È stato portato in reparto subito dopo la nascita, ma non è sopravvissuto: sono diventati quattro i casi di neonati deceduti agli Spedali Civili di Brescia nel reparto di terapia intensiva neonatale. Ai tre casi già noti, si è aggiunto anche quello di un bambino morto sabato mattina (era nato prematuro). Anche su questo caso l’ospedale bresciano ha disposto accertamenti, ma dalle prime indiscrezioni dalla struttura fanno filtrare che anche questo caso non sarebbe collegato agli altri decessi.
“Aveva una malformazione congenita alla trachea incompatibile con la vita”, riferisce all’Adnkronos Salute il presidente della Società italiana di neonatologia (Sin) Fabio Mosca, spiegando di aver sentito i colleghi del reparto di Terapia intensiva neonatale bresciano “uno dei centri migliori d’Italia”. “Queste cose – ammonisce – vanno dette altrimenti adesso, anche con questo caso, si ripropongono ipotesi azzardate del ‘chissà cosa c’è dietro’ e del ‘batterio strano’ non isolato e inizia un pandemonio che va evitato”. E la direzione sanitaria ha ribadito oggi – spiegando nel dettaglio le cause – che i quattro casi non sono collegati e non esiste un focolaio unico.
Nel frattempo, è stata rinviata di un giorno l’autopsia sul corpo del piccolo Marco, morto per un’infezione contratta durante il ricovero nel reparto di terapia intensiva neonatale degli Spedali civili. L’esame era stato disposto dall’ospedale, ma ora sulla vicenda, dopo il ministero della Salute e Regione Lombardia, vuole vederci chiaro anche la procura che ha aperto un’inchiesta senza indagati con l’ipotesi di omicidio colposo. Il pubblico ministero Corinna Carrara, titolare del fascicolo, dovrebbe disporre l’autopsia per martedì.
Oggi intanto i carabinieri del Nas hanno acquisito le cartelle cliniche di altri tre piccoli pazienti morti il 30 dicembre, il 4 e 5 gennaio scorsi. Tutta la documentazione è stata consegnata ai magistrati. Da quanto si è saputo da fonti investigative, però, al momento non sarebbero emersi collegamenti evidenti tra le morti dei quattro neonati, che versavano tutti in “condizioni di criticità” sia per il basso peso registrato alla nascita che per altre patologie. Sarà l’autopsia del bambino morto il 5 gennaio a permettere agli inquirenti di fare luce sull’accaduto.
Ieri dall’ospedale di Brescia hanno assicurato che non esiste “nessun caso di epidemia“. La madre del piccolo Marco, tuttavia, ha chiesto verità: “Il 29 improvvisamente, proprio mentre stava migliorando ha accusato uno choc settico e nessuno ad oggi è stato in grado di dirci perché. Non attacchiamo, ma chiediamo di sapere” ha detto la donna, il cui figlio è deceduto pochi giorni dopo altri due compagni di stanza, anche loro prematuri. “Non sussiste alcuna relazione tra i tre eventi” ha spiegato, in una nota, la direzione degli Spedali civili di Brescia.
Si indaga però sullo stesso reparto chiuso l’estate scorsa per un focolaio epidemico di infezione/colonizzazione da Serratia marcescens che aveva ucciso un neonato. “Non siamo davanti ad un nuovo caso come quest’estate”, hanno assicurato dall’ospedale, confermando che ad oggi non si conoscono le accuse che hanno portato alla morte del piccolo Marco. “La morte è riconducibile alle complicanze di una grave infezione sistemica (sepsi), di origine ancora indeterminata, nonostante i molteplici esami microbiologici eseguiti” è scritto nel comunicato.