Politica

M5s, D’Uva: “De Falco e De Bonis andavano espulsi prima. Taglio stipendio parlamentari? È nel contratto di governo”

Le espulsioni dei due senatori dal M5s? Mi pare che già prima non si poteva fare conto sul loro voto. Non seguivano il gruppo e già questo, nell’ambito di un gruppo parlamentare di maggioranza, era un elemento sufficiente per fare una espulsione. Anzi, abbiamo aspettato anche sin troppo tempo per farlo“. Così, ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, il capogruppo M5s alla Camera, Francesco D’Uva, commenta le espulsioni dei senatori Gregorio De Falco e Savero De Bonis dal movimento (assieme a loro anche gli europarlamentari Giulia Moi e Marco Valli).
E puntualizza: “Alla Camera la situazione è molto diversa, non abbiamo problemi. Nessuno si comporta in quel modo tra i miei colleghi deputati. Se ci sono persone che la pensano in maniera diversa, si dialoga, si discute e si cerca di trovare una soluzione. Cerchiamo sempre di dialogare all’interno del gruppo in modo che ognuno possa esprimersi ed espletare il proprio mandato al meglio”.

Il deputato M5s si pronuncia sull’annunciato taglio degli stipendi dei parlamentari: “Vogliamo ridurre di un terzo il numero dei parlamentari, passando così da 945 a 600, e tagliarne gli stipendi. Quando eravamo all’opposizione, avevamo chiesto di tagliare lo stipendio dei parlamentari. Non fu fatto, perché nessuno volle calendarizzare la proposta, né era d’accordo. Quindi, non avevamo i numeri e noi del M5s decidemmo tranquillamente di tagliare la nostra parte. Io personalmente ho rinunciato a oltre 200mila euro. Ora però vogliamo farlo per legge per tutti i parlamentari, in modo da restituire fiducia ai cittadini nelle istituzioni e dimostrare che si può fare politica in modo sano e non per arricchirsi”.
D’Uva definisce “pretestuose” le critiche di chi stigmatizza il taglio degli stipendi: “In generale, il ruolo di parlamentare è fondamentale, ma non dipende da quanto uno guadagna. I primi parlamentari della storia repubblicana forse neanche prendevano lo stipendio. Eppure,, nessuno si permetteva di dire che veniva svilito il loro lavoro. E non credo che chi guadagna tanto lavori meglio, visto che non mi sembra che i parlamentari delle scorse legislature abbiano lavorato così bene o che i deputati e senatori M5s, che rinunciano a una parte del proprio stipendio, lavorino male”.

E aggiunge: “La vecchia politica, che ci teneva tanto a guadagnare tanti soldi, non ha saputo dare risposte ai cittadini. Attualmente un parlamentare, otre alla voce indennità di 5 mila euro netti, ha anche la voce rimborsi che arriva anche a oltre 7mila euro, includendo la diaria e la parte con cui si pagano i collaboratori. Noi restituiamo 2mila euro, poi andiamo a rendicontare le spese, cioè mille euro per attività parlamentari o eventi sul territorio. Tutta la parte che noi non spendiamo la restituiamo. Stessa cosa per quanto riguarda i 3.690 euro di rimborsi. Quindi, alla fine ci teniamo 3.250 euro di indennità e 3mila euro di diaria, a fronte dei 12-13mila euro totali“.

D’Uva, infine, spiega, scostandosi dalle dichiarazioni del leghista Claudio Borghi: “A quanto ammonterà il taglio degli stipendi dei parlamentari? Vedremo poi i dettagli su quanto riusciremo a scendere. Sentiremo i nostri alleati di governo e anche le opposizioni. E’ normale che ci debba essere un dialogo che permetterà di raggiungere la migliore proposta che possiamo ottenere in questa legislatura. Non credo che ci sia un no da parte della Lega. Nel contratto di governo, comunque, c’è il taglio ai privilegi e agli sprechi, un po’ generico. Ma secondo noi il taglio dello stipendio dei parlamentari rientra sicuramente in questa voce“.