La Banca europea degli investimenti ha revocato il finanziamento di 80 milioni di euro previsto per il nuovo, inquinante, inceneritore di Firenze, dopo che il Consiglio di Stato ha annullato nei mesi scorsi l’Autorizzazione Unica alla società QThermo – costituita all’uopo dalla multiutility Hera e da Alia spa – a costruire la società di gestione dei rifiuti della piana fiorentina.

A darne notizia sono le Mamme No Inceneritore, da anni impegnate – insieme al Presidio NoInceneritore NoAeroporto e ai movimenti di base – a costruire dal basso, in maniera diffusa e contro i poteri locali, una cultura virtuosa come previsto dalla Strategia Rifiuti Zero.

Ora che il progetto dell’inceneritore ha avuto un definitivo stop legale – e uno enorme economico – le Mamme, e noi con loro, chiedono a Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, di metter mano in tempi rapidi a un nuovo Piano regionale dei rifiuti che escluda l’incenerimento e preveda la riduzione, il riutilizzo, il recupero e il riciclo delle milioni di tonnellate di materiale oggi gettato nei pessimi e anacronistici cassonetti – interrati o all’aria – che affollano le strade toscane.

Servono decisioni politiche e presto, soprattutto per un governatore che asserisce di aver cambiato idea ma che non dà seguito alle sue parole con atti concreti, a partire da un Piano rinnovato. Serve però anche un rinnovamento serio della classe dirigente parastatale, come l’avremmo chiamata una volta. Fa abbastanza rabbia, infatti, la dichiarazione di Giorgio Moretti, presidente di QThermo, rilasciata alle agenzie di stampa appena appresa la notizia. Per lui il finanziamento cassato dalla Banca europea degli investimenti è “irrilevante, era solo opportunità per pagare denaro lo 0,5% meno. Significa un impatto sul costo annuo di circa 300mila euro, un maggior costo di tariffa di conferimento di un massimo del 3-4%: irrilevante”, ribadisce senza fare naturalmente parola di non aver più nessuna autorizzazione a costruire.

Ora però bisognerebbe mettersi nei panni di chi quel 3-4% lo deve pagare sulla cartella dei rifiuti. Persone in difficoltà economica, famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, artigiani, piccoli imprenditori per cui il 3-4% non è certo irrilevante. Soprattutto perché dovrebbero pagare per consentire agli impresari che speculano sui rifiuti di avvelenare ulteriormente con le nuove emissioni di diossina l’aria che respirano nella piana fiorentina.

Una piana, quella che mette insieme Firenze, Prato e Pistoia, inquinata ai livelli più alti registrati nel continente, nonostante il “cancrovalorizzatore” – come lo chiamano i movimenti – resti ancora sulla carta. Per l’Agenzia europea dell’ambiente, infatti, su 4mila aree censite Firenze è la 31esima area più inquinata d’Europa a causa della forte presenza, oltre i limiti di legge, di un gas fortemente irritante e cancerogeno, emesso nei processi di combustione: il biossido d’azoto (NO2).

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