Le associazioni impegnate nella mobilità sostenibile e i vari consiglieri e assessori comunali, tra cui Milano e Bologna, sono allarmati dalla modifica al codice della strada inserita nel comma 103 della legge di bilancio e chiedono al governo un incontro "per correggere il testo"
Auto elettriche che parcheggiano in piazza del Plebiscito a Napoli, ibride che sfrecciano in corso Vittorio Emanuele a Milano, facendosi largo fra turisti e tavolini dei bar. Non è la fotografia di una distopica Italia degli anni Cinquanta, ma il possibile effetto di una norma inserita nella legge di bilancio approvata in via definitiva dal Parlamento che permetterebbe l’accesso libero alle aree pedonali per veicoli elettrici e ibridi. La denuncia arriva da un gruppo di associazioni impegnate nella mobilità sostenibile e rilanciata da molti consiglieri comunali sparsi in tutta Italia. “Questo intervento è una mostruosità che riporta indietro il Paese di almeno 50 anni, cancellando con due righe improvvisate i risultati raggiunti in decenni”, si legge nel comunicato. In prima linea ci sono anche gli assessori alla mobilità di Milano e Bologna, Marco Granelli e Irene Priolo, che chiedono al governo di aprire un confronto e di “lavorare il prima possibile a una correzione del testo”.
La norma contestata – Con il comma 103 della legge di bilancio, il cui testo è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 31 dicembre, è stata introdotta una modifica al codice della strada: nel delimitare le zone a traffico limitato e le aree pedonali (art. 7, comma 9 del codice), i Comuni “consentono, in ogni caso, l’accesso libero a tali zone ai veicoli a propulsione elettrica o ibrida”. Non è chiaro se lo scopo del legislatore fosse quello di permettere a queste auto di entrare solo nelle Ztl, e non anche nelle aree pedonali, nell’ottica di un provvedimento che si unisse agli altri inseriti nella manovra per favorire, nelle intenzioni del governo Conte, la mobilità elettrica . Ma il modo in cui è stata scritta la norma ha destato immediato allarme fra gli amministratori locali.
Milano e Bologna: “Correggere il testo” – A chiedere un immediato incontro con il Governo sono gli assessori competenti di Milano e Bologna. La nuova norma rischia di “fare entrare migliaia di auto nelle piazze centrali dei centri storici delle nostre città in mezzo ai tavolini delle piazze, ai turisti, o sotto i principali monumenti, solo perché ibride”, si legge nel comunicato diramato nelle scorse ore. “Speriamo quindi, e in modo trasversale lo chiedono diverse città, che Anci e governo siano disponibili a lavorare ad un proposta emendativa della norma secondo una prospettiva innovativa, ma rispettosa della sostenibilità e qualità urbana”, spiegano Granelli e Priolo, anticipando il fatto che anche altri Comuni faranno sentire la propria voce per chiedere all’esecutivo gialloverde di cambiare il testo.
L’appello delle associazioni – Schierati contro l’apertura di Ztl e aree pedonali alle auto sono anche una decina di associazioni presenti sul territorio nazionale. Da Legambiente a Greenpeace, fino a Cittadini per l’aria, Bikeitalia e la Federazione italiana amici della bicicletta, cui se ne stanno aggiungendo altre in queste ore. “Immaginate piazza del Popolo a Roma o piazza del Plebiscito a Napoli, o piazza del Duomo a Milano, o via Maqueda a Palermo, percorse incessantemente da autovetture”, è la loro denuncia. “Pensate ai centri storici medioevali di Bologna o Firenze, protetti da Ztl già a maglie troppo larghe, invasi dal traffico e parcheggio selvaggio di altre migliaia di macchine in più”. Uno scenario per cui viene puntato il dito anche contro il leader del Movimento 5 stelle. “Dov’è finito l’impegno alla ‘dieta del traffico’, ossia a togliere auto dalle città per renderle di nuovo vivibili e sicure, sottoscritto da tanti candidati, compreso il vicepremier Di Maio, in campagna elettorale?”. La richiesta è quindi quella di cancellare la norma: “Lo chiediamo con forza e ci aspettiamo rapidità nella correzione”.