Una multa da 93 milioni di euro ad Enel e una da 16 milioni al gruppo Acea perché hanno “abusato della propria posizione dominante” nei mercati della vendita di energia elettrica in cui offrono i contratti di “maggior tutela”. È il provvedimento adottato dall’Antitrust al termine degli accertamenti svolti dalla Guardia di finanza nell’ambito di un procedimento che ha riguardato anche la valutazione delle condotte del gruppo A2A senza che venissero riscontrati elementi probatori sufficienti per l’accertamento di infrazioni.
Le tre istruttorie erano state avviate nel maggio 2017 e nel corso degli accertamenti, scrive l’Autorità garante per la concorrenza del mercato, è emerso che Enel ed Acea “hanno sfruttato in modo illegittimo prerogative e asset, derivanti dall’essere fornitori di maggior tutela, per realizzare una dichiarata politica di “traghettamento” della clientela già rifornita a condizioni regolate verso contratti a mercato libero“. In sostanza, sia Enel – dal gennaio 2012 ad almeno il maggio di due anni anni fa – che Acea – almeno dal 2014 e fino a tutto il 2017 – hanno “raccolto i consensi privacy dei clienti serviti in maggior tutela ad essere contattati a scopo commerciale e hanno poi utilizzato tali liste “consensate” per formulare agli stessi clienti tutelati offerte mirate, volte a far stipulare loro un contratto sul mercato libero”.
Poiché, scrive l’Antitrust, “nessuno dei concorrenti è in grado di replicare – nelle aree in cui i due gruppi svolgono in esclusiva il servizio di maggior tutela – la descritta operazione, essa risulta illegittima e idonea ad amplificare artificialmente il vantaggio concorrenziale di cui tali gruppi già godono per motivi storico/regolamentari e legati alle caratteristiche della domanda”. Inoltre, sottolinea l’Autorità, il procedimento riguardante Acea ha evidenziato come, nel definire le proprie strategie commerciali, la società “si sia avvalsa anche di una serie di informazioni privilegiate e dettagliate sull’andamento delle quote e sul posizionamento dei concorrenti nelle aree geografiche in cui il gruppo svolge il servizio di distribuzione, fornite dalla società di distribuzione Areti”.
Queste condotte, ad avviso dell’Agcm, “risultano idonee ad alterare le dinamiche competitive nei confronti dei venditori non integrati, che non posseggono le stesse prerogative ma che necessitano anch’essi, per competere, di rivolgersi al bacino della clientela tutelata. Quest’ultima infatti in Italia rappresenta ancora oltre il 60% della clientela domestica e quasi il 50% di quella non domestica in bassa tensione” in base al monitoraggio effettuato da Arera nel 2017.
Inoltre, conclude l’Antitrust, “dal momento che il legislatore, in vista della abolizione della maggior tutela, ha previsto che vengano adottati ‘meccanismi che assicurino la concorrenza e la pluralità di fornitori e di offerte nel libero mercato’, le condotte abusive accertate hanno anche l’effetto di sottrarre illegittimamente all’azione di tali meccanismi la clientela tutelata che in esito alle stesse viene acquisita come clientela sul libero mercato”.
Enel ha diffuso una nota in cui spiega che “ritiene di aver sempre agito nel pieno rispetto delle normative vigenti ed è convinta di poter dimostrare la correttezza del proprio operato dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale al quale farà immediatamente ricorso. Enel ritiene che l’Autorità non abbia preso in considerazione le dettagliate analisi economiche e i dati forniti, che dimostrano inequivocabilmente l’assenza di qualsiasi interferenza con le dinamiche con le quali i clienti decidono di rimanere nel cosiddetto mercato tutelato o di passare nel mercato libero”.