Il tariffario aveva già subito un rincaro nel 2016. L'aumento è dovuto alla gara d'appalto vinta dalla Cir Food nel 2017 che aveva tra i criteri anche l'applicazione dei "Cam": comportano la scelta di materie prime di qualità maggiore. Il questore Federico D'Incà: "Iniziamo l'anno con il piede giusto"
Dieci centesimi in più per il caffè, cinque per una bottiglietta d’acqua e ben 35 per una piadina. I parlamentari, al rientro dalle ferie natalizie, hanno trovato una ‘brutta sorpresa’ alla buvette di Montecitorio: i prezzi aumentati. Il listino del ‘bar’ della Camera, complice la gara d’appalto del servizio ristorazione vinta dalla cooperativa Cir Food, si è ‘allineato’ con il tariffario standard. Così se prima un espresso costava 90 centesimi, ora verrà un euro. Per una coppetta di frutta si dovranno sborsare 2,20 euro, a fronte dei 2 precedenti. In rialzo anche le bottigliette di minerale che da 50 centesimi passano a 55.
“La Camera dei deputati – spiega all’Adnkronos Daniela Fabbi, Communication Manager della società che ha sostituito la vecchia Compass group Italia- ha introdotto per la prima volta nel bando i criteri ambientali minimi, chiedendo l’applicazione dei cosiddetti ‘Cam’. Questo comporta la scelta di categorie merceologiche di maggiore qualità dei prodotti a cui corrisponde un leggero adeguamento dei prezzi, poiché verranno servite molte più materie prime di origine biologica e certificate Dop e Igp”. La Cir Food, specifica la manager, “si è aggiudicata il massimo del punteggio qualitativo con la miglior offerta economica”. Il riferimento è al bando indetto dalla Camera nel settembre 2017 che ha appaltato il servizio ristorazione di Montecitorio per 48 mesi per un totale di 25 milioni e 300 mila euro, come si legge nel documento ufficiale. Nel 2017 la cooperativa, stando all’ultimo bilancio, ha totalizzato ricavi per 660 milioni di euro, un utile netto di 10 milioni e ha prodotto e servito un totale di 100 milioni di pasti.
I parlamentari dovranno dire addio anche al tanto amato aperitivo economico. Un bicchiere di prosecco, accompagnato da patatine, frutta secca e pizzette, costerà 4,40 euro, gli happy hour alcolici 4,95 euro, mentre gli analcolici, come un Crodino, aumenteranno di 30 centesimi, arrivando a 3,80 euro. Neanche la semplice spremuta d’arancia sarà risparmiata: costerà 2,75 euro invece dei 2,50 precedenti. Ma non è tutto. Più ‘salati’ anche i fritti (arancine, schiacciatine rustiche, supplì), che passano a 1,65 euro al pezzo, gettonatissimi tra i deputati. Un trancio di pizza bianca o rossa costerà 1,10 euro. Più care le farcite: una marinara/capricciosa/funghi/ecc. verrà 2,75 euro. Insomma, un 2019 nel segno dei rincari per alcuni prodotti, in vendita a una clientela del tutto particolare, composta esclusivamente da deputati, dipendenti e giornalisti accreditati.
“Iniziamo l’anno con il piede giusto. Nel nuovo appalto che è partito in questi giorni la Camera dei deputati non paga più il canone annuale di gestione per la buvette – ha commentato su Facebook il questore della Camera Federico D’Incà, deputato del Moviemento 5 stelle – Complessivamente l’amministrazione e quindi i cittadini risparmiano euro 189.000 sul totale dell’appalto per la ristorazione interna (compresa la buvette) e ci sono aumenti medi del 10% per le singole voci”. Il deputato bellunese poi prosegue, sottolineando che i prezzi erano fermi al “listino depositato ai tempi della presidenza Fini”. Un lieve aumento, in realtà, era già stato registrato nel 2016, quando il caffè era arrivato a costare 90 centesimi, appunto, e una piadina 3,50. All’epoca era scattato anche l’obbligo di scontrino, una misura che aveva suscitato non poche polemiche tra i ‘portoghesi’ di Montecitorio.