Disclaimer: per scrivere questa analisi sto usando un Mac Air oro-rosa appena comprato e i miei ultimi due cellulari (negli ultimi dieci anni) sono Iphone. Lo dico non perché voglia fare pubblicità oscura ma per testimoniare che non ho nulla di personale contro il gruppo della mela. A titolo di consumatore considero il loro sistema di pre-sales e post sales eccellente, tuttavia sono convinto che Apple (specialmente post mortem del suo fondatore) l’abbia fatta fuori dal vaso.
La scusa ufficiale, diciamo principale, che Cook sembrava voler tentare era una sorta di “#HaStatoTrump”. Un po’ come dire che la scellerata politica nazionalista Usa che ha suscitato una guerra di tariffe, con i poveri consumatori cinesi (dove Cook ammette che l’Iphone vada a ruba) che non possono più acquistare l’oggetto del desiderio. La verità, anche se menzionata con la dovuta abilità che solo uno scafato Ceo possiede, è che gli Iphone (in particolare) costano troppo. A questo si aggiunga che uno scandalo del passato (l’invecchiamento programmato a botte di aggiornamenti sui vecchi modelli) sembra riemergere. Nessuno lo dice ma qualche malevolo potrebbe scorgere una seppur minima relazione tra la necessità di vendere gli Iphone nuovi e l’invecchiamento manifesto che i vecchi modelli subiscono (grazie ai continui aggiornamenti di casa Apple).
Il programma di sostituzione di batterie, che ha fatto la felicità di molti utenti (me compreso) non sembra aver avuto, come lo stesso Cook dice candidamente, un impatto positivo sulle vendite. La “guerra” che Apple ha fatto a ogni tentativo (umano direi) di riparare i suoi cellulari (anche la più semplice operazione di sostituzione della batteria era resa particolamente onerosa) è nota: in vari stati americani ha fatto lobby perché non fosse lecito riparare il cellulare, ha fatto causa in Norvegia a un negozietto che usava vecchie parti di Iphone per riparare altri modelli, collaborato con molta passione per far si che Mac e Iphone rinnovati (vecchi e rimessi a nuovo) fossero buttati fuori dalla famosa piattaforma di vendite Amazon, usato una discreta “persuasione” nei confronti dei grandi riciclatori di hi-tech perché distruggessero le parti ancora buone del parco macchine Apple da smaltire in discarica.
Insomma: “Siate affamati, siate folli”, siate quello che volete, ma di sicuro non siate parsimoniosi!
La bolla però è scoppiata. Se parliamo in particolare della Cina, il dragone in questi anni sta subendo un rallentamento negli acquisti dispendiosi procapite (diciamo la classe media, i ricchi cinesi buttano nel cesso i soldi come se non ci fosse un domani). Le strategie del governo cinese di evitare a tutti i costi che esploda una delle tante bolle (quella sugli immobili in particolar modo) sta giocando a favore di un rallentamento generalizzato della grande economia asiatica.
Se osserviamo i conti di Apple non sono cosi messi male, ma resta da comprendere cosa voglia fare Apple da grande. Il suo marchio è sinonimo di qualità non vitale: io stesso sono il primo ad ammettere che mi sono regalato il nuovo Mac (dopo otto anni di servizio del precedente modello) in parte per necessità (mi serviva un nuovo portatile) in parte per sfizio (ci sono in giro modelli non Mac da 400 euro nuovi e qualcosa meno usati).
Se però guardiamo il disegno più amplio, considerando, per esempio, i sistemi di pagamento digitale, Samsung e Huawei possono dare la polvere a Apple. Se consideriamo un euro di transato al giorno, i due gruppo asiatici surclassano Apple dal punto di vista di gestione online di pagamenti. Forse, ancora più importante, è la considerazione strategica che riguarda il mondo dei cellulari: sempre più spesso si sta manifestando il “fenomeno telco”: le telco (compagnie telefoniche) sono divenute una commodity. Sono quelli che ti vendono i dati, ma tu compri un abbonamento dati e fonia per il cellulare, usi questo abbonamento per un numero infinito di azioni (di cui solo una parte è il traffico voce). Di qui il crollo delle telco a favore dei bigdata. Sembra che questo fenomeno si stia palesando anche nel mondo dei cellulari, dove la gente preferisce (specie i cinesi) avere modelli avanzati quanto un Apple ma molto più economici, tanto alla fine conta la banda e l’accesso alla rete.
Il signor Cook può porvi rimedio? Mica tanto. Apple se non s’inventa qualche altro aggeggio super cool e vagamente innovativo rischia di diventare una boutique di hi-tech: costosa, figa, ma di fatto una realtà di nicchia.