Il sistema messo a punto dal Miur per le assunzioni nelle università divide. Perché se nelle intenzioni dichiarate dal ministro Marco Bussetti e dai suoi più stretti collaboratori vuole premiare gli atenei virtuosi, riducendo i costi insostenibili di quelli che gestiscono male le proprie risorse, secondo i detrattori non fa altro che favorire (ancora una volta) le università del Nord rispetto a quelle meridionali. Le novità arrivano da due distinti provvedimenti: l’emendamento inserito nella manovra che incrementa, a livello nazionale, le facoltà di assunzione nel biennio 2019-2020 e il decreto firmato il 29 dicembre scorso dal Miur sui criteri di ripartizione dei ‘punti organico 2018’, l’unità di misura utilizzata dal ministero per definire il numero di assunzioni che ciascuna università può effettuare ogni anno. Criteri che già in passato sono stati oggetto di aspre critiche da parte di sindacati e associazioni studentesche. Alessio Bottalico, coordinatore nazionale di Link Coordinamento Universitario, nel decreto ministeriale “ancora una volta emerge una continuità con il passato nelle modalità di distribuzione” e si alimentano “disuguaglianze tra Atenei del Nord e Centro-Sud del Paese”. Secondo il Miur, invece, non c’è dubbio che “dopo 12 anni tornano a crescere le assunzioni nelle Università e gli atenei virtuosi potranno andare ben oltre il normale turn over”.
COSI’ SI SUPERA IL TURN OVER – Nel suo discorso per l’apertura dell’anno accademico all’Università di Torino il leghista Giuseppe Valditara, capo dipartimento Università del Miur, aveva già parlato della necessità di aumentare il numero delle assunzioni. E proprio Valditara ha lavorato in prima persona all’emendamento inserito nella legge di Bilancio con cui si incrementano le normali facoltà di assunzione, pari al 100 per cento del turn over (come nel 2018), con ulteriori 220 punti organico nel 2019 e altri 220 nel 2020. Questi punti si aggiungeranno al piano straordinario previsto in manovra per l’assunzione di circa 1.500 ricercatori tipo b e la progressione di carriera dei ricercatori a tempo indeterminato, anche se la legge di Bilancio rinvia tutti gli ingressi al 15 novembre 2019. “Per ogni 20 persone che andranno in pensione ne arriveranno 27 – spiegano i dirigenti del Miur a ilfattoquotidiano.it – e se nel 2018 (senza i punti organico in più, ndr) si arriva al 100 per cento di turn over come media nazionale, bisogna ricordare che negli anni passati la percentuale è variata dal 25 all’80 per cento del 2017”. Lo stesso ministro Bussetti ha parlato di “una svolta”. “Si tratta – spiegano al Miur – di un emendamento, originariamente anche più ampio, che rappresenta una vera rivoluzione” e con il quale si premiano le università virtuose, quelle con una spesa di personale inferiore all’80% e un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria superiore a 1.
NEL 2019 E 2020 ALMENO 440 ASSUNZIONI IN PIU’ – Di quante assunzioni si parla? Ogni dipendente corrisponde a un equivalente in punti organico, a seconda che si parli di personale docente o tecnico-amministrativo e del livello di inquadramento. Un professore ordinario corrisponde a un punto organico, un professore associato a 0,70 punti organico, un ricercatore varia da 0,40 a 0,50, mentre un tecnico-amministrativo da 0,20 a 0,65. Per tirare le somme, dunque, per quanto riguarda i punti aggiuntivi previsti per il 2019 e il 2020 parliamo di almeno 440 assunzioni in più, che valgono 25 milioni sul Fondo di finanziamento ordinario per l’anno in corso e altrettanti per il prossimo. Cinquanta milioni da dividere per aumentare le assunzioni delle università virtuose (dal 2019 con un indicatore di spesa di personale inferiore al 75% e un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria superiore a 1,1). Ed è proprio qui che sorge il problema, nei criteri di ripartizione stabiliti nel decreto firmato da Bussetti.
IL SISTEMA DI RIPARTIZIONE – E la questione si pone già per il turn over del 2018. Come chiarito dal ministro dell’Istruzione nella nota con la quale ha annunciato la firma del decreto, infatti, sono 2.038 i punti organico messi a disposizione (in relazione ad altrettante cessazioni avvenute nel 2017), che corrispondono quindi a un turn-over del 100%. Le Università virtuose potranno superare il tetto massimo del 110% delle proprie cessazioni nell’attribuzione dei punti organico. Dopo aver assicurato a tutti gli atenei il turn over del 50%, il restante 50% di sistema è stato ripartito esclusivamente in proporzione al livello di virtuosità dei bilanci. Tra gli Atenei che trarranno maggiore beneficio da questa novità (e che potranno andare oltre il tetto del 110%) ci sono Bergamo (310%), Politecnico di Milano (237%), Milano Bicocca (186%), Varese Insubria (143%), Milano Statale (121%), Catanzaro (191%), Parthenope di Napoli (137%), Chieti Pescara (194%), Urbino (195%), Politecnico di Torino (138%), Torino (117%), Politecnico di Bari (129%), Piemonte Orientale (129%), Verona (132%), Venezia Ca’ Foscari (127%).
“CI GUADAGNA IL NORD” – Ma per quest’anno, non essendoci punti organico aggiuntivi, perché queste università vadano oltre il turn over occorrerà che scendano le percentuali di altri atenei. “Infatti, rispettivamente 55 e 85 punti organico del centro e del sud vengono trasferiti agli atenei del nord”, denuncia il coordinatore nazionale di Link Alessio Bottalico. “È come se l’equivalente di 280 ricercatori – aggiunge – da un anno all’altro abbandonasse gli atenei meridionali per essere trasferito nelle più ricche università settentrionali”. La questione è stata approfondita dal gruppo pubblico Roars (Return on Academic Research). Il blog degli accademici ricorda infatti che dal 2012 una norma prevista da un decreto-legge del Governo Monti ha tolto agli atenei con i conti in regola la facoltà di disporre del proprio turn over “prevedendo – spiega Roars – che i pensionamenti avvenuti in un ateneo A possano essere conteggiati come turnover di un ateneo B” qualora questa seconda università conti su “un bilancio ancora più solido del (pur virtuoso) ateneo A secondo un complicato algoritmo”. Meccanismo che non solo rappresenta “un unicum nella pubblica amministrazione”, ma “risulta ancora più odioso se si pensa che gli indicatori di bilancio dipendono in maniera significativa dalle entrate derivanti dalle tasse degli studenti”.
FAVORITO CHI TASSA DI PIU’ GLI STUDENTI – Un sistema che negli ultimi sei anni avrebbe avrebbe fatto dirottare “oltre 500 punti organico dal Centro Sud al Nord” e confermato dal nuovo governo. I pensionamenti di un ateneo possono dunque essere attribuiti a un’altra università. “L’unica novità è nelle clausole di salvaguardia – scrive Roars – Viene infatti eliminato ogni limite superiore al guadagno, a spese di altri atenei, di punti organico di un singolo ateneo, e portata al -50% (nel 2014 era -40%) la perdita massima del turnover di un ateneo virtuoso rispetto al turnover medio nazionale”. In questo modo non si elimina la distorsione per cui “atenei ‘virtuosi’ debbono accontentarsi di un turnover quasi dimezzato” rispetto alla media. Secondo Bottalico l’effetto è chiaro: poiché tra i vari criteri che premiano le Università più ricche vi è quello della contribuzione studentesca “per ottenere più punti organico bisogna tassare maggiormente gli studenti”. Il tutto nel Paese in cui “le tasse universitarie sono tra le più alte in Europa e gli studenti esonerati dal pagamento rappresentano solo il 13% contro il 32% della Francia e il 30% della Spagna secondo l’ultimo rapporto Eurydice”.
LA REPLICA DEL MIUR – A ilfattoquotidiano.it i dirigenti del Miur fanno sapere che, proprio per evitare queste distorsioni “mesi fa è stato adottato un decreto in base al quale viene aumentata la dotazione finanziaria per le università dove gli studenti pagano tasse più basse (al Sud come al Nord)”. Fonti del Ministero definiscono il decreto firmato il 29 dicembre “un provvedimento di equità” con il quale “non si è voluto in alcun modo favorire gli atenei del Nord”. L’obiettivo, invece, sarebbe quello di attribuire i punti organico alle università virtuose piuttosto che a quelle realtà dove “il personale è già più numeroso di quanto l’ateneo possa permettersi economicamente, tanto da essere arrivate in alcuni casi sull’orlo del fallimento oppure a diventare meri ‘stipendifici’ non più in condizioni di fare ricerca”. L’obiettivo, secondo la visione del Miur, è quello di arrivare a una situazione di equilibrio anche laddove oggi le situazioni finanziarie sono più complesse. Una scommessa, però, la cui riuscita dipenderà inevitabilmente anche dalla gestione finanziaria dei singoli atenei.
Scuola
Università, Miur: “Più assunzioni oltre il turnover per atenei virtuosi”. Studenti: “Si alimentano disuguaglianze Nord-Sud”
La legge di Bilancio consente almeno 440 assunzioni in più nel 2019 e 2020. Per il 2018 intanto sono stati messi a disposizione 2.038 punti organico e il decreto approvato il 29 dicembre consente a chi ha i bilanci migliori di prendere più persone. A trarne più beneficio sono Bergamo, Politecnico di Milano, Milano Bicocca, Varese Insubria, Statale di Milano, Catanzaro e Parthenope di Napoli. Il ministero: "Provvedimento di equità"
Il sistema messo a punto dal Miur per le assunzioni nelle università divide. Perché se nelle intenzioni dichiarate dal ministro Marco Bussetti e dai suoi più stretti collaboratori vuole premiare gli atenei virtuosi, riducendo i costi insostenibili di quelli che gestiscono male le proprie risorse, secondo i detrattori non fa altro che favorire (ancora una volta) le università del Nord rispetto a quelle meridionali. Le novità arrivano da due distinti provvedimenti: l’emendamento inserito nella manovra che incrementa, a livello nazionale, le facoltà di assunzione nel biennio 2019-2020 e il decreto firmato il 29 dicembre scorso dal Miur sui criteri di ripartizione dei ‘punti organico 2018’, l’unità di misura utilizzata dal ministero per definire il numero di assunzioni che ciascuna università può effettuare ogni anno. Criteri che già in passato sono stati oggetto di aspre critiche da parte di sindacati e associazioni studentesche. Alessio Bottalico, coordinatore nazionale di Link Coordinamento Universitario, nel decreto ministeriale “ancora una volta emerge una continuità con il passato nelle modalità di distribuzione” e si alimentano “disuguaglianze tra Atenei del Nord e Centro-Sud del Paese”. Secondo il Miur, invece, non c’è dubbio che “dopo 12 anni tornano a crescere le assunzioni nelle Università e gli atenei virtuosi potranno andare ben oltre il normale turn over”.
COSI’ SI SUPERA IL TURN OVER – Nel suo discorso per l’apertura dell’anno accademico all’Università di Torino il leghista Giuseppe Valditara, capo dipartimento Università del Miur, aveva già parlato della necessità di aumentare il numero delle assunzioni. E proprio Valditara ha lavorato in prima persona all’emendamento inserito nella legge di Bilancio con cui si incrementano le normali facoltà di assunzione, pari al 100 per cento del turn over (come nel 2018), con ulteriori 220 punti organico nel 2019 e altri 220 nel 2020. Questi punti si aggiungeranno al piano straordinario previsto in manovra per l’assunzione di circa 1.500 ricercatori tipo b e la progressione di carriera dei ricercatori a tempo indeterminato, anche se la legge di Bilancio rinvia tutti gli ingressi al 15 novembre 2019. “Per ogni 20 persone che andranno in pensione ne arriveranno 27 – spiegano i dirigenti del Miur a ilfattoquotidiano.it – e se nel 2018 (senza i punti organico in più, ndr) si arriva al 100 per cento di turn over come media nazionale, bisogna ricordare che negli anni passati la percentuale è variata dal 25 all’80 per cento del 2017”. Lo stesso ministro Bussetti ha parlato di “una svolta”. “Si tratta – spiegano al Miur – di un emendamento, originariamente anche più ampio, che rappresenta una vera rivoluzione” e con il quale si premiano le università virtuose, quelle con una spesa di personale inferiore all’80% e un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria superiore a 1.
NEL 2019 E 2020 ALMENO 440 ASSUNZIONI IN PIU’ – Di quante assunzioni si parla? Ogni dipendente corrisponde a un equivalente in punti organico, a seconda che si parli di personale docente o tecnico-amministrativo e del livello di inquadramento. Un professore ordinario corrisponde a un punto organico, un professore associato a 0,70 punti organico, un ricercatore varia da 0,40 a 0,50, mentre un tecnico-amministrativo da 0,20 a 0,65. Per tirare le somme, dunque, per quanto riguarda i punti aggiuntivi previsti per il 2019 e il 2020 parliamo di almeno 440 assunzioni in più, che valgono 25 milioni sul Fondo di finanziamento ordinario per l’anno in corso e altrettanti per il prossimo. Cinquanta milioni da dividere per aumentare le assunzioni delle università virtuose (dal 2019 con un indicatore di spesa di personale inferiore al 75% e un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria superiore a 1,1). Ed è proprio qui che sorge il problema, nei criteri di ripartizione stabiliti nel decreto firmato da Bussetti.
IL SISTEMA DI RIPARTIZIONE – E la questione si pone già per il turn over del 2018. Come chiarito dal ministro dell’Istruzione nella nota con la quale ha annunciato la firma del decreto, infatti, sono 2.038 i punti organico messi a disposizione (in relazione ad altrettante cessazioni avvenute nel 2017), che corrispondono quindi a un turn-over del 100%. Le Università virtuose potranno superare il tetto massimo del 110% delle proprie cessazioni nell’attribuzione dei punti organico. Dopo aver assicurato a tutti gli atenei il turn over del 50%, il restante 50% di sistema è stato ripartito esclusivamente in proporzione al livello di virtuosità dei bilanci. Tra gli Atenei che trarranno maggiore beneficio da questa novità (e che potranno andare oltre il tetto del 110%) ci sono Bergamo (310%), Politecnico di Milano (237%), Milano Bicocca (186%), Varese Insubria (143%), Milano Statale (121%), Catanzaro (191%), Parthenope di Napoli (137%), Chieti Pescara (194%), Urbino (195%), Politecnico di Torino (138%), Torino (117%), Politecnico di Bari (129%), Piemonte Orientale (129%), Verona (132%), Venezia Ca’ Foscari (127%).
“CI GUADAGNA IL NORD” – Ma per quest’anno, non essendoci punti organico aggiuntivi, perché queste università vadano oltre il turn over occorrerà che scendano le percentuali di altri atenei. “Infatti, rispettivamente 55 e 85 punti organico del centro e del sud vengono trasferiti agli atenei del nord”, denuncia il coordinatore nazionale di Link Alessio Bottalico. “È come se l’equivalente di 280 ricercatori – aggiunge – da un anno all’altro abbandonasse gli atenei meridionali per essere trasferito nelle più ricche università settentrionali”. La questione è stata approfondita dal gruppo pubblico Roars (Return on Academic Research). Il blog degli accademici ricorda infatti che dal 2012 una norma prevista da un decreto-legge del Governo Monti ha tolto agli atenei con i conti in regola la facoltà di disporre del proprio turn over “prevedendo – spiega Roars – che i pensionamenti avvenuti in un ateneo A possano essere conteggiati come turnover di un ateneo B” qualora questa seconda università conti su “un bilancio ancora più solido del (pur virtuoso) ateneo A secondo un complicato algoritmo”. Meccanismo che non solo rappresenta “un unicum nella pubblica amministrazione”, ma “risulta ancora più odioso se si pensa che gli indicatori di bilancio dipendono in maniera significativa dalle entrate derivanti dalle tasse degli studenti”.
FAVORITO CHI TASSA DI PIU’ GLI STUDENTI – Un sistema che negli ultimi sei anni avrebbe avrebbe fatto dirottare “oltre 500 punti organico dal Centro Sud al Nord” e confermato dal nuovo governo. I pensionamenti di un ateneo possono dunque essere attribuiti a un’altra università. “L’unica novità è nelle clausole di salvaguardia – scrive Roars – Viene infatti eliminato ogni limite superiore al guadagno, a spese di altri atenei, di punti organico di un singolo ateneo, e portata al -50% (nel 2014 era -40%) la perdita massima del turnover di un ateneo virtuoso rispetto al turnover medio nazionale”. In questo modo non si elimina la distorsione per cui “atenei ‘virtuosi’ debbono accontentarsi di un turnover quasi dimezzato” rispetto alla media. Secondo Bottalico l’effetto è chiaro: poiché tra i vari criteri che premiano le Università più ricche vi è quello della contribuzione studentesca “per ottenere più punti organico bisogna tassare maggiormente gli studenti”. Il tutto nel Paese in cui “le tasse universitarie sono tra le più alte in Europa e gli studenti esonerati dal pagamento rappresentano solo il 13% contro il 32% della Francia e il 30% della Spagna secondo l’ultimo rapporto Eurydice”.
LA REPLICA DEL MIUR – A ilfattoquotidiano.it i dirigenti del Miur fanno sapere che, proprio per evitare queste distorsioni “mesi fa è stato adottato un decreto in base al quale viene aumentata la dotazione finanziaria per le università dove gli studenti pagano tasse più basse (al Sud come al Nord)”. Fonti del Ministero definiscono il decreto firmato il 29 dicembre “un provvedimento di equità” con il quale “non si è voluto in alcun modo favorire gli atenei del Nord”. L’obiettivo, invece, sarebbe quello di attribuire i punti organico alle università virtuose piuttosto che a quelle realtà dove “il personale è già più numeroso di quanto l’ateneo possa permettersi economicamente, tanto da essere arrivate in alcuni casi sull’orlo del fallimento oppure a diventare meri ‘stipendifici’ non più in condizioni di fare ricerca”. L’obiettivo, secondo la visione del Miur, è quello di arrivare a una situazione di equilibrio anche laddove oggi le situazioni finanziarie sono più complesse. Una scommessa, però, la cui riuscita dipenderà inevitabilmente anche dalla gestione finanziaria dei singoli atenei.
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Roma, 1 gen. (Adnkronos) - "Le severe parole di condanna della violenza contro le donne unite al forte richiamo al rispetto della libertà e della dignità femminile ed alla esortazione a valorizzarne le peculiarità, i talenti ed il ruolo in ogni ambito sono il faro dell’agire politico e sociale di Azzurro Donna, il movimento femminile di Forza Italia, che in questo nuovo anno proseguirà con sempre maggiore impegno a lavorare affinché le donne siano protagoniste per loro stesse e per la nazione". Così il Segretario nazionale di Azzurro Donna, Catia Polidori.
Roma, 1 gen. (Adnkronos) - "Ecco il regalo di inizio anno di Giorgia Meloni e Matteo Salvini: nonostante siano stati bloccati in legge di Bilancio, loro aumentano comunque i pedaggi autostradali dell’1,8%". Lo scrive sui social Raffaella Paita, senatrice e coordinatrice nazionale di Italia Viva.
"E lo fanno in molte parti d’Italia, tra cui Genova e la Liguria, dove la tratta è costantemente rallentata da cantieri di opere che Autostrade per l’Italia deve fare ora perché non li ha fatti in passato! Nuova beffa per cittadini, lavoratori e studenti. Buon Anno dal governo degli aumenti e delle tasse", conclude.
Roma, 1 gen. (Adnkronos) - "Anche volendo è impossibile non vedere spropositata la misura del carcere inflitta a Gianni Alemanno, guarda caso nella notte del 31 dicembre". Così Maurizio Turco e Irene Testa segretario e tesoriere del Partito Radicale.
"È necessario che i parlamentari della Repubblica intervengano con urgenza per riformare una giustizia che produce solo ingiustizia e che fa sempre più paura ai cittadini. Occorre adottare, per quanto istituzionalmente di loro competenza, tutte le misure necessarie volte a disinnescare la bomba ad orologeria che apprendisti artificieri della ‘certezza della pena’ hanno da tempo dolosamente innescato".
Roma, 1 gen. (Adnkronos) - Oltre 700 persone per il tradizionale tuffo di Capodanno a Viareggio. Come lo scorso anno, a tuffarsi anche il generale Roberto Vannacci, che a vive a Viareggio.
Roma, 1 gen. (Adnkronos) - "La storia non ha insegnato nulla a chi governa l’Italia: ci ritroviamo a dover affrontare costi energetici inaccettabili per imprese e famiglie che ci riportano al 2021-2022 quando l’aumento del prezzo del gas portò alla triplicazione del costo delle bollette realizzando un vero e proprio salasso economico per i settori sociali ed economici più deboli. Il governo è responsabile di questa situazione perché non ha una strategia energetica ed invece di puntare sulle rinnovabili è impegnato a riportare l’Italia nella produzione di nucleare da fissione che porterà a fare pagare l’energia più di quanto la paghiamo oggi". Così Angelo Bonelli parlamentare di Avs e co-portavoce di Europa Verde.
"I dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (World Energy Outlook 2024) definiscono un quadro chiaro; il costo di generazione dell’elettricità – considerando i costi complessivi della costruzione, del funzionamento dell’impianto, dell’investimento per la costruzione, gli oneri finanziari dell’ammortamento del capitale investito, i costi operativi per la durata della vita produttiva dell’impianto, il funzionamento, il combustibile e la manutenzione – prodotta da nuove centrali nucleari in Europa - sarebbe di 170 $/MWh, contro quella generata dal solare fotovoltaico pari a 50 $/MWh (3,4 volte di meno del nucleare), quella dell’eolico onshore di 60 $/MWh (2,8 volte di meno) e quella dell’eolico offshore pari a 70 $/MWh".
"Alle ore 13 di oggi in Italia, secondo quanto riporta il portale di Terna, l’energia elettrica immessa in rete è prodotta per il 53% da rinnovabili. Siccome il governo Meloni non ha voluto separare il prezzo dell’energia prodotta dal gas da quelle delle rinnovabili, che costano meno, il prezzo dell’energia che viene pagato da imprese e famiglie è quello più alto (ovvero con l’energia prodotta dal gas). Questo inverno le bollette saranno le più care di sempre e la responsabilità di questa rapina sociale è del governo Meloni che, con il suo ministro Lollobrigida, ha fermato le rinnovabili consentendo così che anche il 2024 e 2025 saranno gli anni degli utili record delle società energetiche che acquistano, distribuiscono gas con cui producono elettricità", conclude Bonelli.
Roma 1 gen. (Adnkronos) - Sono stati 10 milioni 725 mila 454 gli spettatori che ieri sera hanno assistito in tv al messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in aumento di circa 100mila rispetto allo scorso anno, quando erano stati 10 milioni 647 mila 140. Cresce anche lo share, che passa dal 65,13 per cento al 68,36. Nel dato non sono comprese le visioni tramite web in diretta o differita.
Rimane il record di ascolti per un messaggio di fine anno di Mattarella e in generale di un Capo dello Stato registrato nel 2020, quando con 15 milioni 272 mila 170 spettatori risultò il più visto dal 1986, anno in cui sono iniziate le rilevazioni dell'Auditel.
Cifra superiore ai 15 milioni 15 mila registrati da Oscar Luigi Scalfaro nel 1993; ai 14 milioni 825 mila spettatori di Francesco Cossiga del 1991; e ai 14 milioni 364 mila sempre di Scalfaro del 1992.
Tornando ai raffronti con gli anni precedenti, nel 2015, per il primo messaggio di Mattarella, i telespettatori furono 10 milioni 75 mila 487, con uno share del 56 per cento; nel 2016 10 milioni 60 mila 189 (58,63); nel 2017 9 milioni 700 mila 277 (55,58); nel 2018 10 milioni 525 mila 49 (62,13), nel 2019 10 milioni 121 mila 552 (59,51). Nel 2020 come detto il record di 15 milioni 272 mila 170 (64,95), mentre nel 2021 gli spettatori furono 13 milioni, 541 mila 758, con uno share del 65,94. Infine nel 2022 erano stati 10 milioni 643 mila 452.
Per quanto riguarda il messaggio di ieri sera 5 milioni 41mila 931 telespettatori hanno seguito il messaggio su Raiuno; 470mila 497 su Raidue; 785mila 339 su Raitre; 43mila 412 su Rainews 24, per complessivi 6 milioni 341mila 179 sui canali della tv pubblica.
Per quanto riguarda le emittenti private, 2 milioni 998mila 325 i telespettatori su Canale 5; 328mila 655 su Retequattro; 25mila 310 su Tgcom 24; 860mila 691 su La7; 44mila 987 su Tv2000; 103mila 665 su Sky Tg 24 e 22mila 642 sempre su Sky Tg24 ma digitale, per complessivi 4 milioni 384 mila 275.
Roma, 1 gen. (Adnkronos) - “Al presidente Mattarella il nostro ringraziamento per aver sottolineato nel suo messaggio di ieri il patriottismo di tanti italiani che si sono distinti. Dai nostri militari alle forze dell'ordine che, sia in Italia che all’estero, proteggono la libertà e la sicurezza. I medici, gli insegnanti, i lavoratori, gli studenti, gli anziani, i volontari, di chiunque, in qualsiasi ruolo, rispetti i principi costituzionali". Lo afferma il presidente dei senatori di Fi, Maurizio Gasparri.
"La crescita dell’occupazione, dell’export e del turismo sono chiari segnali della crescente ‘forza attrattiva’ dell’Italia. È importante poi essere vigili sui rischi del web, sulla violenza che si diffonde attraverso la rete, ma anche dare fiducia ai giovani, tutelandoli però dalla cultura del divertimento a tutti i costi e dalle droghe, sia quelle vecchie che le nuove. L’impegno per la pace, la solidarietà per Cecilia Sala perseguitata in Iran, per gli israeliani rapiti da Hamas, il ruolo della ricerca, le sofferenze derivanti dalle troppe violenze, ma anche il crescente protagonismo delle donne, l’emergenza nelle carceri e molti altri temi sui quali Mattarella invita a riflettere e agire per il bene comune. E tutto questo, sotto il segno del ‘rispetto’, tema dell’anno che il presidente propone come impegno per l’intera Nazione.”