La Dda di Napoli – pm Giuseppe Cimmarotta, procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – ha trasmesso per competenza gli atti alla Procura di Torre Annunziata, non rilevando aggravanti camorristiche intorno a una vicenda che potrebbe riguardare reati di pubblica amministrazione
Qual è “l’atto di riconoscenza” da dividere “in due tranche” intorno al progetto immobiliare finanziario per la riqualificazione dell’ex area Cirio di Castellammare di Stabia e la realizzazione di 330 appartamenti, di cui un terzo per finalità di housing sociale, a cui accenna l’imprenditore stabiese del latte Adolfo Greco in una telefonata con il progettista, Antonio Elefante? E questo passaggio, intercettato il 4 gennaio 2015, è da mettere in relazione con una intercettazione ambientale tra i due del 27 dicembre 2014 nella quale l’ingegnere Elefante si vanta con Greco di aver “conquistato il feeling col commissario… perché quelli non sono abituati a fare certe ‘madonne di cose’, però me lo sono conquistato…”, riferendosi all’architetto Maurizio Biondi, il commissario ad acta nominato nel 2014 dalla Provincia di Napoli che nell’aprile 2016 rilascerà il permesso a costruire in favore della Polgre srl, una delle società di Greco?
Domande che nascono da una parte ancora inedita di informativa della Squadra Mobile di Napoli e del commissariato di Polizia di Castellammare di Stabia. Carte allegate agli atti dell’arresto di Greco, in carcere da un mese, che disegnano uno scenario di corruzione e tangenti intorno al progetto. Una ricostruzione investigativa sulla quale non esistono al momento documenti ostensibili che la confermino o la smentiscano. È una ipotesi. E va valutata come tale, in attesa di ulteriori approfondimenti. Infatti la Dda di Napoli – pm Giuseppe Cimmarotta, procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – ha trasmesso per competenza ‘l’affaire Cirio’ alla Procura di Torre Annunziata, non rilevando aggravanti camorristiche intorno a una vicenda che riguarderebbe presunti reati di pubblica amministrazione.
Ilfattoquotidiano.it ha letto circa quindici pagine di intercettazioni di un capitolo di informativa intitolato ‘il comitato d’affari’: Adolfo Greco (difeso dagli avvocati Vincenzo Maiello e Michele Riggi), il ‘boss delle Cerimonie’ del Grand Hotel La Sonrisa Antonio Polese (scomparso da due anni, era socio di Greco in Polgre srl), il costruttore Giuseppe Passarelli, l’ingegnere Antonio Elefante. Sono gli imprenditori e i tecnici che erano interessati, a vario titolo, alla riqualificazione della ex Cirio. Sulla quale il commissario ad acta Biondi, nominato dalla Provincia di Napoli, retta all’epoca dal presidente Luigi Cesaro e dal vice e poi vicario Antonio Pentangelo, attuali parlamentari di Forza Italia, rilascerà il provvedimento favorevole. Sono pagine che affrontano e descrivono con la viva voce dei protagonisti e con minuzia di particolari il ruolo di Elefante nella vicenda tecnico-amministrativa – la Mobile lo indica come “indiscusso protagonista delle vicende su cui si indaga” – e di mediatore tra i vari soggetti coinvolti. Gli inquirenti gli intercettano le telefonate, gli sms e una mail a Greco. Una lunga lettera, con cui Elefante ricorda “le cose incredibili che abbiamo dovuto fare e che non ti riassumo” per portare avanti il progetto, informa Greco della sostanziale “assenza” di Passarelli negli ultimi due anni dopo la stipula del contratto di permuta con la Polgre srl, e gli chiede di intervenire per spazzare via ogni indecisione e per capire chi è dentro e chi è fuori all’affare. “Questo è il momento in cui io pretendo che le cose vengano chiarite fino in fondo e chi si deve assumere le responsabilità e l’onere delle cose che abbiamo fatto fino a questo momento deve venire fuori”, scrive Elefante alla fine della mail. Poi informerà Passarelli via sms: “Gli ho detto che ti dovevano chiamare per parlarti. Fatti i chiarimenti mi chiamate”. Il costruttore risponderà con un laconico “ok”. Nel tempo si sfilerà del tutto.