglio delle pensioni d’oro, il blocca-prescrizione, il rimborso ai truffati delle banche, gli agenti infiltrati, il taglio alle spese militari, il superamento della Fornero, l’acqua pubblica, lo stop al precariato e la fine della povertà con il reddito di cittadinanza. Il governo Renzusconi non avrebbe mai tassato banche e assicurazioni per 4 miliardi di euro. Noi l’abbiamo fatto.
È troppo comodo aver accettato di firmare un contratto ma poi pubblicamente criticarne degli articoli sgraditi. Non si può avere la tracotanza di far contenti tutti. Politica è non voler imporre la dittatura della minoranza ma avere una visione d’insieme, osservare tutti i pezzi del puzzle e il disegno complessivo che ne emerge non concentrandosi solo sul tassello sgradito. Chi non ha capacità di fare ciò, chi preferisce essere un professionista del dissenso, chi preferisce fare la scelta più comoda è destinato, dopo 5 minuti di notorietà, a finire nell’oblio.