NON CI RESTA CHE IL CRIMINE di Massimiliano Bruno. Con Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Gianmarco Tognazzi. Italia 2018. Durata: 102’. Voto: 1,5/5 (AMP)
“Pijamose Roma” recita la scritta sull’accendino/gadget di tre nullafacenti stanziati a Trastevere pronti ad attivare “l’idea del secolo”: farsi ciceroni turistici del “Tur di Roma Criminale”, sì “tur” scritto così. Abbigliati da membri della Banda della Magliana, i tre indebitati si scoprono ben presto in un buco nero che li conduce proprio in quell’estate del 1982 che fu letale per De Pedis e co. Per quanto apparentemente appetitoso, il soggetto ha ben poco di originale, a partire dal calembour che gioca col classico Non ci resta che piangere da cui l’aspettativa di un viaggio nel tempo. L’enfasi del deja-vuu cresce con tutti i cliché legati all’indigestione narrativa sulla mala capitolina da Romanzo criminale in poi, arricchita – infine – con una scrittura confusa e un cast ipercinetico, anche quando non necessario. La struttura (vecchia) non regge, le risate (in)sorgono solo per ovvi macchiettismi e naturale simpatia degli attori, ma non certo per i loro personaggi, bolliti e scontati.