A raccontare la sua esperienza è Deep, il docu-film di Luca Alessandro e Allegra Bernardoni. Il corpo speciale che tutela i fondali e i beni archeologici sott'acqua è stato creato a Salerno e vede lavorare insieme giovani stranieri e loro coetanei italiani. Il progetto funziona grazie all'intesa di varie realtà, tra cui la cooperative il Villaggio di Esteban. Il presidente Noviello: "Tutto ciò che mettiamo in campo è indirizzata all’integrazione ma, soprattutto, all’interazione dei ragazzi con la nuova terra che li ha accolti"
E’ arrivato a Salerno con un barcone partito dalla Libia e qui è diventato uno dei Caschi blu che proteggono i nostri mari. Ora sogna di entrare nella Marina militare italiana e, da grande, fare il comandante di una nave. Wazib Abdullah ha 19 anni, è nato in Bangladesh ed è uno dei protagonisti del film documentario Deep, vincitore del progetto MigrArti 2018 (promosso da Miur e Unesco). La sua è solo una delle tante storie di migrazioni raccontate dai registi Luca Alessandro e Allegra Bernardoni. Il mare naturalmente al centro: è la distesa che devono attraversare per avere la salvezza, ma in questo caso anche l’occasione per avere il riscatto. Le esperienze infatti raccolte in Deep parlano di ragazzi che, grazie alla cooperativa sociale il Villaggio di Esteban, partecipano attivamente a vari progetti della comunità locale. Tra cui i Blue Helmets of the Sea, ovvero l’esperienza unica in Italia che ha visto la creazione di un corpo di sub che protegge i fondali dall’inquinamento e tutela i beni archeologici che si trovano sott’acqua. Un risultato sorprendente se si pensa che molti dei ragazzi che arrivano via mare non sanno neppure nuotare.
Deep racconta tutto questo, partendo dalle singole storie dei giovani sopravvissuti al viaggio per raggiungere l’Italia e che ora sognano di avere una seconda chance. Per Wazib il viaggio per arrivare in Italia è stato molto lungo: ha lasciato la sua patria nel 2016 ed ha attraversato Dubai ed Egitto prima di arrivare in Libia. A Tripoli è rimasto per tre mesi e ha vissuto torture e sfruttamento. Quando finalmente è riuscito a partire, ha dovuto viaggiare per cinque giorni su un gommone con centinaia di persone prima di essere salvato da una nave tedesca. “Il giorno del mio arrivo a Salerno sono stato accolto dalla comunità Porta di Mare della cooperativa sociale Il villaggio di Esteban, dove vivo ancora oggi”, ha spiegato Wazib a ilfattoquotidiano.it “Ho frequentato corsi di lingua per imparare l’italiano e per accedere alla scuola statale. Attualmente frequento il primo anno dell’istituto nautico e ho partecipato a tutti i corsi interessanti che mi proponevano a scuola, tra cui il corso di teatro, di cucina e ho aderito al progetto Caschi blu del mare“.
I Blue Helmets of the Sea sono un progetto unico nel suo genere. Fondato dalla Confederazione Mondiale delle Attività Subacquee (CMAS) e supportato dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG), è un corpo composto da ragazzi che hanno almeno 14 anni e vede impegnati insieme migranti appena arrivati e loro coetanei italiani. I Caschi blu del mare, questa la traduzione in italiano, nascono per creare una squadra di sub impegnati nella pulizia del mare da inquinanti e nel recupero di beni archeologici. Wazib è diventato uno di loro in quanto la scuola da lui frequentata, l’Istituto S. Caterina – Amendola di Salerno, è partner del progetto.
Proprio la cooperazione e il coordinamento tra diverse realtà ha permesso di arrivare al successo di integrazione. “Wazib ha risposto positivamente agli input”, ha raccontato il presidente della cooperativa sociale il Villaggio di Esteban Carlo Noviello, “e ha mostrato fin da subito una grande volontà di crescita personale e professionale, iniziando il percorso scolastico e chiedendoci di aiutarlo anche nell’inserimento lavorativo. Sul territorio è riuscito a creare facilmente una rete di amici, che è cresciuta nel tempo. Nello specifico oggi Wazib frequenta con regolarità l’istituto nautico e lavora in una pizzeria della città, attraverso un percorso formativo concordato con i servizi sociali territoriali e il Tribunale per i Minorenni. Attraverso questo percorso ha potuto imparare tutti i tratti fondamentali del mestiere per proiettarsi verso una vera autonomia”.
“È stato naturale immaginare che il docu-film fosse ambientato a Salerno, città natale del progetto dei Caschi blu del mare e coinvolgere come attori i ragazzi che avevano vissuto sul campo l’esperienza formativa”, ha continuato Noviello. Il Villaggio di Esteban, cooperativa sociale salernitana che fa parte della rete di Confcooperative Federsolidarietà Campania, nasce nel ‘97 dall’esperienza dell’associazione di volontariato. Svolge una serie di attività rivolte a minori, persone con disabilità e salute mentale. Attualmente ospita più di ottanta ragazzi in 8 comunità residenziali e semiresidenziali. Negli ultimi anni, la cooperativa sociale ha aperto le porte anche ai minori stranieri, vista l’enorme emergenza creatasi sul territorio. “Da questo nuovo percorso è nata una nuova bellissima esperienza”, ha concluso Noviello. “Tutto ciò che mettiamo in campo è indirizzata all’integrazione ma, soprattutto, all’interazione dei ragazzi con la nuova terra che li ha accolti. Parlo volutamente di interazione e non solo di integrazione per sottolineare l’importanza del mettere sullo stesso piano le esperienze di vita e la cultura di ognuno, senza alcuna scala gerarchica”.
Deep al momento non è proiettato al cinema ma sarà mostrato a festival, convegni e assemblee dove si parlerà soprattutto di inclusione e migrazioni, oltre a beneficiare di una collaborazione con Rai Cinema. Dopo l’esperienza di attore, ora Wazib cosa vorrebbe fare? “Sono arrivato in Italia dopo varie vicissitudini, allontanandomi dalla mia famiglia, per costruire il mio futuro. Sogno un giorno di entrare nella Marina Militare e di diventare comandante di una nave. Spero tanto di riuscirci”.