Botta e risposta tra Luigi Di Maio e la ministra francese agli Affari europei Nathalie Loiseau sul sostegno dei 5 stelle ai gilet gialli. Mentre l’Eliseo sceglie di non commentare: “Non vogliamo aggiungere polemiche ad altre polemiche”, dicono fonti interne. “L’interlocutore del presidente Emmanuel Macron è il premier Giuseppe Conte“. In mattinata è stato il leader M5s a rilanciare la polemica, dopo che le sue parole erano state criticate dal titolare del dicastero agli Affari Ue: “Forse si dimentica di quando il suo presidente, Emmanuel Macron, parlando del nostro governo ci aveva paragonato alla lebbra“, ha scritto su Facebook, riportando alcune dichiarazioni del capo di Stato francese: “Li vedete crescere come una lebbra, un po’ ovunque in Europa, in Paesi in cui credevamo fosse impossibile vederli riapparire”. A lui ha risposto direttamente poco dopo la ministra Loiseau: “Ho sentito molte volte il governo italiano chiedere rispetto per il modo in cui governa l’Italia”, ha detto a margine del consiglio Affari generali a Bruxelles. “Credo che questo rispetto sia dovuto a qualsiasi Paese, soprattutto ad un Paese vicino, alleato e amico”. E ha concluso dicendo che parlerà della vicenda con il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Il colloquio informale a Bruxelles effettivamente c’è stato.
In serata è anche intervenuta l’ex portavoce dei gilet gialli Jacline Mouraud che ha appena annunciato l’intenzione di fare un partito: “No alle ingerenze di Di Maio”. “Se devo dirla tutta penso che l’Italia sia l’Italia e la Francia sia la Francia: non siamo lo stesso popolo, penso che quella del vostro vicepremier sia un’ingerenza negli affari interni del nostro Paese”.
Ha cercato invece di restare fuori dallo scontro l’Eliseo. Tanto che le parole di Luigi Di Maio sui gilet gialli sono state definite soprattutto una forma di “comunicazione a fini elettorali interni” dell’Italia, magari rivolta a Matteo Salvini o Alessandro Di Battista, non certo al presidente Emmanuel Macron. “Non vogliamo aggiungere polemiche alle polemiche, non commentiamo, non ne vale la pena”, è stato in sintesi il commento. “Non vogliamo assolutamente reagire, non l’abbiamo fatto sulla manovra o su altri temi, non lo faremo ora”. Anche perché, è la precisazione, “in generale ci atteniamo a una regola semplice: non interferire né commentare la politica interna dei Paesi vicini, sia essa buona o cattiva. Semplicemente cerchiamo di capire. E mi pare che, nel suo messaggio ai gilet gialli, Luigi Di Maio si stesse rivolgendo più a Matteo Salvini o Alessandro Di Battista che al presidente Macron. La prendiamo come una forma di comunicazione elettorale”, magari in vista del voto Ue. “Non contate su di noi per sollevare polemiche, non ne vale la pena. Ci atteniamo a una regola e speriamo che sia reciproca: non interferire negli affari interni degli altri Paesi”, concludono a Parigi. Sul punto ha scelto di non prendere posizione neppure la Commissione europea: “Non facciamo commenti ad altri commenti, tantomeno quando vengono da commentatori professionali”, ma sulla questione dei gilet gialli “la Commissione Ue sostiene il presidente Macron e le autorità francesi, che hanno tutta la nostra fiducia per mettere in opera il programma per cui il presidente è stato eletto”, ha detto il portavoce del presidente Juncker.
Riavvolgendo il nastro del botta e risposta tra il M5s e Parigi, il casus belli è stato il messaggio scritto da Di Maio sul Blog delle Stelle a sostegno dei Gilet gialli, il movimento di protesta francese che sabato si è presentato in piazza per l’ottavo sabato di mobilitazioni. Una presa di posizione netta, con tanto di un’offerta di collaborazione tramite la piattaforma Rousseau, arrivata nel giorno in cui il leader si è radunato con Davide Casaleggio, Alessandro Di Battista e alcuni tra i suoi più fidati collaboratori per discutere, tra le altre cose, del manifesto che presenteranno alle prossime Europee e per cui stanno cercando altri sostenitori a Bruxelles (dove Di Maio sarà l’8 gennaio).
Ai 5 stelle e ai due vicepremier, dopo le parole di Matteo Salvini pro-gilet gialli, ha risposto nella serata di lunedì la ministra agli Affari europei Loiseau: “La Francia non dà lezioni all’Italia”, ha scritto su Twitter. “Che i signori Salvini e Di Maio imparino a fare piazza pulita davanti alla loro porta”. È stata per il momento l’unica risposta da parte del governo francese, mentre il premier Edouard Philippe ha annunciato la linea dura: “Schedatura e sanzioni per chi partecipa a manifestazioni non organizzate”, ha dichiarato al telegiornale delle 20.
La risposta di Di Maio: “Quanta ipocrisia” – “Il popolo francese chiede il cambiamento e un maggiore ascolto delle loro esigenze. Non posso non condividere questi desideri, né penso di dire nulla di offensivo verso i cittadini francesi”, afferma il vicepremier su Facebook in risposta alle dichiarazioni del governo di Parigi sui gilet gialli. “Quanta ipocrisia, aggiunge, ricordando quando nel giugno scorso, nel pieno dello scontro Italia-Francia sul tema migranti, Macron definì i populisti una “lebbra” che sta crescendo “ovunque in Europa”, riferendosi implicitamente al governo Conte e alle sue posizioni a Bruxelles. “È chiaro che qualcosa deve cambiare -conclude Di Maio – è ora di smettere di impoverire l’Africa con politiche colonialiste, che causano ondate migratorie verso l’Europa e che l’Italia si è trovata più volte a dover affrontare da sola“.
Fattori (M5s): “Non siamo gilet gialli” – Marca le distanze dai manifestanti francesi e anche dalla posizione del leader Cinquestelle la senatrice Elena Fattori, in rottura con i pentastellati su alcuni temi a partire dal decreto Sicurezza e oggetto di un procedimento disciplinare per non aver votato in linea con il resto del gruppo M5s. “Ma quali gilet gialli. Noi siamo un’altra cosa. Noi siamo stati e siamo francescani, quelli lì invece sono dei violenti. La nostra è stata una rivoluzione gentile”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. “Noi del M5s non siamo mai stati consultati su questo tema che tra le altre cose è assai complesso” e “se Luigi la pensa così è liberissimo di farlo. Ma io non sono d’accordo“. Quanto all’offerta di utilizzare Rousseau, la senatrice Fattori ricorda a Di Maio che “non è sua la piattaforma ma che è privata”. E aggiunge che “in questa vicenda è poi saltato un altro principio cardine del Movimento”: “Noi ci siamo sempre detti di non prendere mai posizioni su quanto succede all’estero. Infatti, quando venne eletto Macron criticammo aspramente Renzi che fece un endorsement sul presidente francese. Perché abbiamo cambiato idea anche su questo sano principio? Dovremmo essere spettatori silenti e invece…”, conclude Fattori.