Il mio rapporto con Fernando Aiuti è stato estremamente complesso; dalla fine degli anni 80 e per tutti gli anni 90 io ero il presidente della Lila, la Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids, e Aiuti dell’Anlaids, l’Associazione Nazionale di Lotta all’Aids, le due principali associazioni contro quella che era ritenuta la Peste del Secolo.

Ci univa l’impegno nella lotta all’Aids e la richiesta che i governi italiani, superando falsi moralismi e nonostante l’opposizione di una parte consistente della Chiesa, parlassero esplicitamente del preservativo come lo strumento principale per evitare l’infezione.

Ci divideva la visione complessiva del mondo, lui uomo di destra, io attivista di sinistra.

La sera del 25 giugno 1996 per contestare il “business dell’Aids” con la Lila avevamo organizzato la clamorosa interruzione della diretta Rai “Live Aids” a piazza Navona davanti a 9 milioni di telespettatori denunciando Big Pharma, le multinazionali del farmaco che, proprio in quel momento, rendevano impossibile alle persone sieropositive l’accesso ai nuovi farmaci antiretrovirali salvavita, quali erano allora gli inibitori delle proteasi collocati sul mercato con dei prezzi esorbitanti.

Il professor Aiuti mi denunciò. Fu un processo che durò diversi anni e che si concluse con il ritiro della denuncia da parte dello stesso Aiuti.

La nostra documentata denuncia si riferiva anche agli intrecci tra interessi privati e ruolo pubblico che coinvolgevano una parte significativa dei primari di malattie infettive di allora che intrattenevano inoltre rapporti con le aziende farmaceutiche (La società dell’Aids. La verità su politici, medici, volontari e multinazionali durante l’emergenza Dalai editore, 2001).

Quando in seguito all’evento di piazza Navona ottenemmo che la nuova ministra della Sanità stabilisse l’incompatibilità tra l’essere componente delle Commissione Nazionale Aids e intrattenere contemporaneamente rapporti economici con le aziende che producevano i farmaci anti Aids, Aiuti ed io, ambedue componenti della Commissione, ci ritrovammo, anche in questo caso, su posizioni opposte.

Seguirono tra noi, tra Aiuti ed il sottoscritto, anni di rapporti difficili e conflittuali.

Ma, per uno strano destino, o forse perché ambedue, pur con modalità molto diverse, credevamo profondamente nel nostro impegno scientifico e nei decenni di impegno spesi nella lotta all’Aids, ad un certo punto ci trovammo, a nostra insaputa, uno a fianco dell’altro.

La vicenda è quella del cosiddetto vaccino italiano contro l’Aids, ricerca finanziata dall’Istituto Superiore di Sanità e condotta dalla dottoressa Barbara Ensoli. Il professor Aiuti dirigeva uno dei centri clinici coinvolti nello studio e ad un certo punto denunciò pubblicamente quelle che a suo parere erano delle irregolarità nella conduzione della ricerca. Fu denunciato dalla dottoressa Ensoli ma, dopo vari anni, vinse la causa.

Io, a mia volta, sollecitato da Antonella Comini, una veterinaria ricercatrice che aveva partecipato alle prime fasi della ricerca dalla quale poi era stata allontanata, cominciai a raccogliere del materiale e pubblicai, con Carlo Gnetti, Aids, lo scandalo del vaccino italiano (Feltrinelli, 2012) libro per il quale fui denunciato da un dipendente dell’ISS ma il processo non ebbe nemmeno inizio perché il giudice archiviò la causa.

Interi capitoli di quel libro furono possibili grazie ai documenti che per mesi il professor Aiuti mi fece avere attraverso Antonella Comini che aveva buoni rapporti con ambedue. Durante tutta la stesura del libro Aiuti ed io non ci parlammo mai direttamente. Ma quando lo invitai alla presentazione del libro accettò ed intervenne.

Nel 2014 fummo chiamati insieme a relazionare alla commissione Sanità del Senato proprio sull’ipotetico vaccino italiano contro l’Aids: ricordo ancora lo sguardo stupito dei senatori quando ascoltarono da due persone agli antipodi per orientamento politico, le medesime parole di denuncia e di critica ad una ricerca che ritenevamo uno sperpero di denaro pubblico. Ho sempre pensato che con quell’audizione Aiuti ed io abbiamo fornito una ragione in più al commissariamento dell’ISS avvenuto poco dopo.

Come testimoniano le numerose interviste fatte insieme su Altreconomia (Vaccino italiano anti-AIDS nuovi annunci) negli anni recenti abbiamo continuato a sentirci per scambiarci informazioni sulla vicenda del cosiddetto vaccino italiano sull’Aids, ricerca inspiegabilmente ancora adesso non conclusa.

Oggi che se ne è andato, riconosco ad Aiuti la linearità del suo percorso, molto diverso e talvolta antitetico al mio, ma un percorso intriso di una sua indubbia coerenza che lo ha portato nell’ultimo periodo della sua vita a scontrarsi con quell’establishment politico-sanitario del quale una volta era stato parte. Uno scontro nel quale aveva perso amicizie, rapporti e si era ritrovato isolato dal suo stesso ambiente di provenienza.

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