Bohemian Rhapsody, Green Book e Roma sbancano i Golden Globes 2019. Il biopic sui Queen, la commedia on the road a sfondo antirazzista, e il racconto al femminile di un Messico in bianco e nero vincono i premi pesanti assegnati dalla Hollywood Foreign Press. Miglior film drammatico risulta così Bohemian Rhapsody, exploit al box office mondiale, ma assai snobbato dai critici, che si porta a casa anche il Globes per la miglior interpretazione maschile in un film drammatico. Rami Malek con il suo mimetico Freddie Mercury ha battuto Bradley Cooper e William Dafoe. “Grazie a Freddie per avermi dato la gioia di una vita. Ti amo, uomo bellissimo”, ha detto Malek emozionato ricevendo il premio. Green Book – in Italia in sala a fine gennaio – è il miglior film commedia/musical, miglior sceneggiatura (Brian Hayes Currie, Nick Vallelonga e Peter Farrelly) e soprattutto fa portare a casa a Mahershala Ali il Globes come miglior attore non protagonista in un film.
Green Book è diretto da Peter Farrelly (Scemo e più scemo, Tutti pazzi per Mary) e racconta la storia vera del rapporto di lavoro sfociato in amicizia tra l’italoamericano del Bronx, Tony Lip (Viggo Mortensen) e il pianista e compositore jazz afroamericano Don Sherley (Mahershala Ali). Quest’ultimo ad inizio anni sessanta inizia un tour di concerti nel Sud degli Stati Uniti e prende Lip come autista e guardaspalle perché oltre un certo confine geografico per Sherley sarà problematico mangiare un boccone o alloggiare in un motel se non in qualche luogo segregato per neri indicato proprio sulla guida “green book”. Anche Alfonso Cuaron non sta a guardare e pone il sigillo di uno dei più potenti nomi hollywoodiani degli ultimi dieci anni anche ai Globes 2019. Roma guadagna un premio apparentemente minore come quello per il film in lingua non inglese, ma ribalta il tavolo del Globes per la miglior regia battendo il favorito Bradley Cooper per A star is born. “Il cinema può abbattere muri e costruire ponti verso altre culture”, ha affermato Cuaron che ha poi ringraziato la sua famiglia e il Messico per l’ispirazione di Roma.
Christian Bale è miglior attore in un film commedia/musical per Vice, il biopic sull’ex vicepresidente Dick Cheney. Nel breve discorso di investitura Bale ha ringraziato “Satana per l’ispirazione” e soprattutto “i truccatori che con le loro protesi hanno reso possibile” la sua vittoria. Olivia Colman vince come miglior attrice in una commedia/musical per The Favourite (al palo la Mary Poppins di Emily Blunt e la magnifica Tully di Charlize Theron), mentre Gleen Close batte Lady Gaga tra le pretendenti per il premio come miglior attrice in un film drammatico per la sua straordinaria interpretazione in The Wife. Detto che Lady Gaga in abito e tintura per capelli azzurro ghiaccio porta a casa il Globe per la miglior canzone originale (Shallow), sia A star is born che Vice, rimangono un po’ gli illustri sconfitti della serata.
Nel settore tv vince, come miglior serie drammatica, The Americans, lo spy thriller della Fox giunto alla sesta stagione; come miglior serie commedia è il trionfo di The Kominsky Method, un prodotto Netflix alla prima stagione che vede protagonista una ex star di Hollywood diventato “coach” di nuovi giovani attori. Il protagonista della serie è Michael Douglas, in splendida forma sul red carpet assieme alla moglie Catherine Zeta-Jones in abito verde mozzafiato, ma soprattutto vincitore del Globe come miglior attore di una serie commedia. La miglior mini serie per la tv è un altro colpo al cuore bistrattato da critica e da non pochi spettatori. The assassination of Gianni Versace, nove episodi per la seconda stagione di American Crime Story della Fox, fa vincere anche il premio come Miglior attore in una miniserie a Darren Criss che interpreta l’assassino del povero Versace, Andrew Cunanan.
Sul fondo i premi alla miglior colonna sonora di un film (First Man a firma di Justin Hurwitz, quello di La La Land) e al miglior film d’animazione, Spider-Man, into a Spider Verse. Mentre tra i candidati per le serie tv segnaliamo la vittoria di Patricia Clarkson come miglior attrice non protagonista in una mini-serie per Sharp Object; Patricia Arquette come miglior attrice in una mini-serie per Escape at Dannemora; e Sandra Oh, miglior attrice in una serie drammatica (Killing Eve) che ha battuto, tra le altre, Julia Roberts, e che novella Fregoli ha dismesso per qualche minuto i panni della presentatrice della serata per ritirare il “suo” Golden Globes.