Sono stati i cittadini di Melissa, in provincia di Crotone, a sentire per primi le urla dei 51 migranti arrivati nelle coste calabresi con una barca a vela che si è incagliata stamattina a pochi metri dalla spiaggia, di fronte a un hotel della frazione Torre. Per salvarli è stata utilizzata un’imbarcazione della struttura alberghiera che ha accolto i disperati mettendo loro a disposizione anche stufe e coperte. Tra i 51 migranti, di etnia curda, ci sono anche sei donne e 4 bambini di cui un neonato che, con la madre, era rimasto intrappolato all’interno della barca a vela. Intorno alle 4 l’imbarcazione si è prima arenata e poi capovolta. Nell’incidente, un migrante non ce l’ha fatta e risulta disperso. Le urla dei naufraghi, che si sono aggrappati allo scafo, hanno svegliato alcuni dei residenti della zona. Sul posto, in pochi minuti, è intervenuto anche il sindaco di Melissa, Gino Murgi, che ha coordinato i soccorsi prima dell’arrivo dei carabinieri e della sezione operativa navale della guardia di finanza.
Mentre i cittadini e il sindaco hanno messo in salvo i primi 49 migranti, udendo il pianto del neonato gli agenti delle fiamme gialle sono intervenuti spingendosi nella risacca marina e hanno tratto in salvo un bimbo di pochi mesi e la madre, imprigionati nella barca e non in grado di uscire senza aiuto esterno. L’intervento dei due militari ha senz’altro evitato rischi alla sopravvivenza del bambino, esposto alle condizioni precarie del tempo e alla bassa temperatura delle acque. Prima di essere trasferiti al Cara “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto, i naufraghi sono stati ristorati dall’albergo e dai cittadini che hanno dimostrato una grande sensibilità portando coperte e ogni genere di conforto. “È stata un’esperienza bruttissima – è stato il commento del sindaco Murgi – vedere tutta quella sofferenza, la disperazione, bambini di uno o due anni nell’acqua, le mamme e i papà che urlavano chiedendo aiuto. Ma allo stesso tempo è stata una pagina di grande umanità quella scritta dai miei concittadini, e da tutti i rappresentanti istituzionali”.
Il primo cittadino di Melissa si è detto “orgoglioso” della sua comunità che “ha dimostrato una grande capacità di esternare il bene e di far trionfare la solidarietà. Di fronte a situazioni come questa emerge l’umanità che si ha dentro. È inimmaginabile girarsi dall’altra parte quando una mamma ti afferra le braccia per chiederti di salvare il suo bambino. Ho visto miei concittadini togliersi il giubbotto per darlo alle persone bagnate e infreddolite. Ma tutti, qui, si sono prodigati al massimo. L’associazione locale ha portato tutti gli indumenti asciutti, gli operatori della Croce rossa hanno distribuito le coperte, quelli del 118 hanno vistato i bambini e li hanno mandati con le loro mamme all’ospedale. Sono orgoglio di come ha funzionato la macchina dei soccorsi e dell’accoglienza, con grande diligenza e professionalità”.
Per tutto il viaggio, che sarà durato giorni se non addirittura settimane, la barca a vela che ha trasportato i migranti curdi non è stata intercettata da nessuna motovedetta delle forze dell’ordine. Fortunatamente si è ribaltata a pochi metri dalla costa calabrese e questo ha consentito ai naufraghi di urlare fino a farsi sentire dai cittadini di Melissa. Grida d’aiuto che, se la tragedia si fosse consumata a largo, sarebbero state inutili.