“Non abbiamo messo un euro nelle banche. La Camera si muova ad approvare la commissione d’inchiesta”. Luigi Di Maio è intervenuto su Facebook dopo gli attacchi del Pd e alla luce delle critiche sollevate dai senatori M5s Elio Lannutti e Gianluigi Paragone. Ieri sera il governo ha infatti varato un decreto che introduce misure urgenti a sostegno di Banca Carige: l’intervento è stato fortemente contestato dalle opposizioni, con l’ex premier Matteo Renzi in prima fila e i parlamentari dem che hanno annunciato un’interrogazione accusando il premier Conte di conflitto d’interessi sul caso (ricostruzione smentita da Palazzo Chigi). “Quante balle dei giornali, di Renzi e della Boschi”, è stata la replica di Di Maio. “Proprio loro parlano”. E ha poi elencato i dieci punti per smontare quelle che per lui sono false ricostruzioni. Il vicepremier M5s ha quindi chiuso aprendo alla richiesta di Paragone e Lannutti di fare una commissione d’inchiesta: “Ma secondo voi”, è la conclusione, “se stessimo aiutando le banche i media e questi politici falliti continuerebbero a farci la guerra? Svegliaaaaa!!! La Camera dei Deputati si muova ad approvare l’istituzione della commissione di inchiesta sulle banche. Ne vedremo delle belle”, è la conclusione. E ha quindi rivolto un sollecito a Montecitorio, dove la guida è affidata al presidente M5s Roberto Fico e proprio il governo può contare su una larga maggioranza. In mattinata già il leader del Carroccio Matteo Salvini era intervenuto per rispondere alle polemiche: “Abbiamo difeso i risparmiatori”, ha dichiarato. Il leghista e presidente della commissione Bilancio al Senato Alberto Bagnai invece, interrogato dalle telecamere de ilfattoquotidiano.it, ha scelto di non rispondere e ha scelto invece di fare una nota: “Il provvedimento”, ha detto, “interviene su un contesto che il presente governo ha ricevuto in eredità. L’attuale governo è intervenuto con tempestività per evitare, senza espropriare alcun risparmiatore e proseguendo nella sua azione di tutela e valorizzazione del credito locale, che diversi interventi legislativi del Pd hanno sacrificato a beneficio della finanza internazionale”. In difesa del provvedimento invece, si è schierato il sottosegretario del Carroccio ai Trasporti Edoardo Rixi: “Il crollo di questa banca, dopo quanto successo con il ponte Morandi, porterebbe il nordovest al Medioevo”.
Di Maio su Facebook, ha elencato i dieci punti per replicare alle accuse. Al punto uno il fatto che “non un soldo è stato dato alle banche“. Quindi gli altri nove punti: “Abbiamo scritto in una legge che se serve lo Stato potrà garantire nuovi titoli di Stato e potrà ricapitalizzare. Speriamo non serva”. “Se si dovesse usare quella garanzia o se si dovessero mettere soldi pubblici, banca Carige deve diventare di proprietà dello Stato. Ovvero deve essere nazionalizzata”. E “in questo modo non ci sarà nessun regalo ai banchieri e nessun azionista e obbligazionista truffato”. Di Maio continua: “Non sarà come Etruria perché salviamo tutti gli obbligazionisti e correntisti”; “Non sarà come le banche venete perché non la venderemo a due euro dopo averla ripulita dei debiti con i soldi pubblici”. E ancora: “Renzi e la Boschi che fanno le vittime fanno ridere i polli: se avessero fatto come noi non ci sarebbero stati risparmiatori sul lastrico, ma evidentemente ai loro amici e parenti non conveniva”; “Ora vedremo chi è stato a non restituire i soldi a Carige affossandola”; “Ci batteremo in Europa per riformare il sistema di vigilanza bancaria e faremo la separazione tra banche commerciali e d’affari. Cose che nessuno si è mai sognato di fare”. Quindi conclude: “Noi abbiamo messo 1,5 miliardi per i truffati delle banche di cui è responsabile il vecchio governo. Non ci saranno altri truffati“.
Poco prima della pubblicazione del post, Di Maio, che in questo momento è impegnato a Bruxelles in incontri riservati in vista delle Europee, aveva scritto ai suoi per motivare l’intervento e calmare gli animi: “Prima di tutto”, si legge nel messaggio visionato dall’agenzia Adnkronos, “per ora non abbiamo messo un euro nelle banche. Abbiamo solo dato una garanzia in caso di eventuali emissioni di titoli per evitare che succeda quello che è già accaduto con le venete e con Etruria dove azionisti e obbligazionisti hanno perso tutto”. E, sempre il testo, concludeva: “Se dovessimo usare quella garanzia”, è la spiegazione che il vicepremier ha dato ai suoi, “o metterci soldi pubblici, la Banca Carige diventerà dello Stato senza fare regali a nessuno e senza che correntisti e obbligazionisti perdano nulla. È pieno di miei video del passato che dicevano una cosa molto semplice: se lo Stato salva una banca, la banca diventa dello Stato. E così sarà se dovessimo intervenire”.
In mattinata il primo a esporsi era stato il senatore e giornalista Gianluigi Paragone che aveva pubblicato un video sulla pagina Facebook: “Questo caso di Carige non può finire come tutti i casi trattati dai governi precedenti, con una soluzione abbastanza simile”, ha dichiarato. “E’ mai possibile che nessuno nel governo del cambiamento stia chiedendo a Bankitalia di rendere conto delle sue responsabilità? Vogliamo farla questa benedetta commissione d’inchiesta (sulle banche, ndr)? Sarà realmente operativa? Sono incazzato, sono un gilet giallo, non volevamo esserlo?”. Paragone ha chiesto quindi all’esecutivo di essere più duro e quindi seguire la linea del movimento di protesta francese. “Vogliamo essere come i gilet gialli? Allora cominciamo a farlo. Sono incazzato. Dobbiamo dimostrare di essere forti, di essere il governo del cambiamento e di essere vicini alla gente”. Il riferimento in questo caso è però alla Hps di Marnate, in provincia di Varese, dove alcuni dipendenti sono stati licenziati nei giorni di Natale. “E’ un padrone e anche criminale, perché sta giocando sulle pelle dei lavoratori, pensando di fare quello che vuole, soltanto perché è una multinazionale quotata in borsa. Allora chiedo al mio governo: noi contiamo ancora qualcosa? Siamo in grado di dire a questi signori che i tempi dei padroni e delle fabbriche è finito?”. Tra i critici grillini sul caso Carige, c’è appunto anche l’ex presidente Adusbef e ora senatore M5s Lannutti: “Non si possono dare aiuti pubblici senza accertare le responsabilità della Banca d’Italia”, ha detto all’agenzia Adnkronos. Che ha aggiunto: “Questa è una storia che viene da lontano e le responsabilità” della crisi della banca “sono di Bankitalia. Tutti quelli che sono stati nominati sono fiduciari di Bankitalia”. Paragone e Lannutti sono molto influenti dentro il Movimento 5 stelle, soprattutto sulla questione banche che hanno seguito già da prima di entrare in Parlamento.
Per il momento le voci di Lannutti e Paragone rimangono isolate dentro il M5s, anche se sono destinate a creare forte dibattito. “Questo governo, e la maggioranza che lo sostiene, sono fortemente dalla parte dei risparmiatori”, è invece la difesa della capogruppo M5s in commissione finanze del Senato Laura Bottici. “La loro tutela è l’obiettivo del decreto legge relativo a Carige, banca sulla quale da tempo avevamo chiesto la massima attenzione da parte della vigilanza e degli organi preposti drammaticamente mancata. Grazie a noi adesso la banca, a cui è collegata la ripresa di Genova, ha nuovi strumenti per proseguire la sua attività, a partire dalla garanzia pubblica sulle obbligazioni e, solo se servirà, la ricapitalizzazione precauzionale. Da questo punto di vista sono risibili le critiche mosse da Renzi e Boschi, ormai allo sbando dopo essersi fatti sponsorizzare la riforma costituzionale dalla Jp Morgan (banca d’affari Usa, ndr) e aver provato a piazzare a destra e a sinistra la banca di papà in difficoltà, ovvero Etruria”.
Sia chiaro a tutti: è finita l’epoca dello Stato al servizio dei banchieri, degli interessi di pochi, dei politici asserviti che la mattina regalavano soldi pubblici per salvare gli amici banchieri e la sera azzeravano i risparmiatori. È finita quell’epoca, per sempre. #Carige pic.twitter.com/EPL7fOfkGI
— carlo sibilia (@carlosibilia) January 8, 2019