Quattro voti di scarto, che rischiano di diventare due, ma Lega e M5s assicurano che al Senato non si sta aprendo un nuovo fronte di crisi. Dopo la tempesta in casa 5 stelle che ha visto l’espulsione di due senatori (tra cui il capitano Gregorio De Falco) e in attesa che i 5 stelle decidano le sorti di altre due parlamentari (Nugnes e Fattori), dalla maggioranza cercano di calmare le acque e garantiscono che l’esecutivo avrà ancora vita lunga. “Siamo tranquilli, andiamo avanti. Abbiamo già dato il via libera a misure importanti a Palazzo Madama mentre c’erano i dissidenti M5s”, ha esordito il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo. Poco prima era toccato al collega dei 5 stelle Stefano Patuanelli fare la parte del pompiere. In un’intervista a il Messaggero infatti, ha detto che non solo la situazione è sotto controllo, ma se dovesse intervenire la stampella di Fratelli d’Italia non avrebbero problemi: “Se altre forze politiche percepiscono la bontà dei nostri provvedimenti, ben vengano i loro voti. Non c’è nessun tabù verso Fdi così come per nessun’altra forza politica”. Anche se ha ammesso: “I margini sono più ristretti. Ma non si può pensare di derogare ai principi in nome della convenienza politica. A prescindere dai numeri, chi non si comporta in un certo modo non può restare nel M5s. In ogni caso non siamo preoccupati. Di fronte a misure utili ai cittadini, in Aula troveremo una convergenza più ampia di quella della maggioranza in senso stretto”.
Attualmente al Senato il governo attualmente conta 165 parlamentari, ovvero quattro voti sopra la maggioranza di 161: 58 per la Lega e 107 per il M5s. I numeri potrebbero cambiare ancora se le procedure pendenti sulle dissidenti Nugnes e Fattori, dovessero dare esito negativo. Resta il fatto che alcuni dei 5 stelle espulsi dal Movimento hanno garantito il loro appoggio. Ad esempio il senatore Maurizio Buccarella: espulso nel 2018 per la vicenda dei mancati rimborsi al Movimento e ora iscritto al Gruppo misto: “Penso di continuare a dare sostegno alla maggioranza, composta principalmente dalla forza politica che mi ha eletto”, ha detto all’agenzia Adnkronos. “Credo di dover dar corso a chi mi ha votato in Puglia, tra i 5 Stelle, come ho fatto finora. Finora è stato così e penso che continuerà ad essere così”. Più complicata la posizione di De Falco, che già nei mesi scorsi non ha votato il decreto Sicurezza, il decreto Genova e la legge di Bilancio: “Non so di preciso quello che farò, di certo io continuo a essere coerente con gli obiettivi del M5s, dall’ambiente all’equità sociale, di certo cose come il decreto Salvini non le voterò. Restano presenti gli obiettivi legati alle cose su cui abbiamo il consenso della gente e gli obiettivi del contratto di governo, con cui continuerò a essere coerente”.
L’altro espulso del 31 dicembre, Saverio de Bonis, ha invece inoltrato “un reclamo al Comitato di Garanzia ed al Garante Beppe Grillo, per il quale nutro grande ammirazione, con l’intenzione di fare chiarezza in ordine alla mia posizione”. In un primo momento, l’ex grillino aveva anche detto di valutare le dimissioni dal Senato. Oggi sembra aver cambiato idea e anzi ha deciso di contestare il provvedimento. Quanto mi è stato contestato “non comporta un’automatica espulsione” ma la decisione è stata “piuttosto una scelta discrezionale da parte dei probiviri”, ha scritto. De Bonis è stato messo accusa per due sentenze di prescrizione e una condanna della Corte dei conti: “Per dovere di trasparenza, e in conformità alle regole del MoVimento, ho inoltrato, per l’ennesima volta, i certificati relativi ai miei procedimenti prescritti nel 2015, in quanto il caso dell’intervenuta prescrizione è rimessa alla discrezionalità dei probiviri e non comporta l’espulsione automatica. Personalmente non ho mai nascosto nulla e non comincerò adesso. Questa volta rendo direttamente partecipe Beppe Grillo dei miei fatti personali, inviando la stessa documentazione più volte prodotta ai probiviri”. A De Bonis si contesta anche il dissenso su alcune decisioni del governo. E su questo ha replicato: “I principali motivi di dissenso sono legati ai temi della Xylella e del TAP: propaganda elettorale per il Movimento 5 stelle, motivo di coerenza per il sottoscritto”, per me “la salute dei cittadini e la tutela della natura vengono prima delle logiche elettorali” e “ritengo di aver dimostrato a fatti e non ‘a chiacchiere’ di essere un coerente portavoce per gli attivisti e per il gruppo parlamentare del MoVimento”. Ora aspetta una risposta, nel frattempo assicura che “le cinque stelle” resteranno il suo faro. C’è da vedere che cosa significherà una volta in Aula.