Nei suoi primi due anni di mandato, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto chiudere più centrali a carbone di quante ne avesse fatte dismettere il suo predecessore, Obama, in quattro anni. Ma questo non è bastato a tenere a bada le emissioni di CO2, che nel 2018 sono cresciute del 3,4% rispetto all’anno precedente.
A rivelarlo è lo studio indipendente “Preliminary US Emissions Estimates 2018” dell’istituto di ricerca Rhodium Group, che si è fondato sulle statistiche ufficiali del governo riguardanti il consumo dei combustibili fossili e la produzione di energia elettrica. Stando ai numeri della ricerca, si tratterebbe dell’aumento più significativo di CO2 registrato dal 2010.
Tra gennaio e ottobre scorsi, però, la produzione di energia da centrali a carbone è notevolmente scesa, nonostante la rinuncia “trumpiana” alla legislazione che limitava le emissioni di gas serra delle stesse centrali, e a dispetto anche di tutte le promesse che il tycoon aveva fatto ai minatori, promuovendo le sue politiche con lo slogan “Trump digs coal”. Per ovviare al deficit di carbone, il presidente americano ha deciso di virare soprattutto verso il gas naturale, che in termini di CO2 è meno pericoloso rispetto al carbone; nel 2018 è stata registrata una massiccia esportazione di GNL, tanto che secondo gli esperti, quest’anno gli Stati Uniti potrebbero piazzarsi al terzo posto dopo gli altri due grandi esportatori, Qatar e Australia.
La ricerca del Rhodium Group sottolinea intanto come a rendere critica la situazione siano stati i settori di industria, trasporti e immobiliare. A registrare la performance peggiore, però, quello dei trasporti, aerei e autostradali: da tre anni, negli Stati Uniti, è il consumo di carburanti per i mezzi di spostamento che innalza le emissioni nell’atmosfera. E mentre in Italia il diesel è andato a picco nelle vendite totali del 2018, in America questo ha visto aumentare la domanda, che per gli autotrasporti e i trasporti aerei è salita al +3,1% in un caso e +3% nell’altro; i dati di vendite sulla benzina, al contrario, hanno riportato un calo modesto.
In realtà la CO2 rappresenta i tre quarti delle emissioni totali di gas ad effetto serra, e per avere un quadro più completo della situazione si dovranno attendere i risultati del report dell’Epa (l’agenzia americana per l’ambiente) che non arriveranno prima del 2020. Ma questi primi numeri allarmanti sono già il frutto di scelte poco sostenibili intraprese dall’amministrazione Trump, seppure da un altro lato rispecchino una ripresa dell’economia statunitense. Intanto, il rapporto del Rhodium Gruoup ammonisce: “gli Stati Uniti erano già fuori strada nel rispettare gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Il divario si farà ancora più ampio nel 2019”.