Ci sono norme nella riforma della legittima difesa che rischiano di “legittimare condotte illecite gravi, anche l’omicidio“. E alcuni aspetti del testo presentano il rischio di “profili di illegittimità costituzionale“. La valutazione sul provvedimento, cavallo di battaglia della Lega e indicato da Matteo Salvini come una delle priorità di inizio anno, è del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Francesco Minisci, che ha parlato in audizione davanti alla commissione Giustizia della Camera che sta esaminando la proposta di legge già approvata dal Senato. La stessa commissione ha deciso poi lo slittamento alle ore 16 di venerdì del termine per la presentazione degli emendamenti: saranno esaminati a partire da mercoledì.
A stretto giro è arrivata la replica del ministro dell’Interno nel corso di una diretta Facebook: “Sto facendo il possibile e l’impossibile per garantire sicurezza e leggi più certe, tra cui quella che garantisce il diritto alla legittima difesa, che per quello che mi riguarda è sacrosanto, anche l’Anm dice che è pericolosa e rischia di legittimare l’omicidio”, ha detto Salvini. “Il testo della norma, equilibrato e rispettoso della Costituzione, valorizza lo stato d’animo di chi viene aggredito ed è costretto a difendersi in una situazione di turbamento psicologico – ha replicato in una nota il ministro per la Pa, Giulia Bongiorno – Nulla a che vedere con una licenza ad uccidere”. Già a metà settembre c’era stato un duro scontro tra il vicepremier leghista e Minisci, quando quest’ultimo aveva definito la prima versione del disegno di legge “inutile e dannosa“.
Il pericolo di legittimare l’omicidio – Seppure con il nuovo testo sono venute meno alcune delle “perplessità” già espresse dell’Anm, anche quello attuale “comporta rischi e pericoli“, ha detto Minisci, che ha perciò espresso la “contrarietà” del sindacato delle toghe alla riforma. Tra le norme più “problematiche” e che rischiano di legittimare l’omicidio, Minisci ha indicato il nuovo comma 4 dell’articolo 52 del codice penale che, nell’ambito di una tutela rafforzata per chi reagisce a un’aggressione avvenuta nella sua casa o nel suo negozio, “introduce la presunzione della legittima difesa nella sua interezza anche se il fatto avvenga nelle immediate vicinanze dell’abitazione e del negozio nei confronti di chi agisce per introdursi” . Vuol dire che “se dal balcone vedo un soggetto con armi che sta cercando di forzare il cancello, sparo e lo uccido prima che entri nel giardino e forzi il portone blindato di casa mia, c’è la presunzione di legittima difesa. Ed è una previsione che si presta a usi distorti“.
“La legittima difesa è un istituto imprescindibile, è un principio di civiltà giuridica ineliminabile”, ha premesso Minisci in audizione in commissione Giustizia alla Camera. Ma, ha poi ammonito, “non si può abbandonare il principio di proporzionalità“. Senza quest’ultimo il rischio è appunto quello di legittimare reati più gravi, ha sostenuto il presidente di Anm, come l’omicidio. Inoltre, ha evidenziato, “la tutela rafforzata all’interno di casa propria o nel proprio negozio ce l’abbiamo già dal 2006, quando è stata introdotta la presunzione di proporzione. Le maglie quindi sono state già allargate“. “Si parla di schema alla francese, ma noi ammettiamo la soppressione della vita umana, in Francia si può sparare ma non uccidere”. Dunque, ha aggiunto, “spazi per ulteriori interventi non ve ne sono“.
I possibili profili di incostituzionalità – Secondo il presidente dell’Anm, i profili di incostituzionalità sono legati alla norma sull’eccesso colposo che viene escluso quando vi è un grave turbamento di chi reagisce e al patrocinio a spese dello Stato. Perché sono interventi che riguardano solo la legittima difesa e non anche le altre scriminanti, cioè le altre cause di giustificazione di un reato, che hanno invece tutte “la medesima dignità“.
“Pochi procedimenti, quasi tutti archiviati” – “Nella maggioranza dei pochi casi di cui ci occupiamo, quasi il 100%, noi pm chiediamo l’archiviazione e il gip archivia. In questi casi non c’è alcun processo”, ha sottolineato Minisci, che insiste però sull’importanza che ci sia sempre “la valutazione del caso concreto da parte dell’autorità giudiziaria” e che dunque non vi siano “automatismi“. “Non può bastare la parola dell’aggredito per evitare che inizi un procedimento penale”, ha detto Minisci, spiegando come siano necessari una serie di accertamenti, a cominciare dalle perizie balistiche e dall’ascolto dei testimoni. Poi ha invitato i parlamentari che sostengono la riforma, a dire “pubblicamente che i procedimenti penali devono essere fatti”. E ha sostenuto che questo sarebbe il “primo passo di un messaggio giusto per i cittadini”.