Il ricorso della Regione Toscana alla Corte costituzionale sul decreto sicurezza è già pronto. Ad annunciarlo è il presidente Enrico Rossi: il testo verrà portato in giunta il 7 gennaio per essere approvato. Rossi dice quindi di schierarsi con i sindaci che si ribellano a una “legge disumana che mette sulla strada, allo sbando, decine di migliaia di persone che così diventano facile preda dello sfruttamento brutale e della criminalità organizzata, aumentando l’insicurezza”. Alla presa di posizione del governatore toscano ha risposto il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Ci sono 119mila toscani (pari a 53mila famiglie) in condizioni di povertà assoluta. Si contano quasi 22mila domande per ottenere una casa popolare, si registra una sanità criticata da medici e utenti per le liste d’attesa, i tagli e i turni di lavoro massacranti. Eppure il governatore Enrico Rossi straparla del decreto sicurezza. Lui pensa ai clandestini, noi agli italiani“. Già venerdì Rossi aveva espresso l’intenzione di ricorrere davanti alla Consulta, insieme al presidente del Piemonte Sergio Chiamparino.
In un post su facebook il presidente toscano scrive rivolto ai due vicepremier, Salvini e Luigi Di Maio: “Ficcatevi in testa che non siete i padroni del Paese. Abbiamo capito che a voi piacerebbe una democrazia illiberale, dove comandare a vostro piacimento, ma l’Italia è un Paese democratico, e non tutti sono d’accordo con voi”. Rossi sostiene anche l’idea di una manifestazione a Roma, il “compagno Mimmo Lucano“, come il governatore definisce il sindaco (sospeso) di Riace. Un’iniziativa, aggiunge Rossi, “per difendere nel nostro Paese i diritti fondamentali della persona e per difendere la democrazia”. Il presidente della Toscana ha ricordato tra l’altro che per i migranti e per “tutti coloro che hanno bisogno” ci saranno comunque le tutele di una legge regionale approvata dalla giunta il 22 dicembre, con due milioni di finanziamento già inseriti a bilancio.
La presa di posizione di Rossi segue quelle del sindaco di Palermo Leoluca Orlando e di Napoli Luigi De Magistris, oltre alle critiche arrivate da altri collghi di grandi città come Beppe Sala a Milano e Dario Nardella a Firenze. Tra i sindaci però si registra una spaccatura, con alcuni di centrodestra che hanno stilato un documento – con cento firme – per stigmatizzare l’illegalità di chi si propone di non applicare una legge dello Stato. Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha convocato una riunione del Consiglio direttivo per il 10 gennaio.