Si chiama Jo Song-gil. Per oltre un anno è stato ambasciatore di Pyongyang in Italia. “All’inizio del mese scorso” ha chiesto asilo politico per sé e per la sua famiglia in un “imprecisato Paese occidentale”. Le autorità italiane “stanno studiando il da farsi”, ma intanto il diplomatico si trova sotto la protezione di Roma “in un luogo sicuro“. La nuova defezione tra i diplomatici del regime di Kim Jong-un è raccontata da un quotidiano sudcoreano, lo JoongAng Ilbo, che cita fonti anonime diplomatiche di Seul. All’Ansa, però, fonti della Farnesina smentiscono: “Non risulta una richiesta d’asilo da parte di un funzionario nordcoreano. Per via diplomatica è stato a suo tempo comunicato al ministero l’avvicendamento dell’incaricato d’affari nordcoreano a Roma. Tale avvicendamento ha poi avuto luogo”.

La presunta  richiesta di asilo di Jo sarebbe la prima di un diplomatico del Nord di alto livello dalla diserzione del 2016 di Thae Yong-ho, numero due dell’ambasciata a Londra. Jo, 48 anni, ha ricoperto il ruolo di “incaricato d’affari” dal 9 ottobre 2017 dopo l’espulsione dell’ambasciatore Mun Jong-nam in risposta al sesto test nucleare di settembre dello stesso anno fatto da Pyongyang violando le risoluzioni dell’Onu ed è conosciuto come “essere il figlio o il genero di un funzionario dei livelli più alti” del Nord, ha aggiunto il quotidiano. In Italia da maggio 2015, il diplomatico è stato sostituito nelle funzioni di incaricato d’affari il 20 novembre dal consigliere politico Kim Chon, non risultando più nella lista diplomatica nordcoreana. La richiesta di asilo, quindi, sarebbe da collegare all’ordine di rientrare a Pyongyang.

Nel caso di Thae, l’educazione e un migliore futuro per i suoi tre figli furono le causa primarie menzionate per la diserzione. L’ambasciata a Roma è tra le più importanti della rete estera nordcoreana avendo due diplomatici provenienti dal ministero degli Esteri, più altri due che si occupano degli affari legati alla Fao, l’agenzia dell’Onu che ha sede a Roma. In generale, come metodo per prevenire le fughe, i diplomatici del Nord lasciano in patria diversi componenti della famiglia, soprattutto bambini, mentre a Jo fu concesso di raggiungere Roma con moglie e figli, quasi a conferma – secondo il quotidiano – della sua appartenenza a una famiglia privilegiata.

Da Seul arrivano le prime conferme. Jo Song-gil, ha disertato “e ora si nasconde“, ha detto il deputato Kim Min-ki, al termine di un’audizione a porte chiuse con uomini dell’intelligence sudcoreana: “Il mandato di ambasciatore ad interim doveva terminare a novembre e Jo è fuggito dall’ambasciata ai primi del mese” con la moglie.

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