L'intesa raggiunta sul caso delle due ong accende un faro su un fenomeno il più delle volte nascosto dietro le dichiarazioni di facciata: quanti migranti dei quali gli Stati promettono di farsi carico vengono effettivamente redistribuiti? Il botta e risposta tra il ministero dell'Interno e La Valletta e i numeri di cui Palazzo Chigi ha chiesto conto al commissario Avramopoulos restituiscono lo spaccato di una questione molto complessa
L’accordo raggiunto sul caso Sea Watch accende un faro su un fenomeno il più delle volte nascosto dietro le dichiarazioni di facciata dei Paesi Ue: quanti migranti dei quali gli Stati promettono di farsi carico vengono effettivamente redistribuiti? I governi mantengono le promesse? Le accuse rivolte nelle ultime ore dal ministero dell’Interno a Malta e i numeri di cui Palazzo Chigi ha chiesto conto al commissario Avramopoulos restituiscono lo spaccato di una questione molto complessa.
“L’estate scorsa i Paesi europei si erano impegnati a prendere 650 migranti sbarcati in Italia, ma solo 150 sono stati effettivamente redistribuiti”, ha ricordato Matteo Salvini mercoledì. A cosa si riferiva il ministro? Il 16 luglio 477 persone erano sbarcate a Pozzallo da nave Protector (Frontex) e Monte Sperone (Guardia di Finanza). Il 26 agosto ne erano scesi 177 a Catania dalla nave Diciotti della Guardia costiera. In una nota diramata in serata il ministero dell’Interno ha ricordato che per quanto riguarda lo sbarco di Pozzallo gli accordi a livello europeo prevedevano che Germania, Portogallo, Spagna, Malta e Francia avrebbero dovuto accogliere 50 persone, mentre l’Irlanda 20, per un totale di 270. Ma i trasferimenti effettivi, secondo il Viminale, sono stati 129: 23 persone sono andate in Germania, 50 in Francia (unico paese che ha preso tutta la quota prevista), 19 in Portogallo, 16 in Irlanda, 21 in Spagna e nessuno a Malta.
Che oggi ha replicato all’accusa: “Quando gli esperti italiani e maltesi si sono riuniti per decidere le modalità di attuazione di questi impegni – si legge in una note dalla Valletta – si è convenuto che poiché entrambi i paesi si erano reciprocamente impegnati a trasferire ed accogliere lo stesso numero di migranti e poiché tali migranti avevano già dovuto affrontare una traversata e un salvataggio difficile, anziché effettuare uno scambio, ognuno dei due paesi avrebbe mantenuto 50 migranti sul proprio territorio, rispettando le rispettive quote senza effettuare concretamente lo scambio”. Pertanto La Valletta “ha trattenuto i 50 dalla Lifeline che avrebbero dovuto essere trasferiti in Italia e l’Italia ne ha trattenuti 50 dal caso di Pozzallo che avrebbe dovuto essere trasferiti a Malta”.
Nella tarda serata di mercoledì, poi, il governo apriva un secondo fronte, questa volta con Bruxelles. Giuseppe Conte, facevano sapere fonti del governo, “chiederà un incontro al commissario europeo Avramopoulos per far eseguire la ricollocazione degli oltre 200 migranti che da agosto l’Italia aspetta che siano accolti dalla Germania, Olanda e altri 7 paesi europei che non hanno dato seguito agli impegni”.
Oggi la portavoce della Commissione per le Migrazioni Natasha Bertaud ha confermato la disponibilità di Avramopoulos al faccia a faccia e ha puntualizzato sui numeri diffusi da Palazzo Chigi. “A quanto ci risulta, dei 220 ricollocamenti promessi molti sono già stati effettuati – ha aggiunto la portavoce – C’è un certo numero di casi pendenti, che vanno attribuiti a diversi motivi, compresa, in alcuni casi, l’irreperibilità del richiedente e, in un ristretto numero di casi, ragioni di sicurezza”.