Hanno tra gli 8 e 14 anni e ogni anno si mandano circa 2mila lettere per raccontarsi i loro mondi. Messaggi che, grazie all'associazione Global friends, partono da Firenze e raggiungono l’Eritrea, il Libano, il Mozambico, il Brasile, il Sahara Occidentale, il Kenya, il Senegal. Il responsabile del progetto Storni: “Aspettare una lettera per un mese e poi riceverla scritta a mano, nella sua busta, con disegni e decori realizzati dal tuo amico di penna, ha un gran valore pedagogico”
“Ciao Felista, quando ho ricevuto la tua lettera mi sono messa a piangere di gioia, ero contenta e commossa, perché ricevere una lettera che viene quasi dall’altra parte del mondo e avere un’amica così preziosa che anche lei sta dall’altra parte del mondo è un’esperienza bellissima”. “Mi piace viaggiare, conoscere altri Paesi principalmente dove stai te. Mi descrivo, sono un po’ bassettina, occhi castani, capelli corti e neri”. “Ciao amico mio, lo conosci Spiderman? Lo festeggiate voi il Natale?”. “Io prego per te, ogni sera, amica lontana”. Sono le parole di Sagrada, Laura, Felista, Josina, Christian, Luca, Rebecca. Si raccontano così i bambini, attraverso domande semplici e sogni scritti a mano su fogli di carta, con i disegnini colorati e i brillantini. Nell’epoca dei social e delle mail che arrivano da una parte all’altra del mondo in pochi secondi, l’associazione Global Friends – nata a Firenze da pochi mesi con lo scopo di promuovere le corrispondenze epistolari tra bambini – ha scelto la via della lentezza per rompere le barriere, combattere il razzismo e mettere in contatto i bambini italiani e quelli che vivono nel Sud del mondo.
“Lavoriamo con i bambini perché sono i migliori maestri, non hanno filtri e pregiudizi e, se li ascoltiamo, possono insegnarci tanto. Vedono il mondo in un modo diverso, ed è il modo giusto”. Ogni corrispondenza espistolare dura circa due anni, durante i quali i bambini si raccontano, si conoscono e gettano le basi per un rapporto che, se coltivato, può anche proseguire e, perché no, durare nel tempo. “L’obiettivo finale è quello di far sì che nell’ultima lettera del progetto i bambini si scambino i propri contatti e continuino a scriversi autonomamente – prosegue Storni – Il sogno, poi, sarebbe che qualcuno intraprendesse un viaggio, magari con la famiglia o con un insegnante, per conoscere dal vivo l’amico di penna”. E in questa storia c’è tutto lo spazio per i sogni e per la cooperazione. Oltre ai fondatori di Global Friends, infatti, sono coinvolti nel progetto anche alcuni operatori e volontari di Ong e associazioni, che operano sia in Italia che nei paesi del Sud del Mondo, e che fanno da garanti e da traduttori, sempre in prima linea anche in Paesi devastati dalla dittatura e dalla guerra. Ogni lettera, scritta in lingua originale, viene tradotta in un secondo momento, per permettere ai bambini di raccontarsi nella maniera più libera possibile e senza filtri. Perché le parole dei bambini raccontano il mondo. E lo rendono un posto migliore.