Negli uffici della Questura partenopea l’interrogatorio di 4 dei 5 tifosi che erano a bordo della Volvo V40 ritenuta dagli inquirenti milanesi coinvolta nell’investimento. Ma il loro avvocato smentisce. Intanto il tifoso interista che ha fatto i nomi di "7-8 ultras" della curva Nord è stato posto ai domiciliari dal giudice Guido Salvini
È in corso, negli uffici della Questura di Napoli, l’interrogatorio di quattro dei cinque tifosi partenopei che erano a bordo della Volvo V40 ritenuta dagli inquirenti milanesi coinvolta nell’investimento e nella successiva morte dell’ultrà del Varese gemellato con gli ultrà dell’Inter, Daniele Belardinelli, durante gli scontri che hanno preceduto Inter-Napoli il 26 dicembre. Tra le persone che erano presenti nella station wagon nera figurerebbe anche un minorenne: anche lui potrebbe essere ascoltato oggi. Intanto esce dal carcere Luca Da Ros, il tifoso interista arrestato che aveva fatto il nome del capo ultrà nerazzurro Marco Piovella. Da Ros, ha spiegato il suo legale Alberto Tucci, ha collaborato con i magistrati: “In un album fotografico di 34 persone” mostratogli ieri dai pm “ha riconosciuto 7-8” ultras della curva, “alcuni dei quali hanno partecipato” all’assalto. Tra loro anche Nino Ciccarelli, capo dei Viking della curva nord.
Da Ros ha fornito ai magistrati “numerosi dettagli utili” sulle “modalità dell’attacco” e per “risalire ai responsabili dell’omicidio di Belardinelli”, “nonostante le minacce ricevute presso la sua abitazione e apparse sui numerosi social network”, scrive il gip Guido Salvini spiegando che Da Ros ha anche svelato la “identità di numerose persone coinvolte” malgrado la “pressione” e la “omertà” della curva. Per il giudice, che ha concesso gli arresti domiciliari al giovane, la sua scelta di parlare con i magistrati non è stata facile per la “pressione che i gruppi di tifosi ultras sono in grado di esercitare”.
Due tifosi del Napoli indagati – L’inchiesta dei pm milanesi negli ultimi giorni ha spostato il suo baricentro a Napoli. Due i tifosi partenopei iscritti nel registro degli indagati: il primo si trovava nella Volto V40, gli inquirenti stanno cercando di appurare se fosse alla guida dell’auto, ed è indagato per omicidio volontario anche come atto dovuto per poter effettuare gli accertamenti tecnici irripetibili. Il secondo è indagato per concorso in rissa ed è il giovane che ha realizzato l’audio diffuso tramite Whatsapp nel quale vantava le gesta degli ultras napoletani nello scontro con gli interisti.
La testimonianza – Quest’ultimo è stato ascoltato venerdì in Questura, dove si è presentato spontaneamente, e ha raccontato agli investigatori di non aver preso parte agli scontri ma di aver riferito quanto ascoltato da altri. Il giovane ha anche fornito qualche elemento in più riguardo la dinamica degli scontri: dopo l’assalto di oltre 100 ultras interisti, supportati nell’azione da gemellati provenienti da Varese e Nizza, ci sarebbe stata una tregua probabilmente legata proprio all’investimento di Belardinelli, per permettere i soccorsi, dopo la quale sarebbero stati i napoletani a contrattaccare, da qui l’ipotesi di concorso in rissa. Il giovane ascoltato ieri in Questura ha anche messo a disposizione degli inquirenti la sua auto, sulla quale non sarebbero emersi segni riconducibili all’investimento.
Il legale: “Volvo non coinvolta” – Negli uffici della Questura da un ingresso laterale sono entrate cinque persone, quattro delle quali assistite dal avvocato Emilio Coppola. La Volvo V40 “non è una delle auto coinvolte nell’incidente”, ha detto il legale ai giornalisti. L’auto in questione è stata lavata dopo il ritorno a Napoli: “Un fatto assolutamente non dirimente – spiega l’avvocato – i ragazzi sono andati in 5 a Milano per vedere la partita, quella era l’auto che usava il padre per andare a lavorare. Mi pare normale tornare a Napoli e portarla a lavare prima di riconsegnarla al padre”. L’avvocato Coppola ha inoltre spiegato che “il guidatore dell’auto non era il figlio del proprietario della società di leasing ma un altro ragazzo, oggi lo chiariremo agli inquirenti”.
“Sarà un’indagine che riserverà colpi di scena – ha detto ancora Coppola – vedremo poi se gli investigatori milanesi decideranno di notificare in tempo reale un avviso di garanzia. Al momento questo passo non ci risulta essere stato fatto, neppure per colui che erroneamente è stato indicato come l’autista della Volvo. Oggi chiariremo anche questo”.