Un investimento per il futuro. Magari per il possibile salto nazionale. Walter Ricciardi arriva alla corte della Regione Lazio e di Nicola Zingaretti. “Un acquisto per la Champions League più che per il campionato”, ammette qualcuno a via Rosa Raimondi Garibaldi. Dove, nella metafora calcistica, la qualificazione alla “coppa campioni” è rappresentata dalla vittoria al congresso Pd e dal definitivo salto nel palcoscenico nazionale. Per poi chissà, coordinare un’ala di “scienziati” alla corte zingarettiana. Per il momento, l’ex presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – dimessosi in polemica silenziosa con l’attuale Governo e in particolare con la ministra Giulia Grillo – sarà consulente “a titolo gratuito” per l’innovazione e la ricerca della giunta regionale del Lazio, guidata proprio dal principale candidato alla segreteria del Partito Democratico. “Sono onorato che un grande medico e protagonista della scienza italiana metta a disposizione, a titolo gratuito, la propria esperienza e competenza per la nostra comunità”, ha twittato Zingaretti.
Una mossa, come detto, dal profondo significato politico, più che sostanziale. “Il professore si è messo a disposizione poche ore fa, di progetti non si è parlato, seguiranno riunioni operative”, ripetono dalla Regione Lazio. Ricciardi, infatti, svolgerà questa funzione non a tempo pieno, bensì parallelamente alle sue occupazioni principali, fra cui quelle di professore di Igiene all’Università Cattolica di Roma e nell’Executive Board dell’Oms. Va notato che la notizia è stata ufficializzata nel giorno delle polemiche sul presunto dossieraggio operato dalla ministra Grillo nei confronti dei dirigenti del Consiglio Superiore di Sanità e alla vigilia dell’inaugurazione, svoltasi nel pomeriggio, del comitato elettorale per Zingaretti segretario. Una piacevole coincidenza per il governatore, il quale da sempre cerca di dare un’immagine di sé quale “estimatore delle eccellenze nei campi della scienza e cultura” e che da tempo non lesina di prendere con sé manager mandati via o dimessisi dalle amministrazioni pentastellate (su tutti i casi di Daniele Fortini e Stefano Ferrante “fuggiti” dal Campidoglio a cinque stelle).
Il 19 dicembre scorso Ricciardi aveva lasciato la presidenza dell’Iss, formalmente per motivi personali, ufficiosamente per “divergenze su vaccini e assistenza migranti” e su posizioni espresse più che altro dal vicepremier leghista, Matteo Salvini. Pochi giorni prima, però, la senatrice M5S, Paola Taverna – seguita dall’europarlamentare Piernicola Pedicini – aveva presentato un’interrogazione basata sulle rivelazioni contenute nel libro di Giulia Innocenzi, Vacci-Nazione, che chiedeva conto delle omissioni della partecipazione di Ricciardi al comitato degli esperti della rivista Italian Health Policy Brief e del suo ruolo di redattore scientifico della rivista Public Health and Health Policy. Per entrambe le riviste l’editore è la Altis Ops Srl (Ops sta per Omnia Pharma Service), una società che si occupa di piazzare nel miglior modo possibile i prodotti delle case farmaceutiche, passando anche dall’interlocuzione con le autorità sanitarie. “Io ho partecipato a riviste scientifiche, non ho mai fatto lobbying. Neanche sapevo che la casa editrice facesse questa attività”, ha dichiarato qualche giorno dopo Ricciardi.
Il professore, dopo essersi candidato al Senato nel 2013 – senza essere stato eletto – nella lista Con Monti per l’Italia, era stato scelto da Beatrice Lorenzin per l’Iss, dove ha operato un profondo rinnovamento. Il patto con Zingaretti, dunque, potrebbe essere un reciproco investimento, d’immagine (per il governatore) e politico (per lo scienziato). Chi lo conosce bene però, parlando con IlFattoQuotidiano.it, ne critica la scelta: “Un profilo come il suo, al primo governo tecnico sarebbe diventato subito ministro. In questo modo si schiera troppo”. Qualcun altro azzarda: “Conoscendolo, lo ha fatto per ripicca”.