Il capo dei Cinquestelle: "Tutelare donne e bambini, ma non possiamo assumerci da soli i problemi dell'Ue". Ma il ministro dell'Interno: "Giusto che il M5s parli, compresi Fico e Di Battista, ma in Italia non arriva proprio nessuno"
“Non creerò il precedente facendo sbarcare i 49 migranti dalle due navi. I bulli non vinceranno”. La risposta del premier maltese Joseph Muscat alle richieste dell’Italia rende ancora più ingarbugliata la vicenda delle navi Sea Watch 3 e Sea Eye, da 16 giorni in mare senza un porto dove poter attraccare. Parole dure quelle di Muscat, che fanno alzare il livello della tensione tra Malta e l’Italia, dove non mancano ulteriori frizioni tra i due partiti di governo sulla situazione dell’accoglienza di donne e bambini presenti sulle due imbarcazioni. Il fronte interno, tuttavia, cede il passo di fronte al muro innalzato da Muscat. “Se si fosse accettato di far sbarcare le navi delle due ONG sin dall’inizio senza chiarimenti, i bulli avrebbero vinto, mentre i paesi come Malta che rispettano le leggi e salvano vite, sarebbero finiti per essere le vittime” ha detto il primo ministro maltese in un’intervista telefonica alla radio One. Muscat ha anche sottolineato che per il suo governo la cosa più semplice sarebbe stata quella di recitare la parte di “Babbo Natale” e consentire lo sbarco, ma questo “creerebbe un precedente“, con il rischio che l’isola diventi il punto di approdo nel Mediterraneo per tutti i migranti bloccati in mare.
Non si è fatta attendere la replica di Di Maio. “L’Unione Europea che sta facendo? Sul caso Diciotti questi signori li abbiamo sentiti dal giorno prima, non dal giorno dopo, mentre quando si parla delle imbarcazioni che stanno al largo di Malta sembra che Malta sia giustificata” ha detto il vicepremier a margine di una visita in un centro per anziani all’Aquila. Parlando di Muscat e del suo “non vogliamo creare il precedente”, invece, il capo politico del M5s ha sottolineato che “l’Italia i precedenti li ha creati per anni e ha accolto tutto quello che arrivava dal Mediterraneo, adesso Malta faccia la sua parte”. “Noi stiamo dicendo che devono sbarcare a Malta e se serve ci prendiamo donne e bambini – ha aggiunto – Questa è la nostra posizione, poi se qualcuno mi viene a dire donne e bambini no, io non ho ancora sentito nessuno dirmi no, e se il tema è se devono arrivare le imbarcazioni in Italia questo io non l’ho mai detto. Abbiamo sempre detto – ha puntualizzato Di Maio – che quelle imbarcazioni devono sbarcare a Malta. In Italia anche in questo caso riusciamo a parlare dell’Italia, quando invece in questo momento bisognerebbe fare pressione su Malta con tutte le nostre forze per farli sbarcare”. Che è poi quanto chiede la ong Sea Watch: “Fermiamo questa insopportabile violazione del diritto internazionale e dei diritti fondamentali, fateli scendere subito!” ha scritto su Twitter l’organizzazione.
Un botta e risposta che prolunga ancora l’odissea di Sea Watch 3 e Sea Eye e, soprattutto, dei 49 migranti presenti a bordo, tra cui anche donne e bambini. Anche per questi ultimi (10 persone in tutto) la situazione è ben lungi dallo sbloccarsi. Anzi. Tra Salvini e Di Maio continuano le precisazioni, a testimonianza di una differenza di vedute che resta ed è lampante, al netto delle rassicurazione dei vari entourage. In tal senso, rispondendo al Salvini che aveva sottolineato come i “5 Stelle fanno bene a parlare, tanto poi sono io quello che decide“, Di Maio ha sottolineato che “a Salvini nessuno vuole togliere il potere di decidere, però questa è una decisione che prende il Governo intero come abbiamo sempre fatto”. Il ministro del Lavoro, poi, ha ripetuto che “se serve, donne e bambini si fanno mandare in Italia perché Malta e l’Unione Europea non hanno neanche pietà di donne e bambini in questo momento”.
Presa di posizione che però non annulla il dubbio: il governo è disponibile ad accogliere almeno parte dei migranti a bordo della Sea Watch, come dice Luigi Di Maio? Oppure “in Italia non arriva proprio nessuno”, come sostiene l’altro vicepremier, Matteo Salvini? La posizione dell’esecutivo ancora deve definirsi, probabilmente in attesa che ancora una volta sia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a trovare una soluzione che tenga conto delle due anime della maggioranza. Ma ancora oggi la differenza di vedute tra il M5s (a Di Maio ieri si è aggiunto anche il presidente della Camera Roberto Fico) e la Lega (riunita senza dissidenze nella chiusura totale del ministro dell’Interno). La differenza esce dalle interviste che i due leader concedono a Corriere della Sera e Messaggero. Al Corriere Di Maio dice: “Noi come governo vogliamo che vengano tutelati donne e bambini; sbarchino a Malta e li accoglieremo. Non ho sentito Salvini dire che donne e bambini devono rimanere sulle navi. Anzi. Ci siamo sentiti. Sono d’accordo sulla linea dura: non possiamo assumerci da soli i problemi dell’Unione Europea sui migranti”. Ma la pressione del governo di Roma si concentra su Malta: “Adesso faccia la sua parte”, dice dall’Aquila, e faccia sbarcare le persone sulle due navi.
Per il capo del Viminale “in Italia non arriva proprio nessuno”. “Porti chiusi, sbarrati – aggiunge Salvini – Giusto che Di Maio parli e che dica il suo pensiero. E va benissimo che parlino pure Fico e Di Battista e che si discuta tra di noi e con il premier Conte, ma in materia di migranti quello che decide sono io“. Donne e bambini? Il segretario della Lega sposta il discorso: “Io lavoro per non far partire le donne, i bambini e tutti gli altri dai loro Paesi, e per evitare il rischio che muoiano nel deserto o nel Mediterraneo – ribadisce – Non si possono fare concessioni sui principi e il principio è che qui, se non attraverso i corridoi umanitari e in maniera controllata e legale, non entra più nessuno. Questa è la linea e non si cambia“.
La diversità di posizioni diventa più nitida anche per via dell’avvicinamento delle elezioni europee: i toni di Salvini sembrano diventare più netti e meno aperti alla diplomazia. Non aiutano i malumori tra i Cinquestelle sul decreto Sicurezza, che ha già mietuto vittime tra i senatori (con l’espulsione di Gregorio De Falco) e che fa emergere dubbi anche tra i fedelissimi, come il sindaco di Livorno Filippo Nogarin. Ma Di Maio assicura: “Tutti i nostri sindaci applicheranno il dl sicurezza perché è una legge dello Stato. Il punto è migliorare i provvedimenti anche alla luce dei nostri valori e lo abbiamo fatto. Anche la Lega ha votato alcuni nostri provvedimenti pur non essendo totalmente favorevole”. Il capo politico del M5s rassicura sulla tenuta della maggioranza: “Gli espulsi già stavano fuori dal conto della maggioranza, non è cambiato niente per noi. Tutti devono sapere che non c’è nessun problema a espellere chi viola le regole“. E infine le Europee, appunto: “Il nostro manifesto si fonda su quattro punti – spiega Di Maio – Lavoro e diritti sociali, ambiente, tagli agli sprechi e democrazia diretta e partecipata, con una riforma della governance europea che preveda meno poteri per la Commissione e di più per il Parlamento”. Il M5s continuerà “a non essere né di destra né di sinistra, né con Ppe o socialisti. Vogliamo essere l’ago della bilancia e con i nuovi numeri saranno i gruppi storici a dover venire da noi”. Quanto ad Alessandro Di Battista, “faremo campagna elettorale insieme. Alessandro non vuole ruoli, non ha chiesto ruoli”.
Tornando al decreto Sicurezza il presidente del Consiglio Conte incontrerà i “sindaci ribelli” – da Leoluca Orlando a Luigi De Magistris e Beppe Sala -, ma intanto il ministro Salvini difende la sua legge, “capace – dice – di rendere più facile il lavoro dei sindaci e più sicura la vita di tutti”. Quindi all’incontro tra Conte e i comuni non andrà: “Non si può parlare con chi non conosce la materia”. Ma anche il leader leghista blinda il governo: con il M5s “è una coabitazione che funziona. E sono contento che sia tornato Di Battista dalla sua vacanza, così ci dà una mano. Ognuno dice la sua ma intanto facciamo tante cose insieme, e più di quelli che ci hanno preceduto. Non c’è niente di male – rileva – ad avere qualche opinione diversa, questa è la politica. Non siamo mica in Unione sovietica“. “Da solo – osserva Salvini – non sarei riuscito a fare quello che stiamo facendo insieme ai 5Stelle”. Le priorità? Non il taglio allo stipendio dei parlamentari, spiega, piuttosto il lavoro: “La prima cosa da fare adesso, quella che poi mi sta a cuore insieme alla legittima difesa, sono i decreti per smantellare la legge Fornero, cioè per restituire e milioni di italiani il diritto alla pensione e al lavoro”.