Il 9 gennaio a Manfredonia e a Cerignola, due grossi centri del foggiano, si sono insediate le commissioni di indagine inviate dal prefetto di Foggia. Hanno il compito di valutare se gli amministratori comunali delle due città hanno contatti concreti con la criminalità organizzata. Perché se un assessore o un sindaco frequentano o hanno rapporti amichevoli con dei mafiosi, è chiaro che quei rapporti incidono sulle scelte politiche e amministrative del comune. Perché quello che in sostanza un mafioso cerca dalla politica è un vantaggio, per sé e per i propri affiliati, ottenuto attraverso gli atti con cui la politica si esprime: concessioni, licenze, soprattutto appalti di opere pubbliche.
Un esempio chiarisce le cose. Quante volte ci siamo detti: “Ma a cosa diavolo serve questa stazione ferroviaria in un posto dove il treno non lo prende mai nessuno”? La risposta più vicina alla verità è: perché forse in quel comune c’è un sindaco che, forse ricattato o per contiguità con un esponente della criminalità organizzata, ha appaltato a un’azienda gestita dal prestanome del boss un’opera inutile, ma che farà entrare nelle casse del clan un bel gruzzolo. Quando le commissioni di indagine, anzi le “Commissioni di accesso”, si insediano in un comune, spulciano migliaia di documenti per capire se l’attività degli organi comunali sia stata o meno condizionata dalla criminalità organizzata. Se le indagini porteranno a un “sì”, il Consiglio dei ministri delibererà lo scioglimento del comune, attuato con un decreto del Capo dello Stato. Non serve che agli amministratori vengano contestati dei reati, perché lo scioglimento è un atto di alta discrezionalità, quindi rimesso quasi totalmente alla volontà delle autorità preposte al controllo. Basta solo un indizio per procedere, cosa che in un territorio di mafia non è difficile da trovare.
Le commissioni però non hanno un compito facile. Cerignola ha 58.600 abitanti, è un importante centro agricolo e, nell’ottica criminale, ha la sconcertante tradizione di essere una vera fucina di agguerriti rapinatori dediti ad assalti stile commandos a blindati portavalori in tutto il territorio nazionale. Sono rapinatori uniti in bande e le bande sono unite in clan diretti da cervelli lontani dalla Puglia.
Manfredonia ha 56.900 abitanti ed è la “capitale” del Gargano, un promontorio esteso quanto l‘intero Salento. Il Gargano ha una particolarità: da un lato le sue coste magnifiche lo hanno incoronato come una delle prime sei località balneari del Paese, dall’altro sul suo territorio operano clan mafiosi dediti a estorsioni ai siti turistici e a omicidi eclatanti commessi con Ak47 o facendo sparire gente scomoda, le tristemente famose “lupare bianche”. Controllare due comuni così non sarà facile, per i componenti delle commissioni di indagine, composte da funzionari della Prefettura e della Polizia di Stato, nonché da ufficiali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Funziona così. I tre commissari si presentano una mattina in Comune e chiedono del sindaco, che è del tutto ignaro di quello che sta accadendo. Dopo avergli dato la “triste” notizia, si insediano bloccando l’attività amministrativa, se non per l’ordinaria amministrazione, che da quel momento passa – per il trascorso e il futuro – sotto il controllo dello Stato. Sembra la trama de Gli Intoccabili di Brian De Palma, ma è realtà. Non è la prima volta, comunque, che questo avviene nella provincia di Foggia. Sono già stati sciolti per mafia, nell’estate del 2015 e nel marzo 2018, i comuni di Monte Sant’Angelo e Mattinata, e già da allora su Cerignola e Manfredonia c’era il focus delle autorità.
Il prefetto oggi in carica, continuando l’opera dei suoi predecessori, ha ritenuto, sulla base di atti investigativi delle forze dell’ordine e della magistratura, di mandare le sue task force a sbirciare nelle carte di altri due comuni in odore di mafia. Tutto ovviamente concordato con il ministro dell’Interno. In questo modo, il territorio della Quarta Mafia, quella che oggi ammazza più di tutte e di cui l’opinione pubblica non sa praticamente niente, è così sempre più controllato, in attesa che i media suonino finalmente l’allarme alla politica, che sulla criminalità organizzata sonnecchia da tempo. Prima che le tre mafie del foggiano (oltre a quelle garganica e cerignolana, c’è anche la “Società” foggiana, forse la più pericolosa) si uniscano e diventino l’ennesimo grave problema che “si poteva” affrontare e sconfiggere in tempo.