“Saviano su Di Maio? Io amo gli intellettuali arrabbiati, ma mi sarebbe piaciuto che lo scrittore avesse dimostrato la stessa rabbia anche coi governi precedenti, nei confronti dei quali lo ricordo un po’ più mansueto”. Così, a Otto e Mezzo (La7), il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, commenta le ultime critiche al fiele dello scrittore Roberto Saviano sul vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, che, nella vicenda della nave Sea Watch, aveva inizialmente annunciato l’ospitalità dell’Italia per le donne e i bambini stranieri.
“Saviano ha le idee molto più chiare di me” – continua Scanzi – “Diciamo che lui non brilla nell’esercizio del dubbio. E’ convinto che questo governo sia il male assoluto e passa le giornate dicendo che Salvini è un buffone, un pagliaccio, un ministro della malavita e che Di Maio è un viscido, un paraculo. Beato lui che ha certezze, da lui espresse in video in cui compare con questa barba lunga da profeta della sventura. Mi fa sovvenire certe volte quel signore che, nel film “Non ci resta che piangere”, appariva a Troisi e gli diceva: “Ricordati che devi morire”. Ecco, io quando vedo Saviano, scrivo: “Mo’ me lo segno””.
E puntualizza: “Uscendo dal personaggio Saviano, lo scrittore non ha tutti i torti su Di Maio. Salvini ha le idee molto chiare: sa benissimo cosa si deve fare e non si deve fare nella sua logica mentale, cioè non fare entrare nessun migrante in Italia. Non ha dubbi e il suo elettorato vuole questo. Di Maio, invece, è in grande difficoltà quando di immigrazione. Lo ha dimostrato giorni fa quando ha affermato che in Italia potranno essere accolti donne e bambini. Ma cosa vuol dire? Smembri le famiglie? Una donna conta più di un ragazzo di 20 anni?”.
Scanzi prosegue: “In realtà, Di Maio era totalmente in difficoltà, perché è il leader di una forza post-ideologica e incasinata che contiene un elettorato di sinistra e un elettorato di destra. E lui deve tenerli insieme. C’è una maggioranza di parlamentari e di elettori M5s che, come Di Maio, la pensano allo stesso modo di Salvini e quindi, tutto sommato, stanno a loro agio in questo governo e anche in questa vicenda. Però poi c’è quel 20-30% di elettori delusi, di Fico, di Nugnes, di Fattori, di Mantero e di tutti i cosiddetti parlamentari 5 Stelle “dissidenti”, che non ne possono più delle prese posizioni Salvini”.
Il giornalista chiosa: “Su Di Maio non userei mai la parola ‘viscido’, ma sicuramente in questi giorni lo sto vedendo in profonda difficoltà”.