Le decisioni della Giunta regionale umbra e poi di quella emiliana seguono quelle delle altre due Regioni. Salvini replica: "Non vedo l'ora che la Corte costituzionale si pronunci". Il governatore del Lazio: "Nella legge regionale di bilancio abbiamo stanziato 1,2 milioni di euro per non far chiudere i centri di accoglienza dei migranti diffusi sul territorio"
Umbria, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna ricorreranno alla Consulta contro il decreto sicurezza. E anche la Regione Lazio sta valutando di appellarsi o meno alla corte Costituzionale. “Non vedo l’ora che la Consulta si pronunci perché ci abbiamo lavorano tanto e bene. Mi fa specie l’ignoranza di qualche governatore come quello del Lazio che parla di diritto alla salute che in Italia è garantito a tutti”, ha commentato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Nel frattempo il governatore Nicola Zingaretti annuncia: “Nella legge regionale di bilancio abbiamo stanziato 1,2 milioni di euro per non far chiudere gli Sprar“, cioè i centri di accoglienza dei migranti diffusi sul territorio.
Continua lo scontro tra sindaci e presidenti di Regione contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini sul decreto sicurezza. Il provvedimento fortemente voluto dal leader della Lega presenta profili di “palese incostituzionalità che vanno ad impattare su tutte le più importanti materie di legislazione regionale quali salute, assistenza sociale, diritto allo studio, formazione professionale e politiche attive del lavoro e l’edilizia residenziale pubblica”, ha detto Antonio Bartolini, assessore regionale umbro nella seduta della Giunta, che ha approvato la mozione. L’Umbria segue il Piemonte e la Toscana, così come l’Emilia Romagna che annuncia la decisione presa dalla giunta: “Abbiamo scelto di rivolgerci alla Consulta – ha detto il presidente Stefano Bonaccini – impugnando non l’intero decreto, ma le norme che più direttamente riguardano le Regioni e i Comuni e che stanno generando conflitto e confusione“. Mentre oltre al Lazio, anche Calabria e Basilicata valutano un passo analogo.
“Dl Sicurezza crea caos legislativo” – Secondo l’assessore Bartolini il decreto, nell’eliminare i permessi di soggiorno per motivi umanitari e togliendo il diritto di residenza ai richiedenti asilo (su cui diversi sindaci stanno esercitando il diritto di obiezione di coscienza) “sta creando un vero e proprio ‘caos’ normativo e legislativo e confusione nelle responsabilità dei funzionari di Regione, Asl, Agenzie e Comuni e parallelamente una ‘corsa ad ostacolì per gli stranieri che, entrati con un regolare permesso di soggiorno, oggi o sono riportati, con legge dello Stato, nella clandestinità e nell’irregolarità o gli viene tolta la residenza”. Con la conseguenza – ad avviso dell’assessore – che “i vari diritti riconosciuti, soprattutto mediante la legislazione regionale, come il diritto alle cure mediche e ad usufruire dei servizi sanitari, il diritto allo studio, comprese le provvidenze per gli studenti universitari, la formazione professionale che viene erogata soprattutto agli immigrati, con benefici per il nostro apparato produttivo, o vengono compromessi o ne viene aggravato l’esercizio, per cui il percorso all’integrazione viene interrotto determinando insicurezza sociale“.
Umbria varerà legge “salva irregolari” – “Le misure intraprese dalla Giunta sono in continuità con la tradizione millenaria di civiltà del popolo umbro – ha detto la presidente delle regione Catiuscia Marini, che ha proposto alla Giunta di sollevare la questione di costituzionalità – improntata ai principi di convivenza pacifica e solidarietà, sempre vicina a chi ne ha bisogno: nessuno di coloro che vivono in Umbria verrà abbandonato al suo destino, umbri e non, con buona pace dei disseminatori di odio. Questa è la terra di San Francesco e San Benedetto, è la terra della spiritualità che si è fatta accoglienza, è la terra dell’impegno laico, civile, solidarista e pacifista”. La Giunta regionale ha inoltre deliberato di avviare il percorso per l’approvazione di un disegno di legge “salva-regolari” che “mantenga inalterati, a garanzia di tutta la comunità regionale e in attesa del giudizio della Corte, i diritti sociali ed umani garantiti nel territorio regionale a quegli stranieri entrati regolarmente in Italia e che ora sono stati privati delle proprie legittime aspettative dal decreto sicurezza”. La Giunta sosterrà anche le azioni legali intraprese dai sindaci, mediante gli “opportuni strumenti giuridici”. “Ai nostri valori ispirati alla Carta Costituzionale e alle convenzioni internazionali di salvaguardia dei diritti dell’uomo – ha concluso Marini – non rinunciamo”.
Chiamparino: “Esistono condizioni per ricorso” – “Ho avuto conferma dalla nostra avvocatura che su questo si sta anche confrontando con i colleghi della Regione Toscana, che esistono le condizioni giuridiche per il ricorso alla Consulta perché il decreto impedendo il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari e assistenziali di nostra competenza”, ha detto Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte. “Noi – continua il presidente – continueremo a fornire le cure necessarie, in base al principio universale che quando una persona sta male deve essere curata , ma sono evidenti le gravi conseguenze che il decreto avrà sul territorio regionale, creando di colpo una massa di invisibili di cui in qualche modo la Regione e i Comuni dovranno comunque occuparsi, nel campo della sanità e delle politiche sociali, con evidenti e paradossali ripercussioni negative proprio sul terreno della sicurezza e della convivenza civile”.
Rossi: “Il decreto deve essere depotenziato” – “Il decreto Salvini deve essere depotenziato: se Conte ci chiamasse basterebbe un chiarimento e una modifica dell’articolo 13″, relativo all’iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo, ha detto Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. “Si sta creando tensione nella quale la non iscrizione rischia di creare una situazione di non controllo sui territori”, ha aggiuntto Rossi che presenterà nel pomeriggio i contenuti del ricorso.
Zingaretti: “1,5 milioni per non chiudere Sprar” – Anche il governatore del Lazio, Zingaretti, sta valutando di ricorrere alla corte Costituzionale. “Dobbiamo fare in modo che due pilastri della vita democratica come la civiltà e la sicurezza non vengano messi in discussione”, ha detto il presidente annunciando che la Regione Lazio ha accantonato 1,2 milioni “per attenuare o annullare se possibile gli effetti devastanti del decreto Sicurezza. Con questi fondi garantiremo agli Sprar di non chiudere“. “Faremo presto un bando -ha detto Zingaretti – che permetterà ai comuni di partecipare e di tenere in vita dei caposaldi dell’integrazione che il dl mette in discussione. Le Asl del Lazio hanno ricevuto la disposizione di non interrompere, in nessun caso, l’assistenza sanitaria per le persone che ne hanno diritto. Nelle prossime ore incontrerò i sindaci per cercare di stabilire come evitare gli effetti negativi del provvedimento del decreto Salvini”.
Bonaccini: “Conflitto tra vecchie e nuove norme” – La Regione Emilia Romagna sta esaminando, ha spiegato il governatore Bonaccini, “gli effetti che determina il potenziale conflitto tra norme vecchie ma non abolite e nuove disposizioni, ad esempio in materia di iscrizione all’anagrafe e residenza. Il caos legislativo e la contrapposizione tra Stato e Comuni non sono certo la premessa né per il buon funzionamento dell’accoglienza, né per accrescere la sicurezza delle comunità. La sanità, per fare un esempio, è competenza regionale e assicurare a tutte le persone il diritto ad accedere alle prestazioni sanitarie è compito nostro: lo dico nell’interesse di tutta la comunità, perché assicurare ai singoli le cure necessarie non è solo un diritto primario dei singoli, ma anche una garanzia di salute per l’intera comunità in cui vivono”.