“Salvataggio della banca Carige? Invertendo l’ordine degli addendi la somma non cambia. Man mano che si evidenziano delle emergenze, questo governo deve fare come il precedente. L’intervento su Carige è corretto e doveroso, ma non va bene sparare a zero sul governo quando stai all’opposizione”. Così, ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, l’ex magistrato Antonio Di Pietro commenta il caso Carige e aggiunge: “Chi fa opposizione non dovrebbe farla a prescindere, ma guardare quello che è giusto e quello che non è giusto. Ad esempio io il decreto anti-corruzione l’avrei votato. Riguardo a Carige, c’è bisogno di salvare i risparmiatori delle banche ed è giusto che il governo lo faccia. Forse è il caso che, da ora in poi, chi sta al governo non metta due giacchette: quella dell’opposizione e quella del governo. Ora i miei amici 5 Stelle hanno detto che appoggiano i gilet gialli. Ma questi ultimi contrastano il governo, i 5 Stelle, invece, stanno al governo, quindi non sono quelli che giudicano, ma coloro che devono essere giudicati. Rispondano allora su quello che fanno, non dicano quello che si deve fare”.

Di Pietro si sofferma, poi, sul caso della nave Sea Watch: “Salvini dice che nessuna nave entra nei porti italiani. Sul piano prettamente tecnico legislativo sono due le questioni. La prima verte sull’entrata o meno della nave nel porto. Il codice della navigazione prevede che chi decide se una nave deve entrare o no in un porto è, attraverso le autorità portuali, il ministero delle Infrastrutture. Non ci azzecca niente il ministro dell’Interno, che decide invece se i passeggeri devono scendere o no. Toninelli” – continua – “potrebbe dire: ‘Attracchino pure a Palermo, in attesa che in Europa si mettano d’accordo’. Se ci scappa il morto poi succede il finimondo. Se invece li fai attraccare, puoi dare assistenza in condizioni di sicurezza e spendendo molto meno. Anche l’autorità portuale potrebbe decidere autonomamente, non c’è bisogno della firma del ministro”.

Battuta finale sulla protesta dei sindaci contro il decreto Sicurezza griffato Salvini: ” Dal punto di vista umano e politico capisco il problema di coscienza dei sindaci, ma io sono per il principio ‘dura lex sed lex’. Se non ti piace una legge da cittadino e da politico ti opponi, ma da amministratore devi applicarla, se no ogni mattina si alza uno e dice che viola la legge perché non gli piace. Il sindaco ha tutto il diritto di avere un’obiezione di coscienza, ma in quel caso si dimette lui non è che può rifiutarsi di applicare la legge“.

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