Il simbolo del Pd “non è un dogma” e quindi non è detto che compaia sulla scheda per le elezioni Europee di maggio dove i dem dovrebbero presentarsi con una lista “unitaria e aperta” di forze europeiste. Il là alla possibilità lo dà Nicola Zingaretti, favorito alle primarie, e l’idea non dispiace né a Carlo Calenda, pronto a candidarsi se il Partito Democratico dovesse andare verso una lista aperta, né a Matteo Richetti, propostosi e poi ritiratosi dalla corsa a segretario dove ora sostiene Maurizio Martina. Che però smorza: “Per me è un patrimonio di cui andare orgogliosi. Esprime l’impegno di migliaia di persone che si battono per un’Italia più giusta. Il punto non è rinunciarvi ma metterlo al servizio insieme ad altri per una grande battaglia per la nuova Europa contro i nazionalpopulisti di casa nostra”.
“Tanto i valori li hanno traditi da un pezzo”, risponde chi quel simbolo lo ha creato ai tempi della fondazione di Walter Veltroni. La P verde e la D bianca, quindi, corrono il rischio di scomparire dalla scheda. All’apparenza senza grande rammarico da parte di chi tra due mesi potrebbe essere alla guida del partito: “Non è un dogma, ma questo poi lo decideremo”, dice Zingaretti in un’intervista a Il Messaggero aprendo il dibattito che sembra in realtà già a buon punto. Anche perché il governatore del Lazio e candidato alla segreteria del partito dice chiaramente che per le Europee “dovremo costruire una nuova piattaforma per cambiare l’Europa”. Secondo Zingaretti, “serve una lista forte, unitaria e aperta: dobbiamo aprirci e allargarci, aggregare forze culturali, economiche e sociali per dare un’idea che c’è un’Europa da rifondare”. “Loro – dice riferendosi ai leghisti – vogliono picconare l’Europa, noi rifondarla”. Il ruolo del Pd? “Promotore” di una lista ampia, “con il protagonismo degli intellettuali del mondo della ricerca e della scuola, del mondo del lavoro, dei giovani e dell’associazionismo”.
La proposta non trova le porte sbarrate nel partito, anzi. Per Matteo Richetti affrontare il tema del simbolo del Pd è una naturale conseguenza della necessità di “allargare” il partito, un’opportunità sulla quale “abbiamo già dato ampia disponibilità”, dice. “Come con l’Ulivo nel dare forma alla coalizione ci fu una gradualità anche rispetto alla presenza dei partiti, credo si possa immaginare un simbolo nuovo che contenga le forze politiche che lo compongono ma non solo, anche movimenti e dinamiche associative”, spiega precisando che il simbolo “va di pari passo con il progetto: se il progetto è nuovo e ampio sarebbe improbabile pensare a non modificare e innovare la forma oltre che la sostanza”.
Una necessità che trova concorde l’ex ministro dello Sviluppo economico, Calenda, che vede nella proposta di Zingaretti un passo verso quel Fronte Repubblicano più volte auspicato e si dice disponibile a una candidatura in una lista allargata, senza il simbolo del Partito Democratico: “Rispondo di sì, ma al momento – sottolinea l’ex ministro – non voglio dire di più. La questione se insieme al nome delle lista, rimangano o meno i simboli dei partiti che la comporranno non mi appassiona. L’importante è che ci sia una lista unitaria di forze europeiste“.
Segnali di apertura anche da sinistra. Apprezzamento alle parole di Zingaretti esprime Laura Boldrini parla di una “prospettiva sulla quale io stessa sto lavorando da mesi perché sono convinta che per suscitare interesse e partecipazione, soprattutto dei giovani, serva presentarsi alle prossime elezioni europee con una proposta inedita e innovativa, senza simboli di partito, nella quale si riconoscano le tante realtà sociali che negli ultimi anni non si sono più sentite rappresentate dalle forze progressiste“. Il voto del 26 maggio, aggiunge l’ex presidente della Caemra, sarà “determinante per il futuro” perché “si confronteranno due visioni alternative di società per l’Italia e per l’Europa”. Quindi, conclude, “soltanto unendo le forze e aprendo alle migliori energie della nostra società sarà possibile contrastare la deriva nazionalista e costruire il progetto di un’Europa nuova“.