Dopo i fatti denunciati a Cassino, Roma e Ariccia, diverse associazioni chiedono di introdurre le riprese video negli asili e nelle strutture che si occupano di anziani e disabili. Ma il testo, approvato a ottobre dalla Camera, è bloccato a Palazzo Madama, come era già successo nella precedente legislatura. E ci sarà ancora tanto da discutere, perché così com'è la norma non prevede l'obbligo, solo la facoltà
È accaduto di nuovo. La polizia di Cassino (Frosinone) ha denunciato due maestre di una scuola d’infanzia, di 54 e 63 anni accusate di maltrattamenti continuati nei confronti di bambini. Il tutto mentre nel quartiere Magliana, nella Capitale, un’altra maestra è stata sospesa. Questo a poche ore dalla vicenda che riguarda un asilo di Ariccia, alle porte della Capitale dove, stando alle intercettazioni ambientali e alle riprese video, tre maestre e una collaboratrice scolastica avrebbero strattonato, colpito alla testa e insultato i bambini, tutti dai tre ai cinque anni. Nei giorni scorsi, proprio mentre i media parlavano dell’asilo di Ariccia, in commissione Affari costituzionali del Senato riprendeva la discussione sulla proposta di legge per introdurre la videosorveglianza negli asili e nelle strutture socio assistenziali che si occupano di anziani e disabili. Dietro la mancata approvazione di una norma che si invoca da anni ci sono ritardi, un iter che sembrava essere in dirittura d’arrivo ma che è ripartito da zero con la nuova legislatura e ancora tanti dubbi. Perché il testo al vaglio del Senato, a detta di chi l’ha firmato, risulta ancora troppo “blando”.
GLI ULTIMI CASI – E intanto i casi di cronaca continuano ad aumentare. Nei confronti delle due maestre di Cassino il gip Salvatore Scalera ha emesso un provvedimento cautelare di interdizione dall’esercizio della professione per un anno. La polizia ha iniziato a indagare dopo il racconto dei genitori di un bambino. Le due maestre avrebbero avuto, quasi quotidianamente, comportamenti violenti, spintonando, strattonando, trascinando con forza gli alunni e, in alcuni casi, schiaffeggiandoli alla testa e costringendoli anche a rimanere con il capo riverso sul banco. Ci sarebbero state anche minacce verbali. “Ti faccio cadere tutti i denti”, “ti faccio sputare io per terra, animale”, “se fai cadere l’acqua è meglio che ti scavi la fossa”, “adesso vado a prendere la corda e ti lego con la corda sulla sedia” sarebbero alcune delle frasi pronunciate. Maltrattava abitualmente i bambini, tra i 3 e i 5 anni, umiliandoli con “vessazioni psicologiche e fisiche” anche la maestra di una scuola d’infanzia comunale, nel quartiere della Magliana a Roma. Dalle immagini delle telecamere installate durante le indagini e le intercettazioni, è emerso che la donna sculacciava e schiaffeggiava gli alunni oltre a rimproverare i bambini e a utilizzare punizioni mortificanti.
GLI APPELLI DI MOIGE E SAVE THE CHILDREN – Nelle ore successive al caso di Ariccia sono intervenute diverse associazioni. “Da anni – ha detto Antonio Affinita, direttore generale del Moige (Movimento italiano genitori) – ci battiamo per l’installazione di strumenti di deterrenza, come le telecamere di sorveglianza in tutte le strutture che entrano in contatto con i minori o i disabili, al fine di tutelare la loro salute e, soprattutto, azzerare i tempi delle indagini qualora vi fossero abusi e violenze”. Il Moige ha chiesto al Parlamento e al Governo “di adottare con urgenza un provvedimento che intervenga sul contrasto e sulla prevenzione degli abusi in modo concreto ed efficace, attraverso l’installazione di telecamere a circuito chiuso in tutte le aule, con immagini a disposizione dell’Autorità giudiziaria solo nel caso di denuncia”.
Ma la questione non si riduce all’utilizzo della videosorveglianza. Il movimento dei genitori sottolinea anche “la necessità di intervenire sulla selezione e la formazione degli educatori, prevedere un diverso e più selettivo reclutamento del personale che tenga conto e si allinei ai parametri europei e introducendo verifiche periodiche sull’idoneità acquisita da parte degli educatori e degli operatori ma anche e soprattutto sulla qualità dei servizi erogati dalle varie strutture”. Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, parla di un sistema di tutela per prevenire o quantomeno ridurre al minimo i rischi, “un sistema che abbia al centro un ‘patto per l’educazione positiva’ che coinvolga tutti gli adulti a contatto con i minori, al fine di evitare ogni forma di comportamento degradante verso i bambini e le bambine. In Italia – aggiunge – esistono già esempi di questo tipo, ma non possono rimanere casi isolati”. Sul caso dell’asilo nido è intervenuto anche il presidente del Codacons Carlo Rienzi, domandandosi “che fine abbia fatto la proposta di legge sulla videosorveglianza negli asili approvata in larga maggioranza alla Camera e che risulta ferma da molti mesi al Senato”.
LA PROPOSTA DI LEGGE, TRA RITARDI E OSTACOLI – A ricordare l’iter tortuoso di quella proposta in un post sul suo blog è stata Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia, ricordando quanto accaduto nella scorsa legislatura. “Abbiamo presentato una proposta di legge per introdurre la videosorveglianza negli asili e nelle strutture socio assistenziali che si occupano di anziani e disabili” ha scritto, sottolineando che “il provvedimento è stato purtroppo approvato solamente alla Camera, non avendo trovato nella maggioranza la giusta sensibilità in grado di accelerarne l’iter in Senato per l’approvazione definitiva”. Con l’insediamento delle nuove Camere, però, è stata nuovamente presentata una proposta di legge, a prima firma Annagrazia Calabria di Forza Italia. Il testo, che cerca di mettere insieme le 13 proposte presentate in Parlamento nel corso degli ultimi anni è stato approvato a ottobre scorso a Montecitorio, ma ora deve fare i conti con la prova del nove, ossia il passaggio in Senato, dove già nel 2016 si era arenato.
I LIMITI DEL TESTO – Nei giorni scorsi è ripresa la discussione in commissione Affari costituzionali al Senato. E ci sarà tanto da discutere. “Purtroppo – spiega Gabriella Giammanco, relatrice del provvedimento e vicepresidente del Gruppo Forza Italia a Palazzo Madama – rispetto al testo che nel 2016 avevo contribuito a far approvare alla Camera, quello attuale risulta più blando, troppi sono i passaggi e le autorizzazioni necessarie affinché si possano installare sistemi di videosorveglianza nelle strutture pubbliche”. Il testo, infatti, non obbliga queste strutture a installare le videocamere ma concede loro solo la libera facoltà di poterlo fare. “Inoltre – continua la senatrice – non stanzia risorse sufficienti a tale scopo e prevede un meccanismo, lungo e farraginoso, di autorizzazioni, in primis da parte dei sindacati, in mancanza delle quali l’installazione di tali sistemi non sarà possibile”. Questo significa che “se si incepperà un passaggio si bloccherà tutto”. Per il momento la commissione Affari costituzionali ha deciso di aprire una fase di audizioni per approfondire la questione “ed, eventualmente – ha spiegato la relatrice del provvedimento – proporre correzioni migliorative al testo, per renderlo realmente efficace e per dare una risposta reale alle tante famiglie che ci chiedono un intervento concreto”.