Da quando sono al governo Lega e M5s, secondo l’Economist, l’Italia ha perso dodici posti nella classifica globale del “Democracy Index” (Indice della Democrazia): il nostro Paese è infatti sceso dal 21esimo al 33esimo gradino. “Fantastico”, ha replicato Luigi Di Maio su Facebook, “evidentemente hanno un’idea particolare della democrazia, per loro quest’ultima è tale quando il popolo non vota e a governare ci mettono chi piace ai partiti, alle lobby o ai paesi stranieri. Mi dispiace, ma il vento è cambiato! Anzi, preparatevi, perché tra qualche mese soffierà forte in tutta Europa“, ha aggiunto il vicepremier pensando alle prossime elezioni. Ma nel mirino degli analisti sono finiti soprattutto la cultura politica, i diritti civili, la “retorica contro gli stranieri” di Matteo Salvini e il suo decreto Sicurezza, mentre la voce sulla partecipazione politica è tra le poche a crescere.
Nel report si specifica che in ribasso è il voto complessivo assegnato all’Italia, da 7,98 a 7,71 punti. Una valutazione su cui pesano in particolare, scrivono gli analisti dell’Economist, gli effetti di una “disillusione” verso le istituzioni politiche, dai partiti allo stesso Parlamento, che nel 2018 “ha alimentato un sostegno crescente a uomini forti che bypassano le istituzioni”. A penalizzare l’Italia sono appunto il parametro sulla ‘Cultura Politica‘, sceso da 8,13 a 6,88 punti e quello sui ‘Diritti Civili‘, in calo da 8,53 a 8,24 punti. Resta invariato invece quello sul ‘Pluralismo‘ (9,58), mentre è salito quello sulla ‘Partecipazione Politica’ da 7,22 a 7,78 punti.
Le critiche alla Lega – Fiona Mackie, autrice del rapporto, e Agnese Ortolani, analista per l’Ue e l’Italia, sostengono poi che “la disillusione italiana è culminata nella formazione di un governo ‘anti-estabilishment’, che include l’estrema destra anti immigrazione della Lega“. Le maggiori criticità rilevate dalle due analisti si riferiscono infatti al Carroccio: in particolare evidenziano l’utilizzo frequente da parte del vicepremier Matteo Salvini di una “retorica contro gli stranieri che è stata largamente criticata dalle associazioni per i diritti umani”. Nel report si fa poi riferimento ad azioni “in contrasto con la Corte Europea dei Diritti Umani” e alla la decisione della commissaria dell’Onu Michelle Bachelet di inviare osservatori in Italia. “Tutto questo – si legge ancora nel report dell’Economist – contribuisce al rischio di deterioramento delle libertà civili in Italia”. Si parla anche del decreto Sicurezza che – scrivono le analiste – “potrebbe far cessare lo stato di protezione umanitaria per circa 100mila migranti“.
La classifica – In testa al Democracy Index c’è la Norvegia (9,87 punti). Seguono l’Islanda (9,58) e la Svezia (9,39), mentre la Nuova Zelanda (9,26) soffia la quarta posizione alla Danimarca (9,22), ora quinta. Si conferma sesto il Canada (9,15), a pari merito con l’Irlanda (9,15), seguita da Finlandia (9,14) e Australia (9,09). Gli Usa (7,96) sono venticinquesimi e la Corea del Nord ultima (167/a a 1,08 punti). In Europa Occidentale l’Italia scende dal 15esimo al 18esimo posto, superata da Malta (13/a), Spagna (14/a), Portogallo (15/o) Francia (16/a) e Belgio (17/o). Fino alla quattordicesima posizione della Spagna – secondo l’analisi dell’Economist – la democrazia è ‘compiuta‘. Dalla quindicesima del Portogallo alla Grecia (20esima) è definita ‘imperfetta‘, mentre la Turchia, fanalino di coda in Europa, è un ‘regime ibrido‘.