“Sono molto preoccupato per tua madre”.
Così mi diceva.
E io non capivo.
Cioè, capivo ma non al 100%.
Forse non arrivavo neanche al 60%.
Visite geriatriche, controlli di routine e blandi referti, ma la malattia è arrivata, you welcome!
Come capita nelle migliori famiglie, il più sano di mente si è ammala più gravemente degli altri, aggiungi a questo l’età avanzata e un corpo che ti dice “ecco il conto”.

Poi la morte.
Non improvvisa, ma lenta, senza sofferenza, naturale come dovrebbe essere il fine vita arrivati a una certa età, quell’età che anche se ti senti giovane dentro, al corpo non gliene frega niente.
La biologia non fa sconti.

Questo più di quattro anni fa.
E la vita continua.
Così è andata è così sempre andrà.
“Sono molto preoccupato per tua madre”, diceva.
Ora finalmente l’ho capito.
“Demenza senile di grado severo” così c’è scritto adesso sui fascicoli sanitari e così si va avanti, ovviamente male.
Non si sa fino a quando, ma si andrà avanti così e così sempre sarà, anzi andrà pure peggio.
Nessuna illusione.

La demenza senile non regala speranze, ma come ben sapete, una malattia grave vale l’altra, non importa quale sia e non importa neppure l’età, il risultato è sempre il medesimo: famiglie abbandonate a loro stesse, ognuna nel suo viaggio, ognuna persa dentro i fatti suoi.
E si va avanti, finché ci si riesce.
Chi non ce la fa finisce male, è il caso del signor Paolo Casolari di 80 anni che ieri ha ucciso la moglie Luisa Minghè di 74 anni malata di demenza senile, poi si è sparato col fucile. È il caso del signor Paolo Palmonari di 93 anni che a novembre ha ucciso la moglie Anna Bertuzzi di 91 anni, poi si è buttato dalla finestra.
Non ce la facevano più.
E nessuno se n’è accorto.
In sottofondo la solitudine totale di una popolazione che invecchia nell’invisibilità totale, un esercito di sconfitti con poco appeal, un’emorragia di dolore inarrestabile nascosta sotto a un tappeto sempre più gonfio di orrore.

Cominciamo a farci caso, prima che sia troppo tardi. “Aiutiamoli a casa loro”, magari sono i nostri dirimpettai.

P.s. Oggi mi andava di raccontarvi #unpodicazzimiei, ma non fateci l’abitudine. Un po’ di attenzione per questo genere di invisibili, almeno per 24 ore (che è il massimo che si può pretendere dai social). Buona giornata!

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