I soldi lanciati dai turisti nella Fontana di Trevi? Da impiegare per il restauro e la conservazione degli altri monumenti romani. E non più alla Caritas Diocesana, cui il 28 dicembre è stato prorogato l’accordo già in essere per soli altri tre mesi, fino al primo aprile. E’ questo l’obiettivo cui da un anno e mezzo, non senza difficoltà, la Giunta capitolina sta mirando lavorando sottotraccia, fra i malumori interni e le proteste del Vaticano. Già, perché il milione di euro in monetine che ogni anno i visitatori lanciano dando le spalle alla celebre fontana settecentesca di Nicola Salvi e Giuseppe Pannini, con la speranza di tornare nella Città Eterna insieme alla persona amata, dal 2001 finisce nelle casse della Caritas Diocesana, per via di una convenzione fra il Comune di Roma e la Cei. L’organizzazione ecclesiastica impiega quei soldi per vari “servizi sociali” sul territorio, come l’accoglienza dei senzatetto e l’assistenza alle famiglie bisognose. Una destinazione concordata all’epoca con il sindaco Francesco Rutelli, tenendo conto anche del fatto che molti clochard di notte si tuffavano nella fontana a caccia delle preziose monetine.

Ma i tempi cambiano e ora un milione di euro fanno gola. Specie in un settore, come quello dei beni culturali, cui da anni i governi di ogni colore tagliano costantemente risorse. L’idea è quella di destinare una consistente parte di quell’importo agli altri monumenti cittadini, per molti dei quali i fondi della Sovrintendenza comunale sono praticamente a zero. Chiese, statue, fontane e opere fruibili da tutti che devono essere restaurate e conservate. “Resterebbe comunque una consistente parte dei fondi da destinare ai progetti sociali, per i quali il Comune già collabora con la Caritas Diocesana”, spiegano fonti del Campidoglio. “Stiamo ragionando in tutte le direzioni, cercheremo di trovare la soluzione più condivisa possibile”, afferma Maria Agnese Catini, presidente della Commissione capitolina Politiche Sociali.

Ma quei soldi sono davvero del Comune di Roma? In ambiente vaticano molti non ne sono convinti, ma in realtà gli atti fin qui prodotti sembrano dare ragione al Campidoglio. Con la delibera 140 del 27 aprile 2011, la Giunta Alemanno fu costretta a riaffermare che le monetine erano proprietà del Comune di Roma, non per sfavorire l’organismo ecclesiastico – cui fu rinnovata la convenzione – bensì per poter perseguire attraverso la Polizia Locale chiunque si calasse in acqua per rubare i “desideri” dei visitatori custoditi dalla fontana. Nel 2014, tuttavia, la Ragioneria generale pose il problema della contabilizzazione di questi soldi: se sono di proprietà del Campidoglio, devono prima entrare nel bilancio capitolino e poi, semmai, versate alla Caritas. Ma con quale strumento? Un rebus tutto burocratico al quale, dopo 4 anni, i tecnici non sono ancora venuti a capo. Così, la convenzione è stata prima prorogata nell’aprile del 2015 per 2 anni, e poi di 6 mesi in 6 mesi fino alla fine del 2018. Il 28 dicembre scorso, l’ultimo atto della Giunta capitolina – una memoria firmata anche da Virginia Raggi – che diminuisce a 3 i mesi di proroga. Così la prossima puntata della telenovela andrà verosimilmente in onda a fine marzo. Sempre che i tecnici capitolini non siano in grado di sbrogliare prima la matassa.

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